BUON NATALE E POI VAFFA - GITA ALL’ASSEMBLEA PD, COL SOLITO RENZI CHE FLUTTUA TRA DON MILANI E VALERIO SCANU, INTERVENTI TUTTI UGUALI E FASSINA CHE GLI URLA ADDOSSO: “SE VUOI VOTARE, DILLO” (VIDEO)

1. VIDEO - FASSINA CONTRO RENZI: “SE VUOI VOTARE, DILLO”

 

 

2. BUON NATALE DOPO GLI INSULTI ARRIVA L’ORA DELLA TREGUA

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica

 

Stefano Fassina Stefano Fassina

«Buon Natale di cuore a tutti noi» si congeda il segretario- presidente Renzi e se da una parte suonava come un augurio gentile, cosa abbastanza rara per quel genere di leadership, dall’altra era il segno che l’Assemblea del Pd finiva inesorabilmente a panettone e spumante.

 

L’inedito e premuroso congedo è calato sulla vaporosa moquette dell’hotel Parco dei Principi, tra damaschi, palmette e stucchi marini, peccato solo che la sala non fosse addobbata per le feste, il Partito del Buon Natale è insieme una necessità e una scorciatoia perché poteva anche essere un cattivo Natale, invece niente. Niente scissione, niente dissoluzione, facciamo passare le feste, poi si vedrà.

renzi cravattarenzi cravatta

 

All’inizio hanno messo «Fratelli d’Italia». Per non far rimpiangere «la ditta» Renzi ha esordito: «Se fossimo un consiglio d’amministrazione... ». Camicia bianca, ormai più uniforme che costume di scena, comunque segno di distinzione. I dirigenti indicati per nome: Sergio, Stefano, Luciano, là dove l’intimismo confina con l’auto- referenzialità del giro stretto. Quindi delineato il palinsesto di giornata, le bandierine di Emilio Fede, i forconi a “Chi l’ha visto?”. Fuori misura la excusatio di genere, «non potevamo mandare Gentiloni a Casablanca», esempio di ilare berlusconismo senza Berlusconi. Prevedibile che l’Italia sia un grande paese, mentre i gufi (sempre meno gettonati) ne vedono solo le sfighe.

 

roberto speranzaroberto speranza

Il solito Renzi, forse troppo «solito », nel senso che comincia a ripetersi. Le stesse immagini (il cantiere e i criticoni), il consueto storytelling («tu operaio», «tu famiglia di Piombino»), l’abituale trucchetto delle auto-obiezioni («Ma come, Matteo?»), per il resto il giovane premier fa le facce, fa le imitazioni (ieri ha masticato per finta gomma americana), fa le smorfiette, fa le pause e poi insegue con lo sguardo le preziose parole appena pronunciate. Insuperabile nel dar corpo all’evanescenza e a darci dentro con i superlativi, «il più straordinario».

Andrea Romano Andrea Romano

 

Napolitano è stato convenientemente salutato. D’Alema non è venuto, per oltraggio. Bersani nemmeno, ma perché aveva il mal di schiena. Bindi è arrivata dopo. D’Attorre è stato diplomatico, Cuperlo molto forbito, Fassina agitatello, rosso in volto, però efficace. Civati non ha preso proprio la parola. Nel complesso è venuto fuori che Renzi è parecchio più bravo dei suoi avversari, i quali si pedinano per scavalcarsi l’un l’altro. Il guaio vero, però, è che Matteo, per dirla malamente, è troppo meglio del suo partito. Ma talmente troppo che viene quasi da chiedersi se serve davvero, un Pd come questo, o se al contrario Buon Natale e buone feste.

 

Certo che a sentirsi 35 interventi - con le dovute eccezioni - si resta abbastanza delusi dalla mancanza di fantasia lessicale (il passaggio sempre «delicato», la crisi «drammatica», la fase «difficile »), oltre che da una sintomatica clonazione pappagallesca, per cui Renzi dice «non andrò col cappello in mano», o «basta guardarsi l’ombelico», e molti se la rigiocano.

 

A una diffusa povertà propositiva (si salva l’architetto Boeri), forse inevitabile in un partito dove decise uno solo, corrisponde il fatto che tutti invocano il leader «Matteo!», «Matteo!» - come una sorta di Deus ex Machina; ma più ieri lo invocavano, più lui sembrava perso nei suoi dispositivi elettronici; solo quando Gad Lerner l’ha contestato per l’assimilazione tra il lancio di uova e le crêpes, Renzi si è ridestato, con flebili proteste.

