putin berlusconi meloni salvini

CACCIA AI NOMI DEI POLITICI ITALIANI FINANZIATI DA MOSCA: L’EX AMBASCIATORE USA ALLA NATO KURT VOLKER ACCUSA FRATELLI D’ITALIA, LEGA E BERLUSCONI - IL GOVERNO DRAGHI INFORMATO DEL DOSSIER BOMBA DI WASHINGTON MA GLI STATI UNITI NON HANNO FORNITO NOMI: NON VOGLIONO INTERFERENZE CON UN'OPERAZIONE IN CORSO – L’EX AMBASCIATORE VOLKER AMMETTE DI NON AVERE PROVE DIRETTE PERSONALI MA “L’ASSISTENZA C’È STATA. QUESTI 300 MILIONI HANNO MIGLIORATO LE PROSPETTIVE DI ALCUNI PARTITI, COME QUELLO DI LE PEN IN FRANCIA E FRATELLI D’ITALIA DA VOI”. E POI PARLA DELLA LEGA E DEI RAPPORTI BERLUSCONI-PUTIN (LA RISPOSTA DELLA MELONI A VOLKER CON QUERELA A "REPUBBLICA")

 
Intanto la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni annuncia una querela a Repubblica per l’intervista dell’ex ambasciatore Kurt Volker: «Le nostre fonti di finanziamento sono tutte verificabili. Sono certa che Fratelli d’Italia non prende soldi da stranieri», ha detto la leader a Radio 24. «Repubblica e Volker ci portino le prove. Siccome non ci sono penso che la querela sia inevitabile».
 
Nel colloquio con Paolo Mastrolilli l’ex feluca Usa presso la Nato ha detto: «Sapevamo da anni che i russi spendono per influenzare le elezioni in tutto l’Occidente. Cercano di promuovere la divisione nelle nostre società e fra i nostri paesi. Questi 300 milioni non hanno fruttato molto, però hanno migliorato le prospettive di alcuni partiti, come quello di Le Pen in Francia e Fratelli d’Italia da voi».

 

 

 

 

Paolo Mastrolilli per repubblica.it

VOLKER

"Le simpatie per la Russia della Lega e di Berlusconi erano note, ma ora il ritornello costante è che anche Fratelli d'Italia abbia ricevuto qualche aiuto". È il sorprendente commento di Kurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato col presidente Bush e inviato speciale per l'Ucraina con Trump, alla denuncia del segretario di Stato Blinken: "Sapevamo da anni che i russi spendono per influenzare le elezioni in tutto l'Occidente. Cercano di promuovere la divisione nelle nostre società e fra i nostri paesi. Questi 300 milioni non hanno fruttato molto, però hanno migliorato le prospettive di alcuni partiti, come quello di Le Pen in Francia e Fratelli d'Italia da voi". 

 

 

 

Come usano i soldi?

giorgia meloni salvini meme

"Dipende dai paesi e dalle circostanze. L'utilizzo più facile sono i social media, per promuovere la loro narrativa. A volte i fondi vanno ai partiti in Europa, o anche ai singoli politici, con pagamenti diretti oppure affari conclusi da compagnie russe che beneficiano questi politici, creando in loro un interesse diretto ad aiutare Mosca".

 

Vede un collegamento tra la denuncia di Blinken e il fatto che tra dieci giorni in Italia si vota?

"Certo. C'è la preoccupazione che un governo di estrema destra in Italia sia più favorevole alla Russia. Ricordiamoci però che tra due mesi ci sono le midterm negli Usa, e i democratici vogliono ricordare ai nostri cittadini che quanto sentiranno durante la campagna elettorale potrebbe essere ispirato o promosso da Mosca".

KURT VOLKER

 

Davvero l'allarme riguarda anche Fratelli d'Italia?

"Non ho prove dirette personali, ma è un ritornello costante che c'è stata qualche assistenza. Se guarda bene la loro linea politica, alcuni aspetti riflettono le posizioni russe".

Si riferisce a Fratelli d'Italia o alla Lega?

"La Lega è in circolazione da parecchio tempo ed era noto che riflettesse le prospettive russe. FdI è una formazione più recente, anche se erede di altri partiti, ed è cresciuta in maniera straordinaria nell'ultimo anno. Ciò obbliga a porsi domande su quali sono le fonti dei loro finanziamenti, delle posizioni prese e dell'aumento della popolarità".

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI

Loro dicono che sono atlantisti e resteranno fermi nel sostegno all'Ucraina. Teme che sia solo una mossa elettorale?

"Non lo sappiamo, perché finora non hanno mai guidato il governo e non possiamo prevedere come reagiranno. È vero che negli ultimi tempi hanno detto le cose giuste e se andranno al potere dovremmo incoraggiarli anche a farle. Però come si comporteranno davvero è un'incognita".

 

Vale anche per la Lega?

"Sì, ma in questo caso qui ci sono le prove quanto meno delle discussioni avvenute sui finanziamenti".

Si riferisce alle conversazioni di Savoini al Metropol?

"Certo".

 

E sospetta anche di Forza Italia?

KURT VOLKER UCRAINA

"Sì. È interessante che Berlusconi non fosse così filo russo, quando aveva fatto il premier la prima e la seconda volta, ma alla terza è completamente cambiato".

Perché?

"Ha sviluppato uno stretto rapporto personale con Putin, e forti relazioni di business con la Russia".

