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“CARO TONINELLI, SERVE UN CAZZO DI PONTE” – LO SFOGO DI UN GENOVESE SUI SOCIAL DIVENTA VIRALE: "CE NE BATTIAMO IL BELINO DELLA SUA MURAGLIA DI FERRO A 500 METRI DAL MARE (COSI’ ARRUGGINISCE IN UN ANNO) CON SALA GIOCHI, BAR E PARCO. NOI GENOVESI SIAMO PRATICI"- LUI REPLICA: "IGNORANTI, GUARDATE ISTANBUL" - INTANTO SI COMPLICA IL REBUS COMMISSARIO

toninelli

Giuseppe Gaetano per www.corriere.it

 

«Caro Ministro Toninelli, nel quindicesimo secolo, qua a Genova prendemmo dei sacchi blu che usavamo per custodire le vele delle navi e ci facemmo il primo paio di jeans. Blue Jeans infatti vuol dire Blu di Genova». La lettera al ministro delle Infrastrutture postata su Facebook da un cittadino genovese, Simone Pagano, ha raccolto oltre 14mila like e 12 mila condivisioni in mezza giornata di permanenza sul social: non male per un semplice utente, che non fa l'influencer di professione.

 

Il giovane passa in rassegna le imprese dei concittadini, dalla fondazione della prima banca al mondo alle battaglie della “Serenissima” Repubblica marinara, per sottolinearne il senso pratico, sempre volto a cercare soluzioni utili e razionali alle difficoltà incontrate nella loro storia; che mancherebbe invece all'esponente M5S, già criticato per essersi prestato alla messinscena del plastico del nuovo Morandi da Vespa.

 

toninelli

Toninelli ha ribadito e difeso da critiche e ironie la sua idea di un "ponte dei miracoli", dove si potrà bere, mangiare, incontrarsi al ristorante e far shopping nei negozi: là dove c'era un viadotto, insomma, ci sarà una sorta di maxi centro commerciale sullo stile del Ponte Gala a Istanbul (che però è quasi tutto pedonale ed è lungo meno della metà). E gli «ignoranti» che non capiscono il luna park che ha in mente, secondo il ministro, «sono rimasti fermi a 50 anni fa», quando sui cavalcavia ci si transitava con l'auto e basta. Un progetto sventolato con tale enfasi da valergli l'irriverente imitazione di Maurizio Crozza a "Di Martedì": «Non serve un luogo d'incontro ma un ponte, che possibilmente non crolli - ha esortato il cabarettista -. Invece di trovare idee, trovi un commissario».

 

«Dopo 45 giorni non c'è ancora un commissario»

Dello stesso tenore il messaggio dell'utente genovese: «Noi genovesi siamo pratici, non ce la stiamo a filare, a raccontare - scrive -. Facciamo le cose semplici e in poco tempo, perché il tempo è denaro. Non ce ne frega assolutamente nulla di avere un ponte “multifunzionale” con sala giochi, bar e un parco dove i bambini possono giocare». Non uno sfogo online come tanti, ma un'analisi tecnica e circostanziata: l'avveniristica infrastruttura di Toninelli dovrebbe infatti sorgere «nel quartiere più inquinato di Genova (provi a percorrere il ponte di Cornigliano coi finestrini tirati giù e ci dica se manderebbe i suoi figli a giocarci)»; «dentro al gretto di un fiume che, un anno si e un anno no, straripa alluvionando le zone circostanti»; e dulcis in fundo, proprio «a 400 metri all’unico centro commerciale degno di tale nome».

simone pagano vs toninelli

 

Il vero problema che è che «in 45 giorni non è stato ancora deciso il commissario, non si sa chi lo paga, chi lo progetta, chi lo costruisce, il suo bel decreto è stato fermato dalla Ragioneria di Stato perché “molto incompleto”». La requisitoria di Pagano è un crescendo: «Ce ne battiamo il belino della sua muraglia di ferro (a 500 metri dal mare, così arrugginisce in un anno) in mezzo al fiume con le altalene e Starbuck’s. Ce lo potremmo pagare anche noi genovesi il ponte, a patto che ci facciano le rate come al suo compagno di governo» attacca, a proposito dell'inchiesta sui 49 milioni sequestrati alla Lega. Il cittadino critica infine anche la "retorica" dei 43 piloni dedicati alle vittime del disastro, quando per onorarli servirebbero «una valanga di soldi per i propri famigliari» e «che i responsabili del crollo marciscano in galera».