 

Questa assemblea non si doveva tenere qui, ma a Reggio Calabria. Poi siccome quella città era lontana e scomoda gli improvvidi organizzatori l’avevano ambientata nel Salone delle fontane dell’Eur, dove senza troppi filtri s’erano raccolti i soldi degli imprenditori e avevano proiettato sul travertino le luminarie bianche rosse e verdi del Partito della Nazione. Ma poi quello s’è rivelato un postaccio, per via degli imbroglioni del mondo di mezzo, e allora in fretta e furia hanno trasferito l’assemblea ai confini dei Parioli.

epifani e renzi epifani e renzi

 

Qui, anche in vista del Natale, il Pd ha mostrato di non voler far penitenza, solo un po’ d’autocritica per i maneggi capitolini: brogli, forzature, rom in fila per le primarie, candidati ricconi e tirchi, circoli poverissimi. Eppure l’intervento di Cristina Alicata, che invano aveva denunciato solo una piccola parte di quel malcostume, è stato fra i pochissimi che meritavano ascolto. Lei era anche emozionata, forse perché pochi di quelli che l’ascoltavano allora le hanno rivolto una buona parola.

 

Gennaro Migliore Gennaro Migliore

Quasi più interessanti le cose non-dette di quelle stra-dette. Sul caso straordinario del sindaco Marino, prima votato, poi rigettato, poi resuscitato, non si è avuto il bene di ascoltare una sola parola. E dopo ben cinque ore, grazie al compagno Verducci, è risuonata l’espressione «patto del Nazareno ».

 

I giornalisti non potevano girare. Solo televisori in sala stampa e inutile gabbia deserta in fondo alla platea. Regia piuttosto disattenta: le riprese restituivano volti sconosciuti, qualche selfie, sedie vuote, penombra e noia riscattata dal tòctòc della presidenza per sollecitare la chiusura dei cinque minuti (ma i notabili sforavano). A tratti è parso di sentire voci nel deserto, anche da parte di quelli che s’erano preparati la trovatella a effetto. Speranza e le lacrime dei deputati in commissione Affari costituzionali; Andrea Romano e il caciocavallo di Labriola; Epifani e l’obelisco di San Pietro; quando Gennaro Migliore ha evocato la conferenza di Lima si è interrotto l’audio.

 

Nella replica Renzi, davvero in vena di bontà, ha inteso «ringraziare con un sorriso», dopo di che si è trovato a fluttuare tra don Milani e Valerio Scanu, l’inusitato kairòs e l’immancabile sogno. Comunque buon Natale.

 

Ultimi Dagoreport

malago meloni abodi fazzolari carraro

DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI FUOCO” DEL SABATO FASCISTA, È STATO LAMPANTE NELLA VICENDA DEL CONI - QUANDO, ALLA VIGILIA DELL’ELEZIONE DEL SUO CANDIDATO LUCIANO BUONFIGLIO ALLA PRESIDENZA DEL CONI, QUEL DEMOCRISTIANO IN MODALITÀ GIANNI LETTA DI GIOVANNINO MALAGÒ SI È FATTO INTERVISTARE DA “LA STAMPA” ANNUNCIANDO DI ESSERE UN “PATRIOTA” CHE “FA IL TIFO PER IL GOVERNO MELONI”, HA INVIATO AI MUSCOLARI CAMERATI DISDEGNOSI DELLE REGOLE DELLA POLITICA (DIALOGO, TRATTATIVA, COMPROMESSO) IL SEGUENTE MESSAGGIO: ORMAI È TARDI PER FAZZOLARI DI INCAZZARSI CON ABODI; DA TEMPO VI HO DETTO CHE AVETE SBAGLIATO CAVALLO QUANDO AVEVATE A DISPOSIZIONE UNO CHE È “PATRIOTA” E “TIFA MELONI”, CHE HA ALLE SPALLE IL SANTO PATRONO DEGLI INTRIGHI E COMBINE, ALIAS GIANNI LETTA, E DOPO DODICI ANNI ALLA GUIDA DEL CONI CONOSCE LA ROMANELLA POLITICA COME LA SUA FERRARI…(SALUTAME 'A SORETA!)

