LA CAMERA DEI MIEI AMICI - VIA I BENEFIT AGLI EX PRESIDENTI: VIA GLI UFFICI, LE 4 SEGRETARIE, L’AUTO BLU, LE TELFONATE E I VIAGGI GRATIS - COLPO ALLA CASTA? MADDECHÉ! PER GLI EX ANCORA IN “ATTIVITÀ” (FINI, VIOLANTE, BERTINOTTI E CASINI) I TAGLI ENTRERANNO IN VIGORE TRA 10 ANNI! - CHI NON CONTA S’ATTACCA: GLI EX PIVETTI E INGRAO, FUORI DAI GIOCHI POLITICI, SFRATTATI TRA UN ANNO - SPESUCCE PER LA CANCELLERIA: 7 MLN € L’ANNO PER STAMPARE GLI ATTI PARLAMENTARI, 2 MLN DI FOGLI E QUASI MILLE LITRI DI COLLA…

1- SCONTRO SULLE SPESE PAZZE: OGNI DEPUTATO HA A DISPOSIZIONE UN LITRO E MEZZO DI COLLA LIQUIDA
Carlo Bertini per "la Stampa"

Un mese esatto dopo il Senato, anche la Camera taglia i benefit concessi a vita agli ex presidenti: lussuosi uffici (nei casi di Violante e Casini pure dotati di terrazza), quattro persone di segreteria, uso dell'auto blu per chi non ha la scorta, un forfait telefonico di 150 euro al mese e un carnet di viaggi a disposizione.

Peccato che il «taglio» comprenda una «transizione» di 10 anni. E non sorprende che di questi tempi scoppi una polemica nell'ufficio di Presidenza della Camera, destinata ad infiammare gli animi quando la patata bollente arriverà in aula. In cinque, la dipietrista Silvana Mura, il leghista Dussin, nonché Fontana, Milanato e il vicepresidente Leone, tutti del Pdl, mettono agli atti un aspro dissenso, votando contro la delibera proposta da Fini, da cui pare abbia preso le distanze anche l'altro vicepresidente del Pdl, Lupi. Perché rispetto al «taglio» votato dal Senato qui si fissa un regime diverso: consentendo a tre ex, Violante, Bertinotti e Casini, di mantenere lo status e i benefit addirittura fino al 2023, mentre Ingrao e la Pivetti avranno un anno di tempo per fare gli scatoloni.

Al Senato, i dieci anni di traghettamento verso lo status sempre privilegiato di semplice ex parlamentare, corrono dalla fine del mandato sullo scranno più alto: quindi per Marini, presidente fino al 2008, terminano nel 2018, per Pera nel 2016, per Mancino e Scognamiglio l'anno prossimo. Anche alla Camera i dieci anni scattano dalla fine del mandato (quindi pure Fini godrà del suo status fino al 2023), ma con un'eccezione solo per gli ex presidenti ancora «in attività»: per Casini, tuttora parlamentare e per Violante e Bertinotti, in carica fino alla scorsa legislatura.

La Pivetti si inalbera contro «un regime di tagli forcaioli che colpisce chi come me e Ingrao con la Casta non c'entra nulla, buttando per strada onesti lavoratori». Ma ai piani alti c'è chi fa notare come Violante, Casini e Bertinotti siano tre personalità molto attive in politica (il primo conducendo in prima persona per il Pd le trattative sulle riforme), mentre Ingrao e la Pivetti ne sono fuori da molto tempo. In realtà, se si fosse seguito il principio fissato a Palazzo Madama, Violante, presidente della Camera dal 1996 al 2001, avrebbe dovuto lasciare i suoi uffici nel 2013, Casini nel 2016 e Bertinotti nel 2018.

Il caso esplode dentro l'ufficio di presidenza, chiamato a votare il bilancio di previsione del 2012. Che taglia la spesa rispetto al 2011 dell'1,85%, lasciando invariata la dotazione dello Stato fino al 2014. E anche qui si astengono in tre, il finiano Lamorte, Fallica di Grande Sud e Fontana.

«Ma la delibera sugli ex - si infervora la Mura - recepisce un decreto che aveva stabilito che i benefit alle più alte cariche istituzionali non siano a vita. La Camera si è voluta adeguare, ma si poteva chiudere tutto da questa legislatura, decidendo che i benefit terminassero subito per tutti. E non esiste che una delibera di tale importanza non ci venga comunicata prima e non sia inserita nella cartellina: un capolavoro fatto ad hoc...E poi 10 anni di transizione non hanno senso».

