matteo renzi gioca ai videogame

UN BULLETTO SOLO ALLO SBANDO! NON SOLO NELLA MINORANZA, MA ANCHE IN SETTORI DELLA MAGGIORANZA PD C'È LA VOGLIA DI ARCHIVIARE IL PRIMA POSSIBILE RENZI - MARTINA E FRANCESCHINI GIÀ SI SONO BUTTATI TRA LE BRACCIA DI CALENDA – E MATTEO RICHETTI, TORNATO FREDDO CON RENZI, FA LA OLA: "PREPARO IL COMITATO D' ACCOGLIENZA PER CALENDA! SI RIPARTE ALLA GRANDE"

ELISA CALESSI per Libero Quotidiano

 

Renzi rottamato

Nonostante Matteo Renzi sia ancora al timone del Pd e intenda rimanerci almeno fino all' autunno, il dopo-Renzi è già cominciato. E, per ora, ha il nome di Carlo Calenda, ex uomo di Montezemolo, ministro dello Sviluppo economico, negli ultimi mesi diventato popolare in molti ambienti di sinistra-sinistra, per via del lavoro fatto nella soluzione di alcune crisi aziendali. Il suo passo in avanti si concretizza in un annuncio su Twitter, social che Calenda usa molto e che ha in buona parte contribuito alla sua nuova popolarità.

 

«Non bisogna fare un altro partito, ma lavorare per risollevare quello che c' è. Domani mi vado a iscrivere al Pd», scrive di buon mattino. Parole che nel buio in cui è precipitato il Pd, con il gruppo dirigente sotto choc per la sconfitta e dilaniato, suonano come un imprevisto raggio di luce.

 

RENZI

Fioccano messaggi di congratulazione. Con una successione molto significativa. Il primo è il premier, Paolo Gentiloni: «Grazie Carlo!», scrive subito rompendo un silenzio che proseguiva dalla notte elettorale. Poi tocca a Maurizio Martina, che si dice sia in rotta totale con Renzi per via delle dimissioni rinviate. Il vicesegretario definisce quella del ministro uscente «la scelta giusta». Ancora più caloroso è il benvenuto di Matteo Richetti, anche lui tornato freddo con Renzi: «Preparo il comitato d' accoglienza! Che bella notizia! Si riparte alla grande». Poi Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, che hanno duramente criticato le dimissioni posticipate di Renzi. E gli dà il benvenuto Nicola Zingaretti, punto di riferimento degli antirenziani. Non meno significativi sono i giudizi positivi che arrivano dai cugini di Leu: Enrico Rossi, Stefano Fassina.

 

RENZI BOSCHI

Difficile non vedere, in questo largo benvenuto, un pensiero per il dopo Renzi. Perché nel Pd, in realtà, quella fase è già iniziata. Non solo nella minoranza, ma anche in settori della maggioranza teoricamente renziana c' è la voglia di archiviare il prima possibile il segretario che, si dice, «ci ha precipitati al 18%».

 

Martina e Franceschini per ora stanno defilati, ma condividono le preoccupazioni di Gentiloni sull' atteggiamento di Renzi. Solo che, fino a ieri, non c' era un nome per il dopo. Molti guardano a Zingaretti, ma il governatore vuole dedicarsi alla regione. Calenda sembra l' uomo giusto al momento giusto. Preparato, stimato in Europa, in Confindustria ma perfino in ambienti assai lontani dal suo cursus honorum, a cominciare dalla Cgil (motivo per cui piace anche a sinistra del Pd). Calenda, infine, ha un ottimo rapporto con Gentiloni.

rutelli gentiloni calenda

 

Altra medaglia al petto: è il ministro che più ha discusso con Renzi e spesso pubblicamente. La sua disponibilità diventa, così, la zattera per i naufraghi della ormai ex maggioranza renziana. Perché lo schieramento che sostiene Renzi è sempre meno compatto e potrebbe manifestarsi già lunedì alla direzione nazionale. Riunione a cui il segretario non parteciperà e che sarà introdotta da Martina. «Sono certo», scrive Dario Franceschini, «che lui troverà i toni e i contenuti per tenere il partito unito e che tutti noi gli daremo una mano».

 

Renzi intanto è impegnato a fare la conta di quanti, tra i nuovi eletti, sono fedeli a lui e appoggeranno la linea di stare all' opposizione di un governo a guida M5S o Lega. Al Senato il gruppo dei fedeli è solido, ma alla Camera molto meno.

 

GENTILONI FRANCESCHINI

E lo tsunami del voto potrebbe ridurre ancora di più il tasso di fedeltà. Soprattutto se la linea di Renzi dovesse portare allo scioglimento delle Camere, cosa che tutti, specie i neo-eletti, vogliono evitare.

Il primo scontro sarà lunedì in direzione dove si comincerà a capire su quanti "soldati" può ancora contare il segretario. L' aria, tra i dem, è da Titanic. E quando si affonda, ogni scialuppa è buona.

 

renzi boschiMATTEO RENZI GIOCA AI VIDEOGAMERENZI E BOSCHI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…