Come giudica gli sviluppi militari in Ucraina?

"Sapevamo che l'apparato militare russo era esausto. Kiev ora ha armi migliori, più precise e di lunga gittata, e le sta usando bene. La controffensiva continuerà".

Perciò Putin cerca di usare le influenze politiche?

"Certo. Sta perdendo militarmente e soffrendo sul piano economico. Quindi deve usare i canali della disinformazione per dare l'impressione che le cose vadano meglio della realtà e dividere gli occidentali come ultima arma. Ma non ci riuscirà".

 

 

 

 

CACCIA AI NOMI DEI POLITICI ITALIANI

SALVINI MELONI BERLUSCONI 66

Tommaso Ciriaco, Giuliano Foschini per repubblica.it

 

 

Palazzo Chigi sa che il rapporto esiste. E lo sa perché glielo hanno comunicato gli americani, sollecitati dall'intelligence italiana. Sulla lista dei Paesi coinvolti e sui nomi dei leader che hanno ricevuto finanziamenti da Mosca, però, la partita è assai più intricata. Perché Roma ha chiesto a Washington se l'Italia è parte del dossier e l'identità degli eventuali politici finiti nella rete.

 

L'ha fatto con una pressione crescente, a partire da metà giornata. Attraverso tutti i canali a disposizione, dunque di intelligence e diplomatici. Ma gli Stati Uniti hanno opposto risposte vaghe, ragionamenti ancora generici. Una riservatezza che significa soltanto una cosa: c'è una operazione in corso, siamo noi ad avere in mano il pallino, intendiamo mantenerlo e preferiamo farlo senza interferenze.

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI A CERNOBBIO

 

 

Che sia una bomba è ormai chiaro a tutti i livelli politici e istituzionali. La caccia ai nomi sarebbe già di per sé capace di stravolgere equilibri e bruciare carriere politiche. Ma il fatto che un potenziale scandalo di questa portata prometta di diventare pubblico a undici giorni dalle elezioni politiche rende la materia letteralmente esplosiva. Lo sa Mario Draghi, che viene necessariamente investito della gestione di questo caso. E ne sono consapevoli i vertici dei Servizi, che diventano per mezza giornata protagonisti di un ping pong di contatti con gli interlocutori americani depositari della linea e delle informazioni dell'amministrazione Usa.

ABBRACCIO MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI A MESSINA

 

Una volta uscita la notizia, l'Italia chiede conto tramite i canali ufficiali di intelligence della veridicità della notizia e dei dettagli. In un primo momento, gli americani in Italia rispondono di non essere a conoscenza di nulla e di non aver ricevuto comunicazioni ufficiali da Washington. A breve giro, sono però in grado di confermare l'esistenza della lista. Sostenendo però di non essere capaci allo stato di aggiungere ulteriori elementi. Verità o soltanto strategia? Questo sarà più chiaro nei prossimi giorni.

 

Il fatto che sia soltanto Washington ad avere in mano il quadro completo, poi, suggerisce un ulteriore scenario: è più probabile che i nomi escano prima da fonti americane che da canali italiani ufficiali. O che magari vengano rilanciati dai media statunitensi. E questo non soltanto perché gli Stati Uniti detengono il potere di queste delicatissime informazioni, ma anche perché in questo modo eviterebbero al governo italiano la scomoda posizione di dover decidere se e come intervenire nel dibattito elettorale, a pochi giorni dall'apertura delle urne.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME

Eppure, il tema dell'eventuale divulgazione esiste ed è ben presente a Palazzo Chigi. In queste ore ai vertici del governo e dell'intelligence la prudenza è massima. Fonti assicurano che, se necessario, la pubblicazione dell'identità di leader italiani coinvolti nello scandalo dei finanziamenti russi verrebbe gestita ponderando opportunità e urgenza.

 

Teorizzando questi due pilastri, l'esecutivo dimostra di prendere molto sul serio la questione, soprattutto in vista del 25 settembre. Talmente sul serio che ai vertici del governo è stata già impostata una potenziale road map. Tecnicamente, la via più dritta sembra quella di investire il Copasir, vale a dire la commissione che vigila sui Servizi. L'intelligence può infatti comunicare in quella sede al Parlamento i dettagli eventualmente ricevuti dal Paese alleato. Non è però una scelta già assunta, perché come rilevano le stesse fonti esiste un margine di discrezionalità che è prerogativa di Palazzo Chigi.

 

VERTICE CENTRODESTRA A MONTECITORIO

 

Prudenza, dunque. Ma anche grande agitazione e interesse. Il tema dell'influenza di Mosca sulla politica italiana tiene vivo lo scontro della campagna elettorale. E il nodo dei rapporti tra i russi e Matteo Salvini era stato sollevato pochi giorni fa su Repubblica da un'ex analista della Cia, Julia Friedlander, ai tempi di Trump consigliere per l'Europa nell'Office of Terrorism and Financial Intelligence del dipartimento al Tesoro e dal 2017 al 2019 Director for European Union, Southern Europen and Economic Affairs al Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Ieri, in serata, la minaccia del Carroccio di querelare chiunque associ il nome della Lega a questa vicenda.

La partita si preannuncia durissima. Ed è appena cominciata.

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNYVLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN SARDEGNA NELL APRILE 2008kurt volker MATTEO SALVINI E PUTINSALVINI PUTINsalvini putin kurt volker5

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…