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IL CAMALEONTISMO SI PAGA: L’ITALIA NON È PIÙ UN “ALLEATO STRATEGICO” DELLA GERMANIA – IL PARTITO SOCIALISTA TEDESCO, LA SPD HA FATTO SBIANCHETTARE IL NOSTRO PAESE DALL’ELENCO DEGLI STATI “STRATEGICI” A CUI AMPLIARE IL COSIDDETTO FORMATO WEIMAR (GERMANIA, FRANCIA E POLONIA) – TAJANI PROTESTA: “CERCANO DI DIVIDERE L’UE. È UN ERRORE GRAVISSIMO” – GIORGIA MELONI CONTINUA A TENERE IL PIEDE IN DUE STAFFE: INCONTRA L’EUROSCETTICO ROMENO SIMION E PRENDE TEMPO SUL PIANO DI RIARMO - IL MINISTRO DEGLI ESTERI: "L'ARTICOLO È INFONDATO, L'ITALIA È UN PARTNER IMPORTANTE"

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DAGOREPORT - LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI: IERI HA INCONTRATO L'EURO-SCETTICO SIMION

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BERLINO, ARTICOLO DI WELT FALSO, ITALIA PARTNER IMPORTANTE
(ANSA) - "L'articolo è infondato. L'Italia è un partner importate e fa parte del formato Weimer plus". Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Christian Wagner rispondendo a una domanda sull'articolo della Welt, secondo il quale l'Spd avrebbe voluto far stralciare un riferimento all'Italia come partner privilegiato in Europa nel contratto di coalizione.

 

1 - “L’ITALIA NON È PIÙ UN ALLEATO STRATEGICO” PRESSIONI SPD SU MERZ. TAJANI: UN ERRORE

Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/esteri/2025/05/16/news/spd_italia_alleato_merz_meloni_tajani-424213481/

 

Lars Klingbeil - Friedrich Merz

La Cdu parla ufficiosamente di un «errore». Ma per il governo a trazione cristianodemocratica, la notizia pubblicata ieri dal quotidiano Welt è imbarazzante.

 

E ha scatenato già una bufera in Italia. Oltretutto, alla vigilia del primo viaggio di Friedrich Merz a Roma […].

 

E la notizia è che durante i negoziati per la definizione del contratto di coalizione, il partner di governo socialdemocratico avrebbe insistito per escludere l’Italia di Meloni dai Paesi strategici con cui ampliare il classico “formato Weimar”, ossia Germania, Francia e Polonia.

 

GEORGE SIMION - GIORGIA MELONI

Nelle bozze iniziali del documento, […] Roma sarebbe stata inclusa nel formato cosiddetto “Weimar plus”.

 

Ma su insistenza del partito guidato dal vicecancelliere Lars Klingbeil, «il passaggio è stato cancellato».

 

Insieme al dossier spinoso Unicredit-Commerzbank e a quello del colosso degli armamenti Kbns, che secondo i media tedeschi non ha potuto portare a termine un’acquisizione a causa dell’Italia.

 

La notizia sarà probabilmente argomento del faccia a faccia tra Merz e Meloni.

 

Intanto dal partito della premier, FdI, è intervenuto il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti.

 

Che ha definito «gravissima, se confermata », l’indiscrezione del quotidiano tedesco […].

 

MANFRED WEBER CON ANTONIO TAJANI AL CIRCOLO DEGLI ESTERI

Immediata anche la reazione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Quella dei socialisti tedeschi è una scelta antieuropea. Quando cercano di dividere l’Ue, che deve invece in questo momento essere unita, commettono un errore gravissimo».

 

Il capo della diplomazia italiana ha voluto ricordare anche che Forza Italia è uno storico alleato nel Ppe della Cdu di Friedrich Merz e che «l’Italia è uno storico interlocutore della Germania».

