LEGGE AFFOSSA SALLUSTI - LA CASSAZIONE CE LA STA METTENDO TUTTA PER FARLO RISULTAR SIMPATICO ANCHE A CHI NON LO POTEVA VEDERE - PER I GIUDICI HA UNA “SPICCATA CAPACITÀ A DELINQUERE” - SALLUSTIONI: “PAROLE INFAMI” - SECONDO LA LEGGE APPROVATA DAL SENATO PER SALVARLO, LA PENA PER IL DIRETTORE “È AUMENTATA QUALORA L’AUTORE SIA UN GIORNALISTA PROFESSIONISTA SOSPESO O RADIATO DALL’ORDINE” - COME “DREYFUS” FARINA...

1 - DAGOREPORT
Qualcuno avvisi Sallusti che nella legge "salva Sallusti" oggi approvata dalla Commissione del Senato c'è un articoletto affossa Sallusti. Quello per cui "la pena (per il direttore, ndr) è aumentata qualora l'autore sia un giornalista professionista sospeso o radiato dall'Ordine". Tipo Renato Farina, alias Dreyfus, il ciellino amico dei Servizi che (non) ha firmato il pezzo condannato dalla Cassazione.

2 - LE ACCUSE A SALLUSTI DELLA CASSAZIONE E LUI: PAROLE INFAMI
«SPICCATA CAPACITÀ A DELINQUERE, È RECIDIVO»
Gianni Santucci per il "Corriere della Sera"

Prima riconoscono che il carcere per la diffamazione è «un'ipotesi eccezionale». Ma poi, per sostenere la loro scelta, i giudici della Cassazione parlano di «spiccata capacità a delinquere, dimostrata dai precedenti penali dell'imputato» (il riferimento e a «sette pregresse condanne per diffamazione, di cui sei» per omesso controllo da direttore). Al centro del ragionamento rimane comunque la «gravità» del fatto.

È con queste motivazioni che la Suprema corte ha confermato i 14 mesi di reclusione per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti. Che ieri ha affidato il suo primo sfogo a twitter: «Chi ha scritto sentenza contro di me è persona infame». E in seguito ha argomentato: «Non si può giocare con la vita delle persone, il presidente della Cassazione dovrà risponderne anche a mio figlio».

Il futuro prossimo di Sallusti resta da oggi in bilico tra i tempi della giustizia per «eseguire la sentenza» e la riforma della legge sulla diffamazione in corso in Parlamento. Il direttore del Giornale ha comunque già fatto sapere che non chiederà l'affidamento ai servizi sociali, una possibilità prevista dalla legge e che gli avrebbe permesso di evitare il carcere.
La vicenda riguarda due articoli che apparvero su Libero nel 2007, quando Sallusti era direttore di quel quotidiano.

Li firmava con lo pseudonimo «Dreyfus» Renato Farina, l'«agente Betulla» che si è dimesso dall'ordine dei giornalisti dopo che sono emersi i suoi rapporti (remunerati) con i servizi segreti. In quegli articoli Farina-Dreyfus attaccava il giudice tutelare Giuseppe Cocilovo, addebitandogli di aver ordinato a una tredicenne di abortire, portandola alla follia. La Cassazione ieri ha spiegato che la ricostruzione era completamente falsa, ma che Libero montò comunque un'«illecita strategia di intimidatrice intolleranza».

«Il dolo» di Sallusti, secondo i giudici, viene «ulteriormente rafforzato» sia «dalla mancata rettifica della notizia palesemente falsa», sia dalla prosecuzione, nei giorni successivi, della «crociata» contro il magistrato. Una «legittima posizione critica» antiabortista ha avuto «come premessa e base storica fatti mai avvenuti e mai commessi». L'Alta corte conclude: «Il diritto di mentire» non c'è e ai giornalisti non può essere riconosciuta alcuna «zona franca».

Lette le motivazioni della sentenza, Sallusti ha attaccato il presidente della Corte: «Mi auguro che questo giudice venga cacciato dalla magistratura. Non si può giocare con la vita delle persone». E ancora: «Non si dà del delinquente a un giornalista che non ha mai avuto una condanna penale. Non c'è nessuna reiterazione del reato, c'è solo un articolo, neanche scritto da me, che a ben guardare non è neanche diffamatorio perché non si cita nessuno e si parla per assurdo».

Dello stesso tono il commento del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «La sentenza è un manifesto politico di parte fondato per di più su insulti e non su una motivazione giuridica». Mentre il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, spiega di avere «diversi procedimenti contro Il Giornale. Ma sono tra i primi a dire che non bisogna mandare in carcere i giornalisti». Conclude Sallusti: «La Procura, se non è vigliacca, deve avere il coraggio di venirmi ad arrestare e può farlo anche subito».

 

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