giorgia meloni matteo salvini difesa riarmo europeo

DAGOREPORT - SALVATE IL SOLDATO SALVINI! DA QUI ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, SARANNO GIORNI DA INCUBO PER IL PIÙ TRUMPUTINIANO DEL BELPAESE - I DELIRI DEL “BIMBOMINKIA” (COPYRIGHT FAZZOLARI) SU UE, NATO, UCRAINA SONO UN OSTACOLO PER IL RIPOSIZIONAMENTO DELLA DUCETTA VERSO L'EURO-CENTRISMO VON DER LEYEN-MERZ, DESTINAZIONE PPE – AL VERTICE DELL’AJA, LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” HA INIZIATO INTANTO A SPUTTANARLO AGLI OCCHI DI TRUMP: SALVINI È COSÌ TRUMPIANO CHE È CONTRARIO AL RIARMO E PROFONDAMENTE OSTILE AI DAZI... - MA SE DA AJA E BRUXELLES, SI SCENDE POI A ROMA, LA MUSICA CAMBIA. CON UNA LEGA SPACCATA TRA GOVERNATORI E VANNACCI, SALVINI E' UN'ANATRA ZOPPA. MA UN ANIMALE FERITO È UN ANIMALE PERICOLOSO, CAPACE DI GETTARE ALLE ORTICHE IL SUO GOVERNATORE ZAIA E TENERE STRETTO A SE' PER ALTRI DUE ANNI IL POTERE IN LOMBARDIA - IL BIG BANG TRA I DUELLANTI È RINVIATO ALL’ESITO DELLE REGIONALI (E CALENDA SI SCALDA PER SALIRE SUL CARRO DELLA FIAMMA...)

FARE SESSO A 40 GRADI (ALL’OMBRA): COSA SUCCEDE AL NOSTRO CUORE? - IL SALVA-VITA DEL PROF. COSIMO COMITO: “IN CONDIZIONI NORMALI E CON LA GIUSTA TEMPERATURA, UN RAPPORTO SESSUALE EQUIVALE A FARE 2-3 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. LO STESSO RAPPORTO IN UN AMBIENTE CALDO-AFOSO, LO SFORZO EQUIVALE A FARE 4-5 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. IN TAL CASO, GLI UOMINI CHE HANNO PIÙ DI 50 ANNI COME FANNO SCIENTIFICAMENTE AD ESCLUDERE LA POSSIBILITÀ DI AVERE UN INFARTO O UN ICTUS AL POSTO DELL’ORGASMO? (ATTENZIONE ALL’”AIUTINO”)…”

elly schlein giorgia meloni giuseppe conte matteo salvini elezioni

DAGOREPORT - COME FAR FUORI IL NEMICO PIÙ INTIMO E VIVERE FELICI? È LA DOMANDA CHE TORMENTA DA UN PEZZO GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI APPENA SI APPALESA LA SILHOUETTE SOVRAPPESO DI MATTEO SALVINI - RIPOSTO IN CANTINA IL PREMIERATO, BRUCIATO IL VOTO ANTICIPATO, CHE FARE? ALLE MENINGI DEI FAZZOLARI E DEI LA RUSSA È SPUNTATA LA RIFORMA ELETTORALE CHE NON SOLO PENALIZZEREBBE LA LEGA A FAVORE DI FRATELLI D'ITALIA MA TOGLIEREBBE DI MEZZO LE CHANCE DI VITTORIA DI UN’OPPOSIZIONE MIRACOLATA IN “CAMPO LARGO” - E QUI ARRIVA IL BELLO: COME FAR INGOIARE A PD-ELLY IL ROSPO DI UNA LEGGE ELETTORALE CHE LI PENALIZZA? C'EST FACILE! SE QUEEN GIORGIA VUOLE ASFALTARE SALVINI, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO SOGNA DI TOGLIERSI TRA I PIEDI QUELLA QUOTIDIANA ROTTURA DI COJONI DI GIUSEPPE CONTE…

riarmo armi pedro sanchez elly schlein giorgia meloni giuseppe conte donald trump

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI! DUE SVALVOLATI SI AGGIRANO PER L’EUROPA: PEDRO SANCHEZ E ELLY SCHLEIN – CON LA NATO MORENTE (TRUMP SOSTIENE CHE L'ARTICOLO 5, CARDINE DELL'ALLEANZA, SI DEBBA "INTERPRETARE"), I DUE SINISTRATI DEL PSE, CHE INSIEME AL PPE SOSTENGONO LA MAGGIORANZA URSULA, MINACCIANO DI STACCARE LA SPINA DICENDO "NO" AL RIARMO UE: UN "NO" CHE SAREBBE UN REGALONE ALLA GIORGIA DEI DUE MONDI CHE NON VEDE L'ORA DI DIVENTARE LA STAMPELLA DEL PPE (DOVE E' ATTESA A BRACCIA APERTE: AL VERTICE DELL'AJA HA SEDOTTO A COLPI DI SMORFIE TRUMP SUI DAZI AL 10% ALL'UE) - LA MOLLA DI TANTO TAFAZZISMO GEOPOLITICO DI ''FALCE & MART-TELLY'' È IDEOLOGICA, TROVANDOSI STRETTA TRA L'INCUDINE DEI RIFORMISTI PD E IL MARTELLO A CINQUESTELLE DI CONTE, CHE L'HA SCAVALCATA A SINISTRA A SUON DI MANIFESTAZIONI, SLOGAN E PROCLAMI "ARCOBALENO", SORPASSANDO PERFINO AVS - E TRA I DUE LITIGANTI, LA DUCETTA SE LA GODE... 

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...