CHIAMATELO GOVERNO RENZI-VERDINI - SENZA I VOTI DI UNA DECINA DI SENATORI VERDINI, L’ARTICOLO 2 DELLA RIFORMA DEL SENATO SAREBBE PASSATO CON NUMERI IMBARAZZANTI - FORZA ITALIA: È CAMBIATA L’AREA DI GOVERNO, RENZI VADA AL COLLE - BOSCHI SENZA PUDORE

1. SENATO, LA RIFORMA VA AVANTI E VERDINI FA PESARE I SUOI VOTI

Amedeo La Mattina per “la Stampa”

 

renzi verdinirenzi verdini

La riforma costituzionale ha compiuto il giro di boa. Ieri mattina Renzi e la maggioranza hanno incassato un risultato importante con il via libera all’emendamento all’articolo 2 di Anna Finocchiaro che recepisce gli accordi interni al Pd sulla legittimazione popolare dei futuri senatori-consiglieri regionali.

 

I sì sono stati 169, i no 93. Uno scarto notevole, ma i numeri sono cambiati quando si è trattato di votare l’articolo 2 nel suo complesso, il cuore della riforma, quello che definisce la composizione del futuro Senato. I sì sono scesi a 160: sono mancati all’appello 7 senatori di Area popolare; hanno votato contro anche Corradino Mineo e Walter Tocci, mentre Felice Casson non ha partecipato al voto.

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

 

Il capogruppo del Pd Zanda ha comunque esultato per la prova di unità dei suoi senatori e della maggioranza: «Unità ampia, compatta, di sostanza e non di facciata». Soddisfazione sottolineata anche dalla Finocchiaro, dal renziano Andrea Marcucci e dal capogruppo di Ap Renato Schifani.


Tuttavia non mancano le ombre. Senza i voti di una decina di senatori di Verdini, l’articolo 2 sarebbe passato con numeri imbarazzanti. E infatti l’opposizione ha potuto gridare che il governo non ha una maggioranza autonoma. «Un risultato - ha sostenuto il capogruppo di Fi Paolo Romani - che nel passato ha obbligato il governo in carica a recarsi al Quirinale. Il governo Berlusconi nel 2011 fu costretto a dimettersi perché alla Camera sul rendiconto generale dello Stato venne sostenuto da 308 deputati». 

renzi a cernobbio con la boschi nirenzi a cernobbio con la boschi ni


Comunque, tra bagarre in aula, i gesti osceni del verdiniano Barani verso la grillina Barbara Lezzi e l’imbarazzo nei banchi del governo, la nave della riforma sta marciando spedita. Anche se Roberto Calderoli, dopo i milioni di emendamenti presentati, promette battaglia nei prossimi giorni. «Il governo è tutto gongolante, ma non si è reso conto che l’opposizione da parte mia non è ancora cominciata. Fino a oggi ho scherzato». In cosa consista la contromossa di Calderoli non è dato saperlo. Dice solo che si chiama la mossa del «gambero».

MIGUEL GOTOR FOTO ANDREA ARRIGA MIGUEL GOTOR FOTO ANDREA ARRIGA


Nei prossimi giorni vedremo cosa si inventerà. Rimane il fatto che l’intesa dentro il Pd tiene, nonostante nella minoranza Pd rimanga il mal di pancia per i voti dei senatori di Verdini che hanno dato a Grillo l’opportunità di sfoderare il suo sarcasmo. I padri costituenti erano Pertini, Togliatti, Nenni, Croce, Parri, Calamandrei, Iotti, oggi sono Renzi e la Boschi con i voti determinanti di Verdini, Azzollini, Formigoni, Bilardi, Conti, Scavoni, Caridi, Aiello, Gentile: «Condannati o indagati o coinvolti in inchieste per reati come corruzione, associazione a delinquere, voto di scambio politico, frodi, finanziamenti illeciti, ecc». 


Renzi, in un’intervista alla Repubblica, difende la scelta degli ex berlusconiani e ha precisato che Verdini non è il mostro di Lochness. «Questo ci consola fino a un certo punto - osserva Miguel Gotor - perché sappiamo che il mostro di Lochness in realtà non esiste mentre Verdini e gli amici di Cosentino, Cuffaro e Lombardo purtroppo sì. Unire il Pd e stringere alleanze con questi gruppi di potere in Sicilia, Campania e Roma sono due cose che non possono stare insieme».

fabrizio cicchitto roberto speranzafabrizio cicchitto roberto speranza

 

E l’ex capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza consiglia a Renzi di smetterla di amoreggiare con Barani, Verdini e company («meglio perderli che trovarli»). Insomma, la pax Dem rimane appesa a un filo, mentre il caso Barani continua a tenere banco. Anzi ora si è aggiunto quello di Vincenzo D’Anna beccato da un video dei 5 Stelle che, rivolto verso i banchi dei grillini, indicava con entrambe le mani i suoi genitali.

 

2. BOSCHI SENZA PUDORE: ‘’NON CAPISCO L’OSSESSIONE PER ALA DI VERDINI: SONO SENATORI CHE UN ANNO FA HANNO VOTATO LA RIFORMA CON FORZA ITALIA E OGGI LA VOTANO DI NUOVO. SONO SEMPLICEMENTE COERENTI”

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

VERDINI E RENZI due VERDINI E RENZI due

[...]Numeri sul filo, senza i voti di Verdini siete sotto la soglia di sicurezza della maggioranza assoluta che servirà per l’ultima tappa, o no?
«Macché! Ci sono 70 voti di distacco in un Senato dove di solito la maggioranza si conta sulle dita di una mano. Per mesi ci hanno detto che non avevamo i voti, poi che erano pochi, adesso che Verdini è decisivo. Però il fatto è che i voti ci sono, come promesso». 


Resta il fatto che senza il gruppo Ala sareste scesi verso quota 150 sia nel voto segreto sia sull’articolo due...
«Sarebbero comunque stati sufficienti. La maggioranza assoluta non serve in questi passaggi. Vediamo il voto finale del 13 ottobre come andrà. E comunque, non capisco l’ossessione per Ala: sono senatori che un anno fa hanno votato la riforma con Forza Italia e oggi la votano di nuovo. Sono semplicemente coerenti». 

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?