NON DITELO A MULLER! - LA NEO-ASSESSORA RAVERA: “UN ANNO DI PAUSA PER IL FESTIVAL DEL CINEMA? UNA POSSIBILITÀ”…

Michela Greco per "www.paesesera.it"
Nella giunta degli "esterni" e con il record rosa di 6 assessore donne su 10, è Lidia Ravera la titolare della cultura dell'era Zingaretti. Scrittrice di lungo corso lanciata nel 1976 dal celeberrimo Porci con le ali, ormai macina romanzi al ritmo di uno l'anno (l'ultimo, appena uscito, è Piangi pure), e in molti sono rimasti sorpresi dall'accettazione di questa nomina per cui circolavano altri nomi, come Monique Veaute e Giancarlo De Cataldo, ad esempio.

E se, sulle pagine di Paese Sera i 100Autori l'hanno accolta con entusiasmo chiedendole di "ripartire dal cinema", il Coordinamento Cultura Bene Comune le ha riservato un'accoglienza più fredda. Mentre è dal suo settore che sono piovute le critiche più aspre, con lo scrittore Christian Raimo che ha commentato il suo incarico con un secco "lutto nel mondo della cultura", per twittare poi "Cosa la rende una persona autorevole? Cosa rappresenta? Quale visione ha mostrato negli ultimi anni? Dov'era?".

Era a scrivere i suoi libri. E ora si ritrova a dover governare un settore che, solo nell'audiovisivo, conta il 70-80% degli occupati nazionali, che ha vissuto una "guerra" intorno al veltroniano Festival del Cinema, che attende da anni una legge quadro per l'audiovisivo e regole più certe e moderne in merito allo spettacolo dal vivo e all'editoria indipendente. Oltre che un mare di debiti con gli operatori. Milioni di euro.

Assessore, qual è la prima cosa che ha fatto una volta preso possesso delle sue stanze?
Mi sono fatta dare l'elenco di tutti i debiti dell'Assessorato alla cultura, sezione per sezione: sono spaventosi. La parte austera e femminile che è in me ha avuto un tracollo per una situazione più compromessa di quanto mi aspettassi.

Ho già parlato anche con l'assessore al bilancio, che per fortuna è anche lei una donna concreta e fattiva, e ho chiesto se sarà possibile pensare a un piano di rientro: penso che si potrà fare. La priorità è sanare i debiti pregressi perché gli operatori culturali non possono essere presi in giro in questo modo. Non so però con quale tempistica perché la situazione è grave.

Che stima c'è dell'entità dei debiti, all'incirca?
Nell'ordine delle decine di milioni. La colpa non è solo della giunta Polverini, sicuramente la peggiore perché era occupata a fare il proprio interesse e non a gestire il denaro pubblico per realizzare progetti, ma ci sono situazioni di disavanzo anche dalle giunte precedenti di Marrazzo e Storace.

Sono divenuta assessore da tre settimane e contano per me i 60 anni precedenti in cui sono stata una cittadina. Vedo queste cose con gli occhi sbalorditi di una che non ha mai fatto politica di professione, e ci tengo a mantenere il mio sbalordimento.

Che ne sarà della legge regionale per il cinema, redatta dalla giunta precedente e mai attuata?
Voglio mettermi davanti a un tavolo con tutti i rappresentanti del settore, e metterci mano ascoltando tutte le voci. Non solo dei più grossi, che bene o male se la cavano comunque, ma anche di tutti gli altri. La situazione è terrificante, il cinema è stato strozzato, i bilanci sono spaventosi: questo vuol dire che la seconda azienda del Lazio, la filiera dell'audiovisivo, è in ginocchio. Ciò significa un tasso di disoccupazione diffusa elevatissimo. Il cinema è una delle industrie portanti del Lazio e per la Regione è fondamentale che le produzioni ripartano e non delocalizzino.

La legge precedente, mai stata operativa, non favoriva tutti nello stesso modo. Ma voglio approfondire, è una sensazione. Poi c'è l'enorme problema della digitalizzazione delle sale. E ci sono i carrozzoni messi su dalla giunta precedente. Ora vedremo se sono sperperi di denaro pubblico. Si possono fare cose molto più snelle quando non si hanno problemi di piazzare gente che ti porta voti.

Si riferisce anche al festival del cinema?
C'è una situazione debitoria spaventosa, superiore alle possibilità di far finta di niente. E' una situazione che va valutata tutti insieme. Ci facciamo fagocitare tutti i soldi dal festival del cinema e strozziamo le piccole imprese? Non mi pare giusto. Il cinema deve ricominciare a produrre, c'è gente alla canna del gas. Si fa poco e facendo poco non si fa bene.

Non posso entrare più nei dettagli perché è da poco che ho assunto il compito e che macino questa materia da questa parte della barricata, ma bisogna ricominciare a dare poco a tanti, piuttosto che tanto a pochi. Altrimenti non si fa ripartire niente e si dà, soprattutto ai giovani, la sensazione che non hanno nessuna possibilità di farcela.

