CASALEGGIO PERDE I PEZZI: LA SUA DITTA NON CURERÀ PIÙ I SITI DI CHIARELETTERE E “CADOINPIEDI”

Francesco Oggiano per "Vanity Fair"

Il guru è dimezzato. Dopo l'estate perderà il maggiore cliente che ha in tasca dopo Beppe Grillo: il potentissimo gruppo editoriale Mauri Spagnol. A quanto risulta a VanityFair.it, Gianroberto Casaleggio non gestirà più la comunicazione online delle case editrici controllate dal gruppo (Longanesi, Garzanti, Guanda, Corbaccio e Chiarelettere) e soprattutto dirà addio a Cadoinpiedi.it e ai suoi 150 mila visitatori unici al giorno.

IL PORTALE CADOINPIEDI.IT
Erede del blog Voglioscendere.it di Marco Travaglio, Pino Corrias, e Peter Gomez, il portale era stato sviluppato dalla Casaleggio Associati nel marzo 2011 per conto di Chiarelettere, casa che pubblica i libri scritti dagli stessi Casaleggio e Beppe Grillo (l'ultimo, Il Grillo canta sempre al tramonto). L'obiettivo era quello di costruire una piattaforma per la diffusione delle opinioni di un centinaio di firme, in gran parte autori della casa editrice.

LE CAUSE
Già in passato i legami tra il co-fondatore del Movimento 5 Stelle e Chiarelettere erano stati al centro di numerosi dibattiti in rete, vista anche la partecipazione azionaria della seconda ne Il Fatto Quotidiano di Antonio Padellaro e Marco Travaglio. Adesso la rottura, frutto anzitutto di un'evoluzione digitale della casa editrice. La creazione di un'area web interna ha reso superfluo infatti l'affidamento della gestione online a una ditta terza. Meglio guidare un camion da soli che salire su un treno più veloce guidato da altri, è il ragionamento fatto dai dirigenti del gruppo Mauri Spagnol.

LA DOTTRINA GIANROBERTO
Tanto più se il treno viene guidato in modo non convincente. Una delle caratteristiche della Casaleggio Asociati è quella di offrire prodotti «chiavi in mano»: dalla creazione dei siti alla pubblicazione degli articoli, fino alla loro diffusione sui social network, sono Gianroberto e soci a occuparsi di tutto.

La strategia, perfetta se il cliente è una farmacia o una fabbrica di alluminio, diventa scivolosa se il cliente ha come ragione sociale la diffusione di contenuti e idee e vuole naturalmente dettare la sua linea editoriale. Difficile applicare la dottrina Gianroberto a una casa editrice (vedi Chiarelettere) un giornale (vedi la trattativa saltata con Il Fatto Quotidiano nel 2011) o un partito (vedi la rottura con l'Italia dei Valori del 2010).

GLI ACCESSI
Nel mirino dei dirigenti Mauri Spagnol sono finite anche la gestione dei social network, ritenuta approssimativa, e la «bontà» dei pur numerosissimi accessi registrati dal portale Cadoinpiedi.it. I risultati di una ricerca visionata dai dirigenti sarebbero stati deludenti. Molte delle visite quotidiane a Cadoinpiedi.it proverrebbero da link originati dal circuito Beppegrillo.it. Gli articoli più visitati non sarebbero quelli a firma degli autori Chiarelettere, ma quelli scritti dai collaboratori della Casaleggio Associati e incentrati sul gossip.

L'AVVENTURA POLITICA
Infine, l'avventura politica di Gianroberto. L'impresa non costituisce la ragione principale della fine della collaborazione, ma non ha certo fatto piacere a un gruppo editoriale che vuole pubblicare autori di tutti gli orientamenti politici.

LA SOCIETA' IN ROSSO
La rottura arriva come una mazzata per Gianroberto Casaleggio e la sua azienda. Ormai quasi esclusivamente focalizzata sulla gestione del Movimento 5 Stelle e reduce dal bilancio in rosso del 2011 per 56 mila euro, la società milanese rischia di rimanere nuovamente all'asciutto di utili e di clienti.

I CLIENTI PERSI
Già nel 2007 Gianroberto aveva perso la gestione della comunicazione online dell'Italia dei Valori, complici i mal di pancia del gotha del partito insofferente davanti al credito di cui godeva quell'imprenditore riccioluto nei confronti dell'ex pm. Nel 2010 era stata la volta del Fatto Quotidiano. Inizialmente contattata per lo sviluppo del sito, la Casaleggio vide fallire la trattativa a seguito di divergenze sul prezzo del lavoro e sui compiti previsti dalla società. Pare che anche in quel caso Casaleggio volesse mettere becco sui contenuti.

 

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