renzi conte

ANCHE RENZI OGNI TANTO NE FA UNA GIUSTA – CHRISTIAN ROCCA: “FINALMENTE POTREMO AVERE UN GOVERNO DI ALTO PROFILO. IL MERITO È DI MATTEO RENZI. CON UN COLPO SOLO, HA FATTO CADERE L’AVVOCATO DEL POPOLO, HA CANCELLATO IL GROTTESCO PARTITO DI CONTE E TUTTI QUEI SONDAGGI INSUFFLATI DA ROCCO E ASSOCIATI CHE HANNO POPOLATO TALK E PRIME PAGINE E HA RIDICOLIZZATO LA RESA POLITICA DI ZINGA E BETTINI E ORLANDO AL POPULISMO MANETTARO E MANCETTARO DEI BABBEI A 5STELLE…”

Christian Rocca per www.linkiesta.it

 

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI BY DE MARCO

Mario Draghi, capolavoro. La crisi di governo ha preso la piega migliore possibile per il paese, una svolta favolosa che può aver colto di sorpresa solo chi ha vissuto di veline di Casalino e del Nazareno o si è illuso di forgiare la leadership politica di un mediocre avvocato di provincia.

 

Qui, soltanto qui su Linkiesta, avete letto che la crisi invece era benedetta e che l’obiettivo e l’urgenza erano innanzitutto la sostituzione di Conte e di Casalino.

 

renzi mejo dello sciamano di washington

Ci siamo arrivati. Finalmente potremo avere un governo di alto profilo, senza mezzecalzette, adeguato al compito di far ripartire l’Italia. Altro che mossa irresponsabile.

 

Roccobello Conte Casalino

La scelta è del presidente Sergio Mattarella. Il merito è di Matteo Renzi e del suo whatever it takes, inutile far finta di niente. Con un colpo solo, il senatore ha fatto cadere l’avvocato del popolo, che ora potrà dedicarsi con Casalino all’arte nobile dell’autobiografia, ha cancellato il grottesco partito di Conte e tutti quei sondaggi insufflati da Rocco e associati che hanno popolato talk show e prime pagine, ha travolto la stravagante alleanza strategica Pd-Cinquestelle e ha ridicolizzato la resa politica di Zingaretti e Bettini e Orlando al populismo manettaro e mancettaro dei babbei a cinquestelle.

GOFFREDO BETTINI GIUSEPPE CONTE

 

Da solo contro tutti, facendo un “casino organizzato” come il mitico Varese di Eugenio Fascetti, compreso un rinascimentale autogol a Riad, Renzi ha costruito le condizioni perché il sistema politico italiano si affidasse a Mario Draghi, l’uomo che prima ha salvato l’Euro e poi ha fatto una buona impressione a Di Maio.

 

MATTARELLA RENZI

Lasciate stare la narrazione di quelli che fino a ieri hanno spiegato che la mossa di Renzi era quella del caciocavallo, che cercava posti per Maria Elena Boschi, che avrebbe accelerato il Conte ter, detto anche il Trisconte, perché qualsiasi cosa scriveranno e diranno nelle prossime ore non scriveranno e non diranno l’unica che conta e cioè che Renzi voleva esattamente questo esito, Draghi a Palazzo Chigi e Conte a Volturala-a-appula, pur giocando d’azzardo e non sapendo che ci sarebbe davvero riuscito, anche perché non poteva immaginare quanto fossero pippe i suoi interlocutori.

 

Matteo Bolle

L’interesse di Renzi non era quello di avere uno o due ministeri in più, quello era fumo. Aveva solo bisogno di sparigliare, di far cadere il leader fortissimo di tutti i progressisti, di rompere l’asse surreale Pd-Conte, di avviare una nuova fase politica per quanto comunque in salita, per lui e il suo partito, essendo uno degli uomini più odiati d’Italia.

mario draghi al quirinale 2

 

Ma l’interesse politico e personale di Renzi coincideva con quello di un paese guidato con i semafori del comitato tecnico-scientifico, con le siringhe di Domenico Arcuri e con le conferenze Stato-Regioni di Francesco Boccia.

 

conte casalino

Un paese che non poteva più permettersi un governo buono solo a fare propaganda su un inesistente ”modello italiano” ma che assisteva inerme alla catastrofe pandemica ed economica (88mila morti, meno 8,8 per cento di pil, centinaia di migliaia di aziende chiuse, due milioni di disoccupati, scuole ferme, lockdown continuo). Un governo che non è riuscito a tracciare il contagio, non è stato capace di testare i cittadini, non è stato in grado di presentare all’Europa un piano di crescita né di organizzare una campagna vaccinale.

 

Bettini e Zingaretti

Il Pd non potrà dire no a Draghi, con Paolo Gentiloni che su Repubblica, il giorno della fiducia al Senato, aveva spiegato ai suoi compagni di partito che il recovery plan di Conte andava rifatto altrimenti addio denari. I deputati grillini sanno che non saranno più eletti e voteranno chiunque pur di non passare dalle odiate prebende parlamentari all’amato reddito di cittadinanza. I centristi e alcune porzioni del centrodestra non si opporranno, anzi sosterranno Draghi. Anche la destra-destra, avesse voglia di fare politica e di diventare presentabile in Europa, potrebbe avere tutto l’interesse a far lavorare bene Draghi per ottenere i 209 miliardi, più i 34 del Mes, e per organizzare una campagna nazionale di vaccinazione.

 

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME LUKAKU E IBRA

Il sostegno di Renzi ci sarà, così come quello di Calenda e di Bonino, i quali tutti insieme hanno adesso l’occasione di costruire un polo liberal-democratico alternativo ai populisti e ai sovranisti e a metà strada tra il centrodestra e il Pd. Il progetto di Zingaretti e di Bettini, ispirato da D’Alema, di domare i populisti è fallito e chissà se la fragorosa caduta di Conte avrà conseguenze tali da convincere i maggiorenti del partito a cambiare la leadership interna e ricostruire il rapporto con i riformisti.

 

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY

Come nelle più avvincenti serie tv, la legislatura cominciata con la maggioranza populista e sovranista di Salvini e di Di Maio, sotto l’egida di Trump, di Putin e della Brexit e con gli anti Euro al governo e gli abbracci ai gilet gialli, potrebbe continuare con Mario Draghi a Palazzo Chigi sostenuto da una maggioranza europeista, antipopulista e adulta. Il capolavoro è compiuto.

MATTEO RENZI ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO – AMICI MIEIgoffredo bettini nicola zingaretti piero fassino conte renzimario draghi al quirinaleconte casalino 1tria conte di maio salvini casalinorocco casalino giuseppe conte WEEKEND CON IL MORTO CASALINO CONTE DI MAIOgiuseppe conte rocco casalinomario draghi esce dal quirinaleMURALES A MILANO – MATTEO RENZI E MATTEO SALVINI ACCOLTELLANO GIUSEPPE CONTE GIULIO CESAREMARIO DRAGHI ARRIVA AL QUIRINALE mario draghi che si prova la febbre al quirinaleMARIO DRAGHI SI MISURA LA FEBBREGIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZImario draghi al quirinale 1conte casalino conte casalino Zinga di Maio Conte Renzi

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO