piantedosi - salvini - meloni giorgia

IL PATTO È UN PACCO! - L'OK DEL PARLAMENTO EUROPEO AL PATTO MIGRAZIONE E ASILO SPACCA IN UN COLPO SOLO LA MAGGIORANZA DI GOVERNO E QUELLA EUROPEA: LA LEGA VOTA CONTRO L'ACCORDO NEGOZIATO DAL "SUO" MINISTRO DELL'INTERNO, MATTEO PIANTEDOSI - LA MELONI FA ESPRIMERE CON UN SÌ I FRATELLI D'ITALIA (E SI PRENDE I COMPLIMENTI DEL PPE), MA ORBAN SI INCAZZA: “È UN ALTRO CHIODO NELLA BARA DELL'UNIONE EUROPEA” – E IL PD VOTA CONTRO, IN DISSENSO CON I SOCIALISTI...

1 - MIGRANTI IL PATTO CHE DIVIDE

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”

 

matteo salvini giorgia meloni matteo piantedosi 3

Dopo otto anni di trattative, il Parlamento europeo ha dato il via libera decisivo al nuovo Patto migrazione e asilo [...] tra le proteste delle associazioni che [...] hanno denunciato "la fine del diritto d'asilo".

 

Si tratta di una riforma che rivede profondamente le regole per la gestione interna dei flussi migratori, introduce controlli più rigidi alle frontiere e corregge [...] le regole di Dublino: la responsabilità resta in capo ai Paesi di primo ingresso, anche se addolcita dall'introduzione del concetto di «solidarietà obbligatoria, ma flessibile».

donald tusk al congresso del ppe 1

 

Tutti dovranno contribuire, ma potranno scegliere se farlo accogliendo o pagando (20 mila euro a migrante). Niente quote obbligatorie, nemmeno nelle situazioni di crisi.

 

L'equilibrio [...] è stato trovato grazie a un difficilissimo esercizio diplomatico. Prima nei negoziati tra i governi, poi in quelli interistituzionali con il Parlamento Ue e infine tra i gruppi politici dell'Eurocamera, dove la maggioranza Ursula ha mostrato segnali di cedimento per lasciare il posto a una coalizione dai contorni decisamente inediti.

 

matteo salvini giorgia meloni matteo piantedosi 2

Il voto è rimasto in bilico fino alla fine e per tutta la giornata sono andate in scena trattative dell'ultimo minuto, non solo tra gli eurodeputati. Pare che Emmanuel Macron si sia mosso personalmente per cercare di convincere il premier polacco Donald Tusk: invano, visto che gli eurodeputati polacchi del Ppe hanno confermato la loro contrarietà, in dissenso con l'indicazione del gruppo.

 

Il pacchetto era composto da nove diversi provvedimenti legislativi e sarebbe bastata la bocciatura di uno solo per far crollare tutto il Patto. Ma non è andata così. Un momento "storico" per la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che però ha scatenato dure reazioni di segno opposto e spaccato le famiglie politiche al loro interno.

DONALD TUSK VIKTOR ORBAN

 

Se per Viktor Orban la riforma rappresenta «un altro chiodo nella bara dell'Unione europea» perché «aprirà le porte all'immigrazione clandestina», per Monsignor Gian Carlo Perego della Cei le nuove regole segnano «una deriva nelle politiche Ue sull'asilo e un fallimento della solidarietà europea».

 

Troppo aperturista per l'estrema destra, troppo disumano per la sinistra. Ma inseguendo le crepe che si sono create si capisce bene che la divisione non è soltanto politica. Dietro le spaccature ci sono anche ragioni geografiche - con una chiara contrapposizione tra i Paesi di primo approdo e quelli destinatari dei movimenti secondari - e dinamiche legate all'essere partito di governo o di opposizione. L'esempio più lampante lo si trova all'interno del gruppo dei socialisti-democratici, dove la delegazione Pd ha votato contro.

 

LA DERIVA ORBANIANA DELLA RAI - LA SCHEDA DEL PD

Un atto in dissenso con la linea ufficiale, sostenuta invece dai socialisti spagnoli, che proprio con il governo Sanchez avevano gestito la fase finale dei negoziati. Discorso per certi versi speculare nel gruppo dei Conservatori, ufficialmente fuori dalla maggioranza europea: i parlamentari di Fratelli d'Italia, forza di governo, si sono distinti per il loro sostegno al Patto (tranne per il regolamento sulla solidarietà obbligatoria), incassando i complimenti del Ppe per il gesto di «responsabilità». Fedeli alla linea anche i parlamentari di Forza Italia, mentre il M5S ha votato contro.

 

Ma la compattezza della maggioranza di governo si è sgretolata ancora una volta nell'Aula dell'Europarlamento. La Lega ha infatti scelto una strada diversa e non ha voluto sostenere l'accordo negoziato e siglato dal "suo" ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

 

Troppo rischioso lasciare le proprie impronte digitali su una riforma che, una volta in vigore, verrà usata come capro espiatorio per denunciare le inefficienze dell'Ue al primo sbarco utile. […]

 

ANTONIO TAJANI DONALD TUSK

Per l'entrata in vigore della riforma, ora manca solo l'ultimo via libera del Consiglio, ma si tratta più che altro di una formalità. A regime, le nuove regole imporranno rigide procedure di screening per i migranti che arriveranno alle frontiere esterne oppure che sbarcheranno in seguito a operazioni di ricerca e soccorso in mare.

 

Gli Stati avranno sette giorni di tempo per fare i controlli sanitari, di sicurezza e per raccogliere le impronte digitali e i dati biometrici che poi saranno conservati nel database di Eurodac. I negoziati tra Parlamento e Consiglio, terminati a dicembre, hanno stabilito che anche i bambini dai 6 anni in su dovranno sottoporsi a queste procedure (nella versione precedente era dai 14 in su).

 

I migranti che arrivano da Paesi con un tasso di riconoscimento delle richieste di protezione internazionale inferiore al 20% verranno incanalati verso la nuova procedura di frontiera e trattenuti in appositi centri, dove le loro domande d'asilo dovranno essere vagliate nel giro di dodici settimane. Dopodiché gli Stati avranno tre mesi di tempo per rimpatriarli. Saranno escluse le famiglie con bambini e i minori non accompagnati, «purché non rappresentino una minaccia per la sicurezza».  […]

 

2 - PD E LEGA VOTANO CONTRO FRATELLI D’ITALIA A FAVORE E I SOVRANISTI SI SPACCANO

Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

meloni orban

No dalla Lega, ma sì deciso dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. E in buona parte da Fratelli d’Italia, che vota sì a sette provvedimenti su nove. No dal Pd, che vota diversamente da buona parte del suo eurogruppo (S&D), oltre che dai 5 Stelle e dai Verdi.

La politica italiana si ridisloca intorno al Patto Ue sui migranti, in maniera diversa da quella determinata dagli schieramenti all’europarlamento e guardando ai ruoli nazionali di governo o opposizione. E alle Europee.

 

Non è una sorpresa, invece Forza Italia: per Antonio Tajani il Patto «è un passo importante che supera la stagione di Dublino. Mi pare che sia un risultato positivo che vede un’Europa finalmente protagonista».

 

Il voto sui nove articolati che compongono il lungamente atteso pacchetto immigrazione dell’Unione è ancora in corso. I sovranisti convocano un punto stampa per dire no a un patto «immigrazionista e nocivo per l’Europa». Ma Lega e Fratelli d’Italia non ci sono.

 

MANFRED WEBER - URSULA VON DER LEYEN - ROBERTA METSOLA - CONGRESSO DEL PPE

Per contro, dopo che il presidente del Partito popolare europeo (Ppe) Manfred Weber martedì si era chiesto se il Pd «è ancora un partito europeista», ieri i Democratici hanno votato contro all’europatto «perché il compromesso raggiunto è caratterizzato non soltanto da gravi e inaccettabili manchevolezze sul versante dei diritti umani, ma anche dal punto di vista degli interessi specifici dell’Italia».

 

I due gruppi sovranisti, i Conservatori e riformisti (Ecr) presieduti da Giorgia Meloni e Identità e democrazia (Id) cofondato dalla Lega, non aspettano la formalizzazione del voto. Convocano fuori dall’emiciclo una conferenza stampa in cui ci sono il Rassemblement national di Marine Le Pen e il Fpo austriaco (entrambi appartenenti a Id), insieme con i polacchi del Pis e gli spagnoli di Vox dall’Ecr. In più, ci sono gli ungheresi di Fidesz, il partito di Viktor Orbán che — fuoriuscito dal Ppe — oggi non è iscritto ad alcun gruppo. Ma appunto, gli italiani non si vedono. Come mai?

 

antonio tajani manfred weber congresso forza italia

Risponde secco l’ungherese Balazs Hidvegi: «Sulle loro posizioni differenti, chiedete a loro». Per la Lega, la risposta arriva con una nota. Il Patto è «una proposta deludente che non risolve in alcun modo il problema dei flussi illegali e clandestini lasciando sola l’Italia, ancora una volta». La Lega ha votato contro «dopo aver proposto soluzioni di buonsenso, tutte non prese in considerazione da un parlamento lontano dagli interessi» dei cittadini europei. […]

manfred weber antonio tajani congresso forza italia

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