DA NOBEL A IGNOBEL - DOPO LA DEFENESTRAZIONE DEL CAPO DEL COMITATO PER IL NOBEL PER LA PACE, IL PREMIO RISCHIA DI ESSERE (ANCOR PIÙ) SCREDITATO: LA NORVEGIA SI È PIEGATA AL DIKTAT DI PECHINO?

Andrea Tarquini per “la Repubblica

 

Da oltre un secolo, è onore, e più ancora difesa e scudo, dei più coraggiosi eroi della dignità umana: anche per le dittature più spietate, arrestare o perseguitare chi lo riceve è a volte imbarazzante. Ma eccolo diventato luogo di scontro e di veleni. Come in un bel libro giallo della letteratura scandinava dei nostri giorni, fazioni opposte si contendono il diritto di definirne autonomia, prestigio, legittimità.

 

jaglandjagland

E ombre del potere si stagliano, minacciose secondo alcuni, come limiti della sua libertà. Poteri nazionali di una democrazia matura come la Norvegia, e superpotenze autocratiche e spregiudicate quali la Repubblica popolare cinese, o la Russia di Putin. Sì, parliamo proprio di lui: il premio Nobel per la pace, il più prestigioso dei riconoscimenti che Alfred Nobel lasciò in eredità al mondo per espiare la sua colpa di aver inventato un’arma sterminatrice delle guerre moderne, la dinamite. Giallo, guerra di veleni, confronto duro tra diplomazie, e chi sa come finirà l’avventura.

 

«Quel che è appena accaduto è una prima volta, ecco in breve i fatti. Per la prima volta dal 1901, da quando il premio esiste, è accaduto che un capo del Comitato norvegese per il Nobel per la pace è stato costretto a lasciare l’incarico contro la sua volontà». Il sole invernale scalda appena il luminoso bel centro di Oslo, mentre ascolto Asle Sveen, il grande storico del Nobel e massima voce critica. «E parliamo di Thorbjoern Jagland, un politico laburista di spicco, ex ministro, ex premier, ora attivo a livello europeo a Strasburgo, insomma non d’un personaggio qualunque ».

 

JAGLAND E OBAMAJAGLAND E OBAMA

Poltrone di nomina politica, da sempre, quindi vulnerabili sebbene non condannate per forza a ogni cambio di maggioranza. Nel bel paese dei fiordi la destra conservatrice ha sconfitto in libere elezioni i laburisti. Al posto di Jagland, i conservatori hanno voluto la signora Kaci Kullmann Five, statista di tutto rispetto. Ma nel clima dei veleni, tra il palazzo reale spettatore infastidito, lo Storting (Parlamento) e la bella palazzina neoclassica al civico 51 di Henrik Ibsen Gata, sede del Norwegian Nobel Committee, gli sconfitti hanno parlato di segnali alla Cina, che dopo il Nobel a Liu Xiaobo aveva congelato ogni rapporto con Oslo.

 

«Eh no, andiamoci cauti con le accuse», mi dice Olav Njoelstad, direttore dell’Istituto per il Nobel, la massima autorità amministrativa, nel suo austero ufficio stracolmo di bei libri antichi al secondo piano di Henrik Ibsen Gata, «la signora Kullmann Five sedeva nel comitato che, guidato da Jagland, scelse Liu, e lei sostenne la decisione a spada tratta ». È anche vero, ma il clima non si rasserena.

 

JAGLAND OBAMA JAGLAND OBAMA

 «Cosa sia realmente accaduto nel Comitato non lo sapremo mai», nota Sveen, e aggiunge suspence al Nobel-thrilling di fine inverno. «Forse i partiti di destra in maggioranza hanno voluto uno di loro, è legittimo. E l’integrità di Kullmann Five è insospettabile. All’opposizione, lei guidò la Commissione parlamentare per il Tibet. Ma vede, caro amico, una cosa è all’opposizione, altro è governare: il ministro degli Esteri conservatore ha rifiutato di ricevere il Dalai Lama, incoronato col Nobel proprio da noi, e ha definito prioritario un disgelo con la Cina. Ecco dove nascono i boatos di attacchi all’indipendenza ».

