IL CORALLO PIACE A TUTTI - IL CENTRODESTRA CI PROVA E IL GOVERNO DEI TECNICI APPROVA: PASSA UN EMENDAMENTO CHE PERMETTE CHE LE CONCESSIONI DI SLOT VENGANO AFFIDATE ANCHE A CHI HA PARENTI COINVOLTI IN INCHIESTE GIUDIZIARIE - LA NORMA CADE A PENNELLO SULLA CONCESSIONARIA DEL LATITANTE FRANCESCO CORALLO - IL PDL CI AVEVA MESSO LO ZAMPINO MA L’INDEBOLIMENTO ANTI-CRIMINALITÀ È OPERA DI MONTI & CO…

Ferruccio Sansa per "il Fatto Quotidiano"

Una riga. Un emendamento proposto dal centrodestra che ha spalancato le porte ai concessionari di slot con parenti coinvolti in inchieste giudiziarie. Oggi si scopre che quella norma ha ottenuto in Parlamento anche il parere favorevole del governo Monti. Una decisione che, si legge negli atti parlamentari, ha suscitato pesanti attacchi all'esecutivo: "La norma...riguarda la società concessionaria Bplus, ex Atlantis, investendo anche la vicenda giudiziaria che coinvolge il signor Corallo", ha sostenuto in Commissione Finanze, senza troppi giri di parole, Alberto Fluvi (Pd): "Si tratta di una vicenda della quale il governo dovrebbe essere perfettamente consapevole".

Niente da fare: l'esecutivo, attraverso il sottosegretario all'Economia Vieri Ceriani, ha dato via libera all'emenda - mento del centrodestra. Così ecco che la norma procede spedita verso il definitivo via libera al Senato. Eppure il nome di Francesco Corallo, evocato dai deputati Pd, non è sconosciuto alle cronache. Parliamo, appunto, di uno dei signori delle slot. All'inizio di quest'anno la Finanza piomba nella sua casa per acquisire materiale su un finanziamento da 148 milioni che sarebbe stato concesso dalla Bpm di Massimo Ponzellini. Ma le Fiamme Gialle all'inizio restano fuori dalla porta.

Viene accampata l'immunità (si dichiarò diplomatico della Repubblica di Dominica presso la Fao). Poi ecco arrivare il deputato Amedeo Laboccetta (in seguito indagato per favoreggiamento) che si porta via un pc sostenendo che sia suo. Sì, proprio quel Laboccetta ex plenipotenziario di Fini a Napoli e amministratore di Atlantis Group of Companies Nv (ora è in Parlamento, vicino a Berlusconi e giura di non avere più niente a che fare con le slot). Oggi nei confronti di Corallo pende una misura cautelare per associazione a delinquere (non mafiosa) e, ricordano fonti giudiziarie, "risulta latitante". "È solo residente all'estero ", spiega il suo avvocato Bruno La Rosa.

Tutto comincia quando in Parlamento viene presentato il decreto legge che dovrebbe dettare nuove regole sul mondo delle slot. Per contrastare i rapporti con la criminalità lo stesso governo inizialmente introduce una norma restrittiva: le concessioni non potranno essere affidate a indagati oltre che a rinviati a giudizio e a condannati per una serie di reati tipici della criminalità organizzata (tra l'altro reati di mafia in senso stretto, riciclaggio, illeciti in materia di rifiuti e di droga). Il divieto è esteso anche ai coniugi e ai parenti e affini fino al terzo grado.

"Sarebbe una norma contro-Corallo, perché si è messo contro grandi interessi. Ma un cittadino non può essere già punito solo perché è indagato. O perché un suo parente, come il padre di Corallo, è stato condannato tanti anni fa per associazione a delinquere (non mafiosa) e ha scontato la sua pena", commenta l'avvocato La Rosa. Ma ecco che a marzo (come scrisse L'Unità) in Commissione al Senato arriva un emendamento del Pdl. Si restringe l'ambito ai coniugi non separati. Spariscono i parenti e gli affini. E non si parla più degli "indagati", lo stop riguarda soltanto chi abbia condanne almeno in primo grado.

Ma qui entra in gioco l'esecutivo: "I relatori e il rappresentante del governo esprimono, poi, parere favorevole sugli emendamenti 10.4, 10.5 e 10.7", proprio quelli che escludono parenti e affini dai controlli . Risultato: la norma giunge alla Camera indebolita, proprio nel punto chiave che prevedeva importanti novità "in considerazione dei particolari interessi coinvolti nel settore dei giochi pubblici e per contrastare efficacemente il pericolo di infiltrazioni criminali".

Eccoci alla Commissione Finanze della Camera, il 16 aprile scorso. Dove il testo arriva già con le correzioni volute dal Pdl. Ma le modifiche vengono "sposate" dal governo. E qui il centrosinistra di nuovo prova a fare muro, a cominciare da Laura Garavini, capogruppo Pd nella Commissione Antimafia. Che presenta dei contro-emendamenti: lo scopo è riportare la legge alla formulazione iniziale, molto più restrittiva. Attacca Garavini: "Le norme introdotte dal Senato sembrano favorire un concessionario dei giochi pubblici ".

Niente da fare: Gianfranco Conte, presidente della Commissione e Relatore, ricorda "che il governo ha rinunciato alla posizione, la quale sembrava eccessiva, secondo cui la documentazione antimafia nel settore dei giochi pubblici doveva riguardare oltre che il coniuge del socio della società concessionaria, anche i parenti entro il terzo grado ". Il sottosegretario Ceriani si oppone soltanto all'esclusione dei limiti per indagati e rinviati a giudizio. Ma la maggioranza di centrodestra tira dritta per la sua strada. La norma originaria resta così spolpata fino all'osso.

E Garavini aggiunge: "Pur troppo il governo ha dato un parere favorevole che a noi è parso infelice. Non so se sia stata un'incredibile leggerezza o una disattenzione. Adesso, però, speriamo che si impegni a varare una disciplina che eviti allo Stato di pagare 285 milioni ai concessionari (come ha raccontato l'inchiesta del Fatto della settimana scorsa, ndr). Ma ci auguriamo soprattutto che si affronti la questione delle scommesse legali e delle slot nel suo complesso, con tutti i danni sociali che implica. Cominciamo dal divieto di ogni forma di pubblicità".

 

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