mattarella conte di maio

CI PENSA IL QUIRINALE - IL 3 AGOSTO INIZIERÀ IL SEMESTRE BIANCO: ECCO PERCHE’ MATTARELLA È IN ALLERTA - NON VUOLE LASCIARE L’ITALIA IN BALÌA DI UN GOVERNO INSTABILE E DIVISO, IN PIENA EMERGENZA SANITARIA E ECONOMICA - DI MAIO E CONTE NON SI PARLANO PIÙ, NEANCHE SU TEMI DI POLITICA ESTERA CHE LA FARNESINA NORMALMENTE CONDIVIDE CON PALAZZO CHIGI - UNA VOLTA APPROVATA LA LEGGE DI BILANCIO E PRESENTATI A BRUXELLES I PIANI PER IL RECOVERY PUO’ SUCCEDERE TUTTO…

1 - QUIRINALE PREOCCUPATO GOVERNO VERSO LA VERIFICA

Marco Conti per “il Messaggero”

 

giuseppe conte sergio mattarella 1

Non regge Giuseppe Conte, ed è costretto a piegarsi convocando per oggi un nuovo Consiglio dei ministri nel quale si discuterà del piani e di chi gestirà i miliardi del Next Generation Ue. Non regge più il governo, impantanato su ogni dossier - dal Mes al Recovery fund, passando per Alitalia e Autostrade - con una maggioranza incapace persino di trovare una sintesi sulla legge elettorale, malgrado abbia proceduto - e sostenuto con un referendum - il taglio lineare della rappresentanza parlamentare.

 

Più che scricchiolii ieri a palazzo Chigi si sono avvertiti gravi segnali di cedimento e una paralisi che la discussione sui dpcm o sul cashback non riesce a nascondere, e che non possono non preoccupare Sergio Mattarella. Il Quirinale da tempo avverte che - visto l'esaurirsi delle formule - l'alternativa all'attuale governo rischia di essere solo il voto. Senza però sottovalutare che il Paese ha necessità di un governo forte e stabile quando si uscirà dalla pandemia e ci sarà da gestire una crisi economica senza precedenti. Occorre quindi un «cambio di passo» che rafforzi il governo. Magari rendendolo ancor più politico con l'ingresso anche di leader ed esponenti di partito in grado di blindare esecutivo e legislatura.

giuseppe conte sergio mattarella

 

IL TRAVAGLIO

Ma prima di arrivare alla verifica di gennaio - ormai impossibile da evitare anche per Conte - la maggioranza deve passare indenne il voto di domani sulla riforma del Mes, contenendo i supporti esterni. Approvare entro dicembre la legge di Bilancio, e presentare a Bruxelles i piani di spesa e la struttura che gestirà i fondi del Next Generation Ue. Il problema è che la maggioranza è ormai sfilacciata senza più un baricentro e qualcuno in grado di fare sintesi.

 

Mentre i Cinquestelle sono alle prese con il travagliato voto di domani sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, Italia Viva punta i piedi sulla governance. Non ci sta ad essere tagliato fuori Matteo Renzi e, soprattutto, a lasciare al premier tutto il potere sui 209 miliardi esautorando i ministri e il Parlamento. Iv contesta la cabina di regia - dove siederebbero il premier, un Pd (il ministro Gualtieri) e un M5S (il ministro Patuanelli) - vuole chiarimenti sui poteri dei sei commissari e chiede il coinvolgimento dell'opposizione «visto che si tratta di miliardi che dovranno essere spesi ben oltre l'attuale legislatura».

conte mattarella

 

Anche al Nazareno il testo fatto circolare l'altra notte da palazzo Chigi solleva forti dubbi sulla costituzionalità. Anche perché conferisce ai commissari poteri che verrebbero sottratti non solo ai ministeri ma anche alle amministrazioni regionali, con le potenti strutture burocratiche pronte però a rientrare dalla finestra. La riunione del Consiglio dei ministri, convocata ieri mattina da Conte proprio per discutere e varare il testo, proseguirà oggi dopo essere stata più volte sospesa non solo per la riscontrata positività al Covid della ministra Lamorgese, ma per i ripetuti scontri tra il presidente del Consiglio, che ha provato a tenere duro sulla bozza, e la ministra Bellanova.

giuseppe conte e luigi di maio

 

La tensione è arrivata ai limiti di guardia quando la titolare del ministero dell'Agricoltura ha detto che non avrebbe mai votato un testo «al buio» e ha bollato come «incostituzionali» le norme, contenute nella bozza, che riguardano la governance e i poteri sostitutivi che dovrebbero essere affidati a sei commissari che verrebbero nominati attingendo dalle strutture manageriali delle società partecipate.