 

XIAOBO E XIA jpegXIAOBO E XIA jpeg

Qualsiasi motivazione abbia mosso la nuova maggioranza di Oslo, a Pechino non basta per nulla. Inutile, osserva la Confindustria norvegese, sperare in un disgelo che sarebbe prezioso per la pur floridissima economia. «Tanti leader del Comitato prima di Jagland rimasero in carica, anche avendo una maggioranza contro », nota Sveen. E allora, quanto è serio il colpo alla credibilità del premio che difese Martin Luther King, Lech Walesa e Nelson Mandela dagli oppressori? «Al tempo, Liu Xiaobo scelto anche dalla destra è stata una sfida alla Cina, consapevoli che il nostro export ne avrebbe risentito in nome di valori costitutivi».

 

LIU XIABO LIU XIABO

Decenni di storia, attraverso le tragedie del mondo in cui viviamo, scorrono in flashback veloci. Polemiche e attacchi investirono il Norwegian Nobel Committee già negli anni Trenta, quando scelse il grande antinazista Carl von Ossietzky, poi assassinato in un lager: a qualcuno non piaceva turbare l’appeasement verso Hitler. «Allora lo Storting decise che nessun ministro poteva sedere nel Committee. Era il 1937, poi la Wehrmacht invase. E la Norvegia si divise tra il movimento partigiano fedele al re esule a Londra e i collaborazionisti di Quisling.

 

Kaci Kullmann FiveKaci Kullmann Five

Scelte controverse compromettono tutti, osserva Sveen: il Nobel a Obama fu visto da molti come frettoloso omaggio a un presidente che comunque conduce guerre, ma al contrario del Dalai Lama Obama fu ricevuto qui, anche come detentore del premio. Sul Nobel all’Unione europea, hanno sparato a zero alcuni illustri premiati, da Mairead Maguire a Desmond Tutu, ad Adolfo Perez Esquivel. È tempo di tornare ai valori originari, al testamento di Alfred Nobel, dice l’appello lanciato da The Nobel Price Watch e firmato da politici e intellettuali di tutto il mondo.

 

Kaci Kullmann Five Kaci Kullmann Five

«Però attenzione», incalza Nyoelstad, «sarà la natura dei media ma è singolare che i grandi giornali che attaccarono la scelta di Jagland come golpe laburista oggi criticano la sua sostituzione ». Verità amare, sembrano suggerirmi i miei due Virgilio virtuali nella capitale della pace. Che governino sinistre democratiche o destre democratiche, la fedeltà ai valori con cui il Nobel difese il padre e conciliatore del nuovo Sudafrica, un coraggioso elettricista di Danzica, una bella lady birmana indomita di fronte a generali spietati, uno scienziato atomico disgustato dal gulag e una straordinaria ragazza pakistana, nel mondo d’oggi ha in ogni istante fianchi scoperti.

 

«Eppure sono ottimista per le scelte future, anche i conservatori nel Committee hanno interiorizzato orgoglio d’indipendenza», sorride Asle Sveen. «La maggioranza delle scelte sono destinate a essere controverse, e sono quelle che media e pubblico ricordano più a lungo. Eppure il nostro Nobel, per conservare un ruolo nel mondo dei mille conflitti, deve restare controverso, scudo ai perseguitati, riconoscimento a chi rischia come Rabin o Sadat che poi finirono assassinati, o incoraggiamento a chi inizia come Obama, o come l’Europa unita, addio a secoli di guerre soprattutto tra Germania e Francia».

 

XI  JINPING XI JINPING

Ottimismo della volontà, ribattono qui i media, ricordando l’onnipotenza crescente e spregiudicata della Cina pigliatutto: il premio non sposa partiti, ma difendendo valori vuole essere politico, dicono a Henrik Ibsen Gata. Vedremo, dicono i nostri duellanti gentiluomini, chi sarà premiato in questo 2015 martoriato da atrocità e aggressioni, dall’Is alle guerre ibride russe. «Certo», conclude Sveen, «l’obiettività assoluta non esiste, ma ho le mie speranze: sarebbe bello scegliere Novaja Gazeta, l’organo d’informazione che sfida Putin». Non è impossibile, fa capire Njoelstad. Vedremo, sarà il test decisivo per lo scudo degli eroi del nostro tempo.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?