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CASAMONICA SHOW – RESPONSABILI PER IL FUNERALE DA PADRINO? NESSUNO – I PRIMI RAPPORTI INDICANO COMMISSARI DI POLIZIA E UFFICIALI DELL’ARMA TROPPO IN BASSO E RENZI NON VUOLE PASSARE PER QUELLO CHE FA VOLARE GLI STRACCI – E DI TOCCARE IN QUALCHE MODO GABRIELLI E ALFANO NON SE NE PARLA NEPPURE

1.RESPONSABILITÀ DI BASSO LIVELLO?MA RENZI NON VUOLE CAPRI ESPIATORI

Fabio Martini per “La Stampa

 

A 48 ore dalla figuraccia mondiale del funerale-show, il governo ha ricostruito pezzo per pezzo come sono andate le cose, ma per il momento preferisce tenere tutto per sé. In altre parole ora il governo sa, ma non ha ancora una sua versione ufficiale dei fatti. Ieri pomeriggio Matteo Renzi, dai luoghi della sua vacanza, ha chiesto ad Angelino Alfano di esporsi e il ministro dell’Interno ha prodotto una nota molto assertiva sul futuro («Quanto avvenuto non accada mai più») ma che glissa su tutti i passaggi-clou della vicenda, preoccupandosi invece di tutto quel che non dovrà accadere in futuro.

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La vicenda Casamonica è stata ricostruita nel dettaglio grazie ad un’indagine svolta negli ultimi due giorni dal prefetto di Roma Franco Gabrielli e i cui passaggi essenziali sono stati resi noti al presidente del Consiglio e al ministro dell’Interno. L’imbarazzo di palazzo Chigi è legato a due ragioni. La prima riguarda la «gestione burocratica» che emerge da tutti i passaggi, una gestione che sembrerebbe circoscrivere le responsabilità soggettive al primo livello, quello territoriale: stazione dei carabinieri, commissariato in primis. E dunque, si è valutato che sarebbe controproducente offrire agli italiani lo «scalpo» di un tenente o di un ispettore.

 

Offrendo in quel modo il destro ad una prevedibile reazione collettiva del tipo: se la prendono sempre con i più deboli. ?E d’altra parte, si ragiona ancora ai piani alti del governo, altrettanto insidioso sarebbe ipotizzare una «responsabilità oggettiva» che coinvolgesse il questore Nicolò D’Angelo o il prefetto Franco Gabrielli, due alti dirigenti del Viminale considerati tra le risorse migliori a disposizione.

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In particolare il prefetto Gabrielli; a lui il presidente del Consiglio intende conferire l’incarico, nel prossimo Cdm, di coordinatore del Giubileo, un incarico che si giustifica proprio perché tra le materie da coordinare (assieme a Comune, Regione e Vaticano) c’è anche l’ordine pubblico, che invece ha fatto registrare una falla così enorme.?Renzi non prende in considerazione, neanche come lontana ipotesi, una responsabilità oggettiva che possa coinvolgere la sfera politica.

 

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In parole povere il ministro dell’Interno Angelino Alfano... A palazzo Chigi escludono qualsiasi chiamata in causa del Viminale per una ragione politica: per Renzi l’Ncd di Alfano è uno degli architravi decisivi per attraversare il difficile autunno che attende il governo. I 33 senatori dell’Ncd sono decisivi e i segnali degli ultimi giorni non sono rassicuranti. Si racconta (ma mancano conferme ufficiali) che la sede nazionale dell’Ncd sarebbe in via di chiusura, mentre «l’approdo alla maggioranza del gruppo di Verdini - osserva un senatore dal forte intuito per questi movimenti come Paolo Naccarato - potrebbe togliere... il senso di colpa a diversi senatori, tentati dall’idea di tornare con Berlusconi o magari di avvicinarsi alla Lega...».

 

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Nel prossimo Cdm, previsto per venerdì, la questione Roma sarà al centro della discussione: i probabili commissariamenti di alcuni municipi sembrano destinati a passare in ombra rispetto all’estrema «permeabilità» di Roma alla vigilia di un evento come il Giubileo. Anche la consueta arma di scaricare qualsiasi problema sul capro espiatorio Marino in questa occasione si è dimostrata scarica: il Comune non ha responsabilità dirette nella vicenda ed è stato addirittura palazzo Chigi a dover smentire la telefonata (accreditata da alcuni giornali) del presidente del Consiglio al sindaco di Roma nella quale gli avrebbe chiesto conto. Quella telefonata non c’è mai stata.