Quindi si tratterà di snellire il festival?
Bisogna ragionare sulla tempistica, sulla qualità e quantità e su un'eventuale fase transitoria. Poi spero che saranno superate le difficoltà attuali, ma di sicuro non quest'anno, perché la situazione è tremenda e bisogna che la gente lo sappia.

Il festival quindi potrebbe saltare quest'anno? Fare un anno di pausa per ricominciare poi con altre premesse?
E' un'eventualità, ma è presto per dirlo perché non sono decisioni verticistiche. Ci si mette attorno a un tavolo e si vede tutti insieme come farcela. Di sicuro nessuno qui mangerà mai più pane e caviale. Grazie al cielo Zingaretti ha preso 10 persone cristalline che non hanno nessun interesse privato.

E il Fiction Fest?
E' letteralmente una voragine sulle spalle della Regione. Gli anni del gigantismo a babbo morto sono finiti. Invece di promettere e non dare, non si promette più. Bisogna andare a prendere per il collo quelli che hanno gestito male il denaro pubblico fino adesso. Noi sicuramente non lo faremo.

Che ne sarà della Legge 32 per lo spettacolo dal vivo? Risale al 1978 e gli operatori ritengono non sia più adeguata.
Sto cominciando a incontrare gli operatori dello spettacolo dal vivo. Il principio è lo stesso, restituire i soldi e fare in maniera consapevole. Penso che più si hanno idee e meno si ha bisogno di soldi. Ho fede che si riesca a continuare ad andare avanti anche in questo periodo di difficoltà estrema.

Metterà quindi mano alle leggi di settore?
Le leggi sono una priorità assoluta, quelle sullo spettacolo dal vivo e la legge quadro sul cinema sono i primi appuntamenti di maggio.

E' favorevole a una consulta permanente per un dialogo con gli operatori culturali?
Purché sia snella e non costosa, il contrario di un carrozzone. Non possiamo permetterci di buttare i soldi per fare commissioni con Cda, funzionari, dirigenti e biscazzieri. La mia missione è mantenere la relazione tra chi produce cultura e chi la finanzia, la sostiene e la patrocina. Dobbiamo ridurre la distanza enorme che si è creata tra i cittadini e le istituzioni. Vorrei che il Lazio, in questo senso, diventasse il laboratorio di una buona politica.

Cosa pensa di fare per tutelare i librai e gli editori indipendenti, numerosi nel Lazio e in grande difficoltà?
Le librerie devono essere aiutate a non essere strozzate dagli affitti. Ho chiesto di fare un'anagrafe di tutti i luoghi che la Regione possiede e che non sono utilizzati, o sono utilizzati male: si possono offrire a chi vuole aprire una libreria o spostare la sua perché chiedono affitti insensati. Ma sono contraria ai finanziamenti a pioggia.

Quindi punta a usare meglio le risorse esistenti.
Entrando all'assessorato alla cultura ho trovato decine di persone di prim'ordine, competenti, intelligenti, animate da spirito di servizio che sono state in frigo due anni e mezzo. Bisogna rimotivare le persone: l'appassionante lavoro di migliorare la qualità della vita dei cittadini di questa regione passa fondamentalmente attraverso la cultura.

Usandola bene si creano posti di lavoro per tutti, senza nepotismi e con bandi puliti. La cultura può produrre reddito, anzi è il nostro petrolio. O impariamo a fare azienda sui nostri beni culturali o siamo destinati a morire miserabili nella regione più ricca di beni culturali di tutto il mondo. Sarebbe assurdo.

Con la cultura si può mangiare, quindi.
Ho rinunciato alla mia libertà e alla mia vita da privilegiata per impegnarmi alla Regione Lazio, perché per 5 anni voglio provarci. Bisogna invertire questa tendenza vergognosa. Il mio è un grande sacrificio: il primo maggio di ogni anno parto per Stromboli e ci rimango fino alla fine di ottobre, da dove produco reddito seduta sul mio terrazzo. Se ho rinunciato a tutto questo deve valerne la pena.

Come risponde alle critiche di chi non ha accolto bene la sua nomina dicendo che non aveva un passato politico e un progetto?
Non ho chiesto questo assessorato, me l'ha proposto il presidente Zingaretti che ha pensato che proprio la mia estraneità alla politica e la mia partecipazione alla cultura potevano essere la carta giusta. Non so se ha fatto bene. Penso di essere una persona molto libera, col mio mestiere di scrittrice guadagnavo di più che come assessore e avevo una vita libera molto felice.

Tuttavia, avendo detto per tutta la vita che le donne, la società civile e le persone per bene devono fare un turno nella gestione della cosa pubblica perché è un dovere dei cittadini, mi sarebbe sembrato incoerente dire di no. E poi la cultura mi appassiona molto, mentre la politica zero. Sto cercando di farmi strada nell'intricato bosco della politica, di scavare un sentierino e capire come si fa.

 

 

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