Ma non è questo il solo motivo di dissenso a turbare gli animi: Fontana protesta con i questori, «perchè benchè siano state tagliate molte voci, manca un approccio moderno. E a fronte di riduzione di stipendi e pensioni, non c'è un lavoro sulla struttura». Insomma, «che senso ha continuare a stampare tutti gli atti parlamentari (7 milioni di euro di spesa annua, ndr.) e vedere il commesso che li porta in giro col carrellino, quando ormai è disponibile tutto on-line?»

E da questa intemerata si scoprono dati che rimandano una fotografia in bianco e nero di un Palazzo dove ancora manca la copertura wi-fi: tutti i mesi, ognuno dei 630 deputati riceve 2000 fogli e buste intestate; ogni tre mesi sei gomme da cancellare, tre per le penne, tre per le matite; ogni anno 1000 fogli per fotocopie e un litro e mezzo di colla liquida. Scoppia pure un caso sui defibrillatori acquistati per le altre due sedi di San Macuto e Palazzo Marini. Il questore Mazzocchi del Pdl chiede: a cosa servono se il regolamento dice che li possono usare solo i medici in forza a Montecitorio?

2- PRIVILEGI TAGLIATI MA SOLO A INGRAO E PIVETTI
Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

Irene Pivetti dice che «tagliare i benefit agli ex presidenti significa solo tagliare posti di lavoro». Riferendosi evidentemente ai suoi collaboratori, da lei paragonati a servi della gleba della Russia zarista che, con la decisione di far cessare i privilegi degli ex presidenti della Camera dalla fine di questa legislatura, rischiano il posto. Non come quelli di Casini, Violante e Bertinotti. Perché questi tre, invece, sono salvi.

Diciamo subito che quando qualcuno rischia di perdere l'occupazione non c'è mai da essere contenti. Fatta questa premessa, è giustissimo che gli ex presidenti di Camera e Senato non debbano conservare a vita privilegi come l'auto blu, l'ufficio e la segreteria: quelli sì che fanno tornare in mente la Russia degli Zar.

Aggiungiamo che se questo discorso vale per chi ha ricoperto la seconda e la terza carica dello Stato, non si capisce perché non debba valere anche per figure come gli ex presidenti della Corte costituzionale o altissimi ex funzionari del Quirinale. Qual è, per esempio, l'ex potentissimo segretario generale Gaetano Gifuni.

Ma il modo con cui l'abolizione di queste prerogative è stata decisa dall'ufficio di presidenza di Montecitorio, quello richiama non la Russia zarista, ma piuttosto l'Unione sovietica. Perché il taglio è stato sapientemente architettato in modo da risparmiare per un bel po' tre ex presidenti di Montecitorio: appunto Luciano Violante, Pier Ferdinando Casini e Fausto Bertinotti.

La disposizione che rimuove i privilegi li conserva infatti ancora per dieci anni a partire dalla fine dell'attuale legislatura soltanto agli «ex» che siano deputati in carica (Casini) o che lo siano stati nella legislatura precedente (Violante e Bertinotti). Una discriminazione che, diciamo la verità, non ha alcuna giustificazione. Ma qualche sospetto, in compenso, lo fa sorgere.

Perché gli altri due ex presidenti attualmente in vita, i quali non hanno i requisiti richiesti per beneficiare dell'atterraggio morbido, sono gli unici che guarda caso non contano più niente: politicamente parlando, s'intende. Parliamo di Irene Pivetti, 49 anni fra quattro giorni, già esponente della Lega Nord, attualmente iscrivibile ai cani sciolti. Ma soprattutto del primo comunista a ricoprire l'incarico di presidente della Camera: Pietro Ingrao, un monumento della politica italiana. Al quale non potevano fare un regalo di compleanno migliore. Perché oggi, 30 marzo, Ingrao compie 97 anni. Che razza di auguri!

 

 

GIANFRANCO FINI LUCIANO VIOLANTE FAUSTO BERTINOTTI - Copyright PizzimontecitorioPIERFERDINANDO CASINI ing26 pietro ingraoIRENE PIVETTI

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…