 

2. “AVESSI SAPUTO CHE ERA LUI, GLI AVREI REGALATO DUE CAVALLI IN PIÙ”

Stella Cervasio per “La Repubblica

 

«Per noi è tutto normale». Ciro Cesarano, quattro generazioni nelle pompe funebri in un paese alle tra Napoli e Caserta, Calvizzano, ha fornito la carrozza e i cavalli al funerale di Vittorio Casamonica. «Non sapevo che fosse lui, ma se l’avessi saputo gli avrei regalato due cavalli in più: erano zingari, i cavalli li hanno nel sangue».

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Pensa davvero che è tutto normale?

«Funerali come quello ne facciamo tutti i giorni. 350 in un anno».

 

Ma non sempre si tratta di nomi della malavita.

«Se noi dei morti consideriamo quello che hanno fatto in vita, dopo, boss o politici, nella bara sono tutti uguali».

 

Se fossero tutti uguali non userebbero cavalli e musica del Padrino…

«I cavalli non sono uno sfarzo, loro sono come Moira Orfei e la gente di circo, amano i cavalli. Noi abbiamo dato i carri anche per il film su San Giuseppe Moscati con Fiorello. Con i cavalli hanno portato anche i santi al cimitero».

 

Ora paragona i santi ai boss?

«Era libero, non è morto in carcere. I funerali vengono vietati dal questore quando si tratta di morti ammazzati, per ragioni di ordine pubblico».

 

Certo nessuno vi ha vietato niente…

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«Il divieto c’è anche se uno ha la sorveglianza speciale. Noi abbiamo fatto il funerale del padre nel ‘90 a Roma: il permesso lo firmò il sindaco Vetere. Ci sono stati la scorsa settimana i funerali di un imprenditore ex pescatore di Pozzuoli con il tiro a sei, e hanno sparato anche i fuochi artificio. Queste semmai sono cose da boss, non quelle di Roma. Bacoli, Frattamaggiore, i funerali così sono comuni, pure con la banda, un fatto naturale. Le leggi bisogna saperle. Se facciamo resuscitare Casamonica voglio vedere chi può vietargli il funerale. L’elicottero e i manifesti non vanno. Quelli sono stati affissi sulla proprietà della Chiesa, e noi lì non siamo autorizzati. Chissà il prete che ha dato il permesso...».

 

Vi hanno mai vietato un funerale?

«Quello di Angelo Nuvoletta (figlio del boss camorrista legato ai corleonesi Lorenzo, ndr), tornato dal carcere di Parma a Marano da morto ».

 

Ha guadagnato molto?

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«Mi ha pagato l’agenzia Az e EuroCof di Roma. Ho capito che si trattava di un Casamonica solo quando sono arrivato vicino all’Ikea. Ci chiamano perché solo la mia ditta può portare i cavalli in trasferta. Noi affittiamo per 2500 euro all’agenzia che non so quanto chieda ai clienti. Quindici giorni fa si è bloccata tutta Ostia per il carro e i cavalli della regina degli zingari, una parente della stessa famiglia, ma nessuno ne ha parlato. Se vengono a ordinare un funerale devo dire scusate datemi il certificato penale?».

 

 

3. «I CAVALLI CI SONO SEMPRE»

da “La Stampa

 

Nella cultura rom il cavallo è un simbolo: rappresenta la libertà. E il fiore veicola l’idea di purificazione. Cavalli e rose non mancano mai in un funerale rom. A spiegarlo è Alexian Santino Spinelli, rom italiano, musicista e docente universitario. «Quando è morto mio nonno - racconta - anche il suo feretro è arrivato davanti alla chiesa a bordo di una carrozza trainata da cavalli, accompagnato da petali di fiori e banda. Noi cerchiamo di onorare il defunto, anche il più umile dei rom». Spinelli non nega gli aspetti che hanno reso il funerale un caso, ma è convinto che l’ignoranza delle tradizioni rom abbia contribuito a esasperarlo.

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