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C’HANNO PROVATO – VIETTI (CSM) E LA LOGGIA (CORTE DEI CONTI) VOLEVANO CUMULARE LA PENSIONE DI PARLAMENTARE AI NUOVI STIPENDI – LA CAMERA HA BOCCIATO LA RICHIESTA IN PRIMO GRADO: NESSUN VITALIZIO A CHI HA INCARICHI PUBBLICI BEN RETRIBUITI – POTREBBERO SEMPRE FARE RICORSO…

di ANNALISA CUZZOCREA per “Repubblica

 

 

Vietti e Violante Vietti e Violante

Potranno dire di averci provato, Michele Vietti ed Enrico La Loggia. Avevano chiesto alla Camera dei deputati che restituisse loro i vitalizi sospesi mentre percepivano i compensi da vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, il primo, e da membro del consiglio di presidenza della Corte dei Conti, il secondo. Ma il consiglio di giurisdizione della Camera ha rigettato i ricorsi ritenendoli "infondati".

 

Enrico La Loggia, parlamentare di Forza Italia dal 1994 a inizio 2013, due volte ministro con Silvio Berlusconi, ha maturato un vitalizio di 5079 euro al mese. E ha continuato a percepirlo anche quando - a ottobre 2013 - è stato nominato componente del consiglio di presidenza della Corte dei Conti (l'organo di autogoverno dei magistrati contabili, chiamati a vigilare proprio sulle spese pubbliche all’interno del bilancio dello Stato).

 

Un mese dopo però il vitalizio gli è stato sospeso e gli è stata chiesta la restituzione di quanto già percepito. L'ex ministro ha ridato quanto doveva, ma ha fatto ricorso ritenendo la decisione ingiusta. Quel che chiedeva quindi, oltre alla fine della sospensione, era che gli fossero restituiti 13 mesi di arretrati, circa 65mila euro. Ha perso il primo grado.

0gus59 vietti bruni0gus59 vietti bruni

 

Il consiglio di giurisdizione presieduto dal deputato Pd Alberto Losacco ha detto no. Non si sa ancora se ricorrerà in appello, i termini dovrebbero scadere a ottobre. Nella sentenza di rigetto, la Camera ricorda a La Loggia un dato non secondario, e cioè che "il Regolamento subordina la sospensione del vitalizio alla circostanza che l'emolumento percepito nel nuovo incarico sia d'importo pari almeno alla metà dell'indennità parlamentare".

 

Una disposizione che "assicura in ogni caso il mantenimento di un determinato reddito". In più, si ricorda che "l'assunzione del relativo incarico è comunque volontaria e il successivo comma 3 consente l'opzione tra la relativa indennità e il trattamento pensionistico spettante quale ex deputato".

 

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Ancora più lunghe le motivazioni che accompagnano la sentenza di rigetto della domanda di Michele Vietti, secondo i cui avvocati il regolamento del 2007 con cui la Camera ha introdotto la sospensione dei vitalizi nel caso di ex deputati che ricoprono altre cariche istituzionali remunerate presenta "profili di irragionevolezza e ingiustizia".

 

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Vietti avrebbe voluto la restituzione del vitalizio per tutto il tempo in cui è stato membro del Consiglio superiore della Magistratura. La Camera gli risponde che "è proprio l'applicazione del parametro della ragionevolezza che toglie fondamento alle prospettazioni qui riassunte" e che "la disciplina del vitalizio spettante agli ex deputati è stata più volte sottoposta al vaglio del giudice interno, il quale ha avuto modo di ritenere che l'esigenza di razionalizzare e ridurre la spesa pubblica" venga prima di altre considerazioni.

 

C'è un problema contributivo perché "gli emolumenti corrisposti ai consiglieri del Csm sono esenti da contribuzione previdenziale", ma la sentenza si limita per questo a un "monito all'Ufficio di Presidenza affinché l'organo di autogoverno della Camera voglia sollecitamente provvedere al riguardo".

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Anche in questo caso, si tratta di una sentenza di primo grado, cui non si sa se Michele Vietti deciderà di ricorrere. "Ho presentato da oltre un anno una proposta di legge di riforma complessiva dei vitalizi dei parlamentari per equipararli alle pensioni dei comuni cittadini", dice l'ex 5 stelle Tancredi Turco, ora in Alternativa Libera e membro del consiglio che ha respinto i ricorsi.

 

"Purtroppo la discussione è arenata da mesi in commissione. Ora speriamo che con la raccomandazione contenuta nella sentenza Vietti l'ufficio di presidenza di Montecitorio decida di provvedere, facendo anche un serio taglio alle pensioni dei deputati che già la percepiscono".

 

 

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