CHIAMATELA GIANFRANCA - IERI FINI, OGGI BOLDRINI: LA PRESIDENTE DELLA CAMERA E’ IL NUOVO BERSAGLIO DEL PDL

VIDEO - BRUNETTA CONTRO BOLDRINI: "GLI INSULTI DEL SUO PARTITO"

 

Amedeo La Mattina per "La Stampa"
La giustizia o meglio i processi di Berlusconi continuano a essere l'anello debole di una coalizione che dovrebbe essere totalmente impegnata a sostenere il governo sul fronte economico. E invece le fiamme lambiscono dall'esterno le stanze di Palazzo Chigi benché Berlusconi dica di volerle tenerle lontane.

Il più sincero è Sandro Bondi, che in genere interpreta i sentimenti più profondi del grande capo, quando sostiene che se non si ferma «l'inquisizione giudiziaria e non si spegne l'odio politico che avvelena la nostra vita quotidiana, l'Italia non avrà mai pace. Se non si persegue la pacificazione, tutto il resto sarà impossibile».

Ieri, nell'aula di Montecitorio, si è avuto un bel quadretto di quanto sia difficile la pacificazione. Le scintille tra il capogruppo Pdl Brunetta da una parte, la presidente della Camera Boldrini e il deputato Pd Rosato dall'altra. Oggetto del contendere la manifestazione di Brescia, le contestazioni a Berlusconi, i disordini, gli insulti alle parlamentari del Popolo della libertà.

Ad aprire le danze è stato Simone Baldelli che ha contestato alla terza carica dello Stato di non avere espresso solidarietà soprattutto alle donne del Pdl e condannato la violenza dei contestatori. Boldrini ha glissato e a quel punto è intervenuto Brunetta alzando la voce e sbattendo la mano sul banco. «Io c'ero a Brescia e ho sentito gli insulti dei teppisti sotto le bandiere del suo partito, Sel, e le chiedo se lei usa due pesi e due misure per esprimere solidarietà».

Dalla parte sinistra dell'emiciclo i deputati hanno cominciato a rumoreggiare, poi a contestare Brunetta. Boldrini ha chiesto di lasciarlo parlare e lui, in un crescendo rossiniano, ha ricordato che Berlusconi ha fatto un discorso da campagna elettorale senza mai insultare la magistratura: «Mentre da parte sua nessuna presa di distanza dal suo partito e da M5S».

È stata la volta della Boldrini: «Non si può pensare che la presidente debba intervenire in relazione ad ogni episodio che riguarda l'attività di partito. Finirebbe per entrare nell'agone politico a danno del suo ruolo di terzietà e garanzia».

Non si riesce a spegnere l'incendio dei processi berlusconiani e non si riesce nemmeno a evitare che un ministro se ne tenga alla larga. Ieri a Bruxelles Nunzia De Girolamo è venuta meno alla regola, stabilita nell'abbazia di Sarteano, di occuparsi soltanto di questioni governative.

Il ministro dell'Agricoltura ha invece parlato delle accuse della Boccassini e dei «processi mediatici che destabilizzano il clima che oggi si sta creando in Italia: non saranno gli odi personali e le costruzioni giudiziarie a fermare l'opera di pacificazione voluta da Berlusconi».

Vedremo le prossime uscite del «pacificatore». Per il momento si morde la lingua, evita le interviste televisive, non ha ancora risposto all'invito di Bruno Vespa a Porta a Porta, l'ala governativa del Pdl gli consiglia di non esporsi in prima persona perché basta la difesa tetragona del Pdl. Quanto durerà il silenzio del Cavaliere? Confermerà la sua presenza alle manifestazioni elettorali?

Il 24 maggio dovrebbe chiudere al Colosseo la campagna elettorale di Alemanno. A fine mese poi è prevista la sua presenza a Catania e Messina, in due giornate successive, per dare la volata finale ai candidati del centrodestra Stancanelli e Garofalo.

Prevarrà lo spirito di Brescia o dell'abbazia di Spineto dove è stato deciso che nessun ministro parteciperà più a manifestazioni elettorali? A Catania si aspettano che ci sia anche Alfano, siciliano e segretario Pdl, accanto al Cavaliere. Vedremo se i patti verranno rispettati.

Intanto Daniela Santanché, responsabile dell'organizzazione Pdl, annuncia altre manifestazioni per denunciare i «magistrati che vogliono uccidere politicamente Berlusconi». Sì, conferma il contestato presidente della commissione Giustizia Nitto Palma, l' obiettivo di certi magistrati è di escludere il Cavaliere dalla politica. Insomma si vuole destabilizzare la democrazia, pericolo che viene negato alla radice dal vicepresidente del Csm Michele Vietti. «Non credo che i magistrati destabilizzino, fanno il loro dovere».

 

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