berlusconi marchio

IL CAV BREVETTA IL SUO NOME PER REGGICALZE, FRUSTE, SEDILI GONFIABILI – MA SCOPRE CHE IL MARCHIO “BERLUSCONI” E’ GIA’ DEPOSITATO: DALLA NIPOTE PER IL SUO VINO – IL BREVETTO IL VISTA DELLE ELEZIONI: SILVIO NON SI FIDA UN GRANCHE’ DI “FARSA ITALIA”… 

 

Franco Bechis per Libero Quotidiano

 

La lettera è partita dall' ufficio brevetti e marchi dell' Unione europea (Euipo) il 22 maggio scorso. Diretta allo studio Perani & Partners di piazza San Babila e attraverso loro anche al cliente più famoso che hanno: Silvio Berlusconi. Per avvisarlo che c' è una piccola grana nella pratica da lui avviata fin dall' autunno scorso per ottenere la registrazione di un marchio di cui va fierissimo: «Berlusconi».

silvio berlusconi forza italiasilvio berlusconi forza italia

 

Il Cavaliere infatti dopo avere brevettato nei vari anni una ventina di sigle di partito nel registro comunitario, aveva deciso che in fondo il migliore marchio esistente anche in politica è il suo stesso cognome. Chissà se aveva messo le mani avanti pensando alle incertezze della politica e alla sua lunga incandidabilità: con una lista o un partito chiamato così, «Berlusconi», sull' elettorato a lui affezionato ci sarebbe lo stesso identico effetto di una sua candidatura anche senza avere ancora il via libera della corte di giustizia europea, presso cui da lungo tempo pende il suo ricorso contro l' applicazione retroattiva della legge Severino.

 

luna paolo alessia berlusconiluna paolo alessia berlusconi

La pratica come è tradizione ha avuto un suo lungo percorso, e anche qualche incidente. Tanto è che lo studio Perani & Partners ha scritto più volte all' ufficio dell' Unione europea per la proprietà intellettuale (che ha sede ad Alicante, in Spagna), lamentando qualche imprecisione nella accettazione pro tempore di quel marchio brevettato. Ad esempio l' ufficio si era dimenticato di registrarlo anche per i «servizi di commercio elettronico, ovvero fornitura di informazioni su prodotti tramite reti di telecomunicazione per scopi pubblicitari e di vendita».

 

E la correzione è stata fatta: il marchio Berlusconi deve essere anche vendibile e commercializzabile in quel segmento secondo i legali del cavaliere. Messo piano piano tutto a posto è arrivata nel gennaio scorso la prima registrazione ufficiale del marchio Berlusconi. Ma qualche settimana fa si è scoperto un piccolo incidente: ad avere fatto la stessa identica domanda per ben due volte c' è già un Berlusconi.

BERLUSCONI ALL'INCONTRO CON I GIOVANI DI FORZA ITALIABERLUSCONI ALL'INCONTRO CON I GIOVANI DI FORZA ITALIA

 

Per fortuna del Cavaliere non si tratta di un vero avversario o di un omonimo, ma di un membro della sua stessa famiglia. Ad avere avviato la stessa identica pratica comunitaria è infatti la nipote - figlia del fratello Paolo - Alessia Berlusconi, che ha chiesto di registrare quel cognome sia come marchio verbale utilizzabile su più prodotti, sia per lanciare una etichetta di vini.

 

Questa a dire il vero è già commercializzata in Italia da un po', sotto il marchio «Alessia Berlusconi Wines». È addirittura dal 2009 che la nipote di Silvio si è lanciata nell' impresa, acquisendo l' azienda vitivinicola La Contessa e lanciando negli anni varie produzioni (fra cui un Marzemino a bassa gradazione alcolica) fino ad ottenere nel 2014 anche il certificato di azienda biologica. Alessia ha perfino lanciato un' etichetta di un vino rosso dedicata a zio Silvio: «Il Cavaliere».

 

Visti i rapporti, è immaginabile che i due non abbiano alcuna intenzione di battagliare per quel marchio, e che possa in sede europea essere trovata una composizione dividendosi i settori di mercato che davvero interessano a ciascuno. Zio Silvio ha infatti un po' largheggiato nella registrazione del marchio, ipotizzando che possa essere usato solo da lui per i più svariati settori, fra cui ci sono perfino letti per bambole, fruste, reggicalze da uomo, sedili gonfiabili galleggianti, varia cosmetica, e perfino armi come sciabole.

nuove fruste in vendita al sexponuove fruste in vendita al sexpo

 

Il marchio era registrato anche alla voce bevande e alcolici, ma forse non era questo lo scopo principale del leader politico. Chissà invece che con la nuova legge elettorale non torni utile adesso una lista Berlusconi...

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...