 

 

2. TONINELLI LITIGA COL SUO STAFF

Giuseppe Salvaggiulo per la Stampa

toninelli vespa

 

Sono cinque le bozze del decreto Genova vorticosamente girate tra i ministeri (e non solo) nelle ultime due settimane. La redazione dei testi legislativi non è mai semplice. Due giorni fa un alto magistrato, a lungo negli staff ministeriali, interpellato da un deputato perplesso citava Bismarck:

 

«Meno le persone sanno come vengono fatte le salsicce e le leggi, meglio dormono la notte». Ma qui a dormire i primi sonni agitati della legislatura è il governo gialloverde. Basta leggere su Facebook i 6500 commenti furibondi con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che, postando una foto del ponte Galata di Istanbul, dà dell' ignorante e chi lo critica e auspica anche per il nuovo Morandi ristoranti e movida. Peccato che il Galata, per tacere il resto, non sia un ponte autostradale.

crozza toninelli

 

Al di là delle veline contro i ragionieri del ministero dell' Economia, la definizione corrente della vicenda è ormai «pasticcio». Di Maio e Toninelli avevano fin dall' inizio avocato la gestione del caso Genova, prendendo due impegni ripetuti e solenni: togliere la concessione ad Autostrade ed escluderla dalla ricostruzione.

 

Affidata urbi et orbi a Fincantieri, anche se esperta di navi e non di ponti, in quanto impresa a controllo pubblico (il che in materia di appalti è irrilevante: trattasi di Spa quotata in Borsa, quindi azienda come tutte le altre).

 

Sia gli alleati che i giuristi degli uffici legislativi avevano suggerito prudenza, per diverse ragioni. Primo: non si può cancellare una concessione per decreto, senza un preliminare accertamento di cause e responsabilità del crollo. Secondo: non si può assegnare un lavoro pubblico, per giunta così rilevante, d' imperio e senza gara. Terzo: una soluzione giuridicamente fragile avrebbe esposto a contenziosi decennali e assai onerosi.

 

Nei giorni scorsi Giancarlo Giorgetti aveva dato voce alla frustrazione che si era diffusa negli ambienti di governo, non solo leghisti. La riduzione del danno era diventata l' unico obiettivo praticabile, mentre le bozze si moltiplicavano e si avviava un' avventurosa trattativa con l' Ue a caccia di una deroga impossibile.

 

crozza toninelli

Giorgetti aveva ottenuto che si separassero le due questioni: concessione (su cui resta in piedi la procedura amministrativa) e ricostruzione. Ma sul resto Toninelli aveva tirato dritto. Vane le obiezioni dei due fini giuristi che ha chiamato al ministero. Come capo dell' ufficio legislativo Alfredo Storto, stimato giudice del Tar Lazio con esperienza sia nei ministeri che alla presidenza del Consiglio. Come capo di gabinetto Gino Scaccia, costituzionalista che ha lavorato anche alla Consulta.

 

Negli ultimi giorni, tra ministro e staff si registra una crisi di fiducia. Da un lato Toninelli imputa ai tecnici di non aver tradotto con determinazione e rapidità le sue indicazioni in un testo normativo. Dall' altro i giuristi lamentano la difficoltà di inseguire gli annunci politici con norme corrette. Solo nella tarda serata del 21 settembre, dopo l' ennesima riunione, compare nella bozza la formula dell' appalto a trattativa ristretta con cinque aziende invitate. Una soluzione di compromesso che i tecnici rimettono «a valutazione politica» per evitare un frontale con il Quirinale. Ma passano altri 4 giorni prima che Toninelli accetti la «riduzione del danno».

 

toninelli

Anche il dipartimento legislativo di Palazzo Chigi era consapevole delle falle del decreto. Ma chi si attendeva dal premier, giurista anch' egli, una moral suasion nei confronti di Toninelli è rimasto deluso. Nulla ha potuto fare il Quirinale, in assenza di una preventiva consultazione informale, come da prassi per i decreti. E nulla ha potuto dire l' Autorità anticorruzione, che Toninelli non ha ritenuto di consultare e di cui sono noti i dubbi su forzature delle regole degli appalti. Del resto i rapporti tra governo e Anac sono ai minimi termini.

 

Non stupisce, in questo contesto, che a 43 giorni dal crollo non ci sia non solo il nome del commissario, ma nemmeno il profilo (che di regola dovrebbe precedere la definizione dei poteri in un decreto). Nel governo ci sono idee diverse anche su questo. C' è chi vuole un politico, possibilmente del territorio (il sottosegretario leghista Edoardo Rixi). Chi - i grillini - una figura terza e forestiera. Diversi i nomi sondati, dal costituzionalista Alfonso Celotto all' architetto Iolanda Romano. Ma con quali regole d' ingaggio? Con quali margini di indipendenza da un ministro così interventista? Dallo staff filtrano timori che la ricerca si riveli più complicata del previsto.

TONINELLI AL MARE DURANTE L'EMERGENZA A GENOVADANILO TONINELLItoninelli

 

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