 

«Una sorta di struttura parallela al governo», la definisce la ministra Elena Bonetti (Iv) «di cui il Parlamento non sa nulla» e che Michele Anzaldi (Iv) definisce «un governo parallelo agli ordini di Conte». «Scenario da golpe», definisce l'azzurro Giorgio Mulè, il racconto che la maggioranza fa del progetto di governance e che spinge palazzo Chigi ad una corposa frenata sull'idea di inserire il piano nella legge di Bilancio. Niente emendamento, quindi, ma approvazione in due fasi se non si troverà un'intesa entro domani.

di maio zingaretti conte

 

Varo, entro mercoledì, del decreto contenente i piani di spesa del Next Generation Ue in modo da permettere a Conte di partecipare al Consiglio Ue di giovedì non solo con il Mes ma anche con i piani del Recovery approvati. Più in là - magari quando si farà la verifica di governo e si cambierà forse qualche ministro - la decisione su chi dovrà gestire e garantire la realizzazione delle opere e delle riforme.

 

2 - IL PREMIER È ACCERCHIATO DAI SUOI TRE (EX) ALLEATI IL QUIRINALE È IN ALLARME

Adalberto Signore per “il Giornale”

 

conte mattarella

Domani, in un modo o nell'altro, Giuseppe Conte scavallerà il passaggio parlamentare sul Mes che, al di là degli allarmismi di questi giorni, necessita di un semplice voto a maggioranza relativa sia alla Camera che al Senato. Questo, però, non significa che il premier riuscirà finalmente ad uscire dalla scomoda posizione in cui si è infilato ormai da settimane: quella di un'impazzita pallina da ping pong. Con Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e Matteo Renzi a palleggiarsela con disinvoltura un giorno per uno. Un logoramento, quello dei tre alleati, che inizia a far sentire il suo peso se anche al Quirinale si affacciano dubbi sulla tenuta del governo di qui ai prossimi mesi.

 

conte renzi

Scavallata la sessione di bilancio e, magari, rientrata l'emergenza sanitaria - è il ragionamento che rimbalza dai piani alti del Colle - c'è il rischio concreto che un equilibrio così fragile possa rapidamente finire in frantumi. Uno scenario che, con il semestre bianco che si aprirà il prossimo 3 agosto, preoccupa non poco Sergio Mattarella (nel tondo). Non è affatto strano, dunque, che anche il capo dello Stato stia seriamente valutando soluzioni alternative se davvero nei prossimi mesi il logoramento di Conte arrivasse alle estreme conseguenze.

 

D'altra parte, non c'è giorno in cui Palazzo Chigi non sia sotto l'assedio di uno dei tre leader della maggioranza. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, Renzi. Che domenica scorsa ha puntato i piedi sulla gestione dei fondi del Recovery fund. Meno frontale, ma altrettanto sfiancante, l'approccio del Pd. Che, su mandato di Zingaretti, non perde occasione per puntare il dito contro Conte e il suo fare da pattinatore provetto su tutti i dossier in discussione. Dal Recovery al Mes, passando per le riforme. Il segretario dem ha più volte fatto filtrare il suo disappunto verso «la gestione da notaio» del premier.

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN

 

Ancora più sottotraccia Di Maio, che evita di schierarsi apertamente contro Conte. Due anni fa lo sostenne nella corsa a Palazzo Chigi, ma oggi i due non si sopportano quasi più. Al punto, raccontano alla Farnesina, che non si sentono neanche per confrontarsi sui temi caldi di politica estera. Che per un premier e un ministro degli Esteri non è proprio la norma. Non è un caso che dall'entourage di Di Maio filtrino spesso critiche e perplessità su Conte. Tutto, ovviamente, rigorosamente off record. Questa è la fotografia della maggioranza che domani si ritroverà a votare sul Mes.

 

mattarella conte

O, più precisamente, sulle comunicazioni del premier in vista della riunione del Consiglio europeo del 10 dicembre e del Vertice euro del giorno successivo. Riunione, quest' ultima, in cui verrà approvata, appunto, la riforma del Fondo salva Stati. Un passaggio parlamentare che quasi certamente sarà molto meno complicato di come è stato descritto in questi giorni. Intanto, perché sia alla Camera che al Senato è sufficiente la maggioranza relativa, quindi semplicemente che i «sì» superino i «no».

 

Traguardo facilmente raggiungibile anche a Palazzo Madama, soprattutto considerando i tanti che oggi alzano la voce e magari domani - al momento del voto - si troveranno casualmente in bagno, così da evitare il rischio di una crisi di governo al buio che potrebbe portare in pochi mesi alle urne (e, quindi, a fargli perdere quasi due anni di stipendio da parlamentari della Repubblica).

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Non a caso, la risoluzione di maggioranza depositata ieri in Senato mira a essere molto generica e tenere insieme tutto e il suo contrario. Un po' come sarà per l'intervento in Aula di Conte. Che domani passerà indenne il voto sul Mes e, anzi, potrà dire di avercela fatta nonostante i tanti timori della vigilia. Ci si accapiglierà sui numeri, sul fatto che al Senato non si è arrivati alla maggioranza assoluta e sulle divisioni interne al M5s e sull'aiuto di qualche senatore dell'opposizione. Un'altra puntata di quel logoramento di Conte che tanto sta preoccupando Mattarella in queste ore.

 

 

Ultimi Dagoreport

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E LA THATCHER DELLA GARBATELLA PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALL'INTRONAZIONE DI LEONE XIV, A PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…