 

Quanto Merz tenga alla riesumazione di “Weimar” […] lo dimostra la sua scelta di organizzare le sue prime due visite ufficiali a Parigi e Varsavia. E di firmare con la Francia un accordo bilaterale sulla difesa. […]

 

Friedrich Merz Lars Klingbeil

2 - MELONI PRENDE TEMPO NON CHIUDE AL REARM SI DECIDERÀ A GIUGNO

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/politica/2025/05/16/news/meloni_rearm_spese_militari_26_giugno-424213354/

 

L’ultima volta che ne ha discusso con i suoi vicepremier, pochi giorni fa, Giorgia Meloni ha risolto così il dilemma sull’ipotesi di attivare la clausola di flessibilità europea per scorporare dal deficit le spese militari: se ne riparla il 26 giugno.

 

GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN

Non è una data scelta a caso: il 25 si chiude infatti il vertice della Nato all’Aja.

 

Solo allora sarà chiaro quanto alta diventerà l’asticella degli impegni con l’alleanza atlantica, finora fissata al 2%. Donald Trump potrebbe chiedere fino al 5%, ma si ipotizza un compromesso attorno al 4%.

 

Palazzo Chigi e il Tesoro, a quel punto, prenderanno in mano le tabelle dei conti pubblici e proveranno a tracciare sentieri assai impervi per mantenere gli impegni.

 

GIORGIA MELONI CON DONALD TRUMP NELLO STUDIO OVALE

Non è una posizione scontata, quella della premier: rimandare al 26 giugno significa ammettere che la partita non è chiusa e ogni opzione è ancora sul tavolo. Vuol dire anche non considerare definitivo il “no” con cui Giancarlo Giorgetti […] ha chiuso all’idea di attivare la clausola del ReArm, perché a Roma non piace la transitorietà dell’ombrello europeo sul deficit: dopo quattro anni partirebbe comunque il percorso di “rientro” dal debito.

 

E invece, Meloni non può e non vuole escludere nulla. Sa che Trump giudica inderogabile questa promessa di riarmo. Ed è consapevole che non esistono […] altri schemi che permettano a Roma di ottenere risorse in modo più conveniente di quelle garantite dal piano von der Leyen. Vale per i 650 miliardi in deroga al patto di stabilità e per i 150 miliardi inclusi in un fondo da cui attingere per gli investimenti in difesa.

 

GIORGIA MELONI INCONTRA GEORGE SIMION E MATEUSZ MORAWIECKI NELLA SEDE DI FRATELLI D ITALIA

 […] Già più di metà degli Stati membri hanno attivato la clausola. Esisteva una scadenza, quella del 30 aprile. Meloni — con la sponda del commissario italiano Raffaele Fitto — si è assicurata con von der Leyen che il termine non fosse perentorio.

 

La questione non è solo contabile, ma anche politica. I dubbi di Giorgetti sono rafforzati dalla posizione ferocemente ostile al riarmo di Matteo Salvini. Antonio Tajani, però, ha lasciato intendere ieri che qualcosa si muove.

 

Prima ha annunciato che l’Italia ha appena consegnato al segretario generale della Nato Mark Rutte la lettera con cui si comunica di aver raggiunto il 2% del Pil in difesa […].

 

Lars Klingbeil

Poi ha aggiunto: «Adesso si apre una nuova fase per arrivare al 5% come chiesto dagli Stati Uniti. È qualcosa che si deve spiegare ai cittadini».

 

Infine, la proposta: «L’Italia giudica più equilibrato dedicare il 3% in spesa militare classica e il 2% alla sicurezza».

 

È un modo per ridurre l’impatto delle richieste americane, visto che gli investimenti in sicurezza già in parte esistono: per la gestione dei migranti o la lotta al terrorismo.

 

E d’altra parte, incrementare anche solo dell’1% le spese significa individuare circa 21 miliardi all’anno in più: una montagna. L’altra ipotesi su cui Roma insisterà con la Nato è allungare la scadenza di questi nuovi impegni al 2031-2032. […]

GIORGIA MELONI CON DONALD TRUMP NELLO STUDIO OVALE

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