IL PRIMO “CINGUETTIO” DEL GRANDE ROTTAMATORE - MOSÈ MONTI SU TWITTER: "INSIEME ABBIAMO SALVATO L'ITALIA DAL DISASTRO. ORA VA RINNOVATA LA POLITICA. LAMENTARSI NON SERVE, SPENDERSI Sì. 'SALIAMO' IN POLITICA!" - UNA WAR ROOM DI MONTIANI DOC AVRÀ IL COMPITO DI ESAMINARE LE LISTE - ACCANTO AL PREMIER, OLTRE AL SUO UOMO OMBRA TONIATO, CI SARÀ PASSERA, FERMAMENTE INTENZIONATO A CANDIDARSI. INTANTO, TELEFONA (ANCHE) A BERLUSCONI PER GLI AUGURI…

1. MONTI SU TWITTER: "BASTA LAMENTI, NUOVA POLITICA"
http://www.unita.it

"Insieme abbiamo salvato l'Italia dal disastro. Ora va rinnovata la politica. Lamentarsi non serve, spendersi si. 'Saliamo' in politica!". Lo ha scritto ieri sera sul suo profilo Twitter il presidente del Consiglio Mario Monti che nel tweet seguente fa riferimento alla sua agenda ribadendo: "Insieme... 'Saliamo' in politica! #AgendaMonti".

2. I SEGRETI E LA STRATEGIA DIETRO L'AGENDA MONTI
di Andrea Carugati per http://www.unita.it

L'Agenda Monti si potrà consultare sul sito www.agenda-monti. it. Il sito è stato registrato a nome di Elisabetta Olivi, che è la portavoce del presidente del Consiglio.

Monti ha anche lanciato un nuovo profilo twitter: «senatoremonti». In precedenza il premier compariva solo nella veste istituzionale. Il sito non è gestito dall'Ufficio Stampa della presidenza.

Intanto oggi, dopo gli attacchi continui da parte di Berlusconi, Monti lo ha chiamato nel giro di classiche telefonate per lo scambio di auguri. E' il primo gesto distensivo da quando il professore si è dimesso e il Cavaliere ha iniziato a martellare l'esecutivo di critiche feroci.

Negli ultimi due giorni, invece, mentre Monti lanciava segnali a destra e a manca per far credere di essere a un passo dal ritiro, gli uomini di Montezemolo e Riccardi erano stati gli unici a intuire il bluff, a credere caparbiamente che la mossa del premier fosse solo tattica. Un modo per far capire a partiti e movimenti, Udc in primis, quello che ieri ha detto a chiare lettere: che se farà il candidato premier sarà alle «sue condizioni», e che non ha alcuna intenzione di cedere il suo marchio a liste prefabbricate da altri.

Un bluff molto serio, visto che chi gli ha parlato dopo il vertice a palazzo Chigi del 19 dicembre con Montezemolo e Casini, lo ha descritto inorridito dall'approccio litigioso e dalle ambizioni dei due potenziali partner. Un bluff da consumato leader politico, che ieri è quasi del tutto caduto, per la inattesa forza con cui Monti si è detto pronto a fare il candidato premier.

«Ho fatto un gigantesco passo avanti...», ha chiosato lo stesso Monti al brindisi con i cronisti. E tuttavia, il messaggio di ieri contiene ancora un margine di ambiguità. Una sorta di ultimatum in modo che, prima della «salita in campo» ufficiale, tutti capiscano che le carte le darà lui solo nel nuovo centro ispirato all'agenda Monti. Che lui non sarà la foglia di fico di Casini e Fini, e neppure dei «carini» di Montezemolo, ma il dominus indiscusso su uomini e programmi.

Sul tema della credibilità delle liste, del resto, il professore non ha fatto sconti. Parlando con Eugenio Scalfari ieri su Repubblica ha espresso la preferenza per l'operazione «società civile» di Montezemolo e Riccardi, e ha spiegato che il centro di Casini e Fini «non decolla perché la gente non sopporta più i politici professionali». Se ci sarà la lista unica che vuole Monti, le truppe di Casini rischiano di uscire decimate.

Ieri mentre Italia Futura è corsa ad applaudire il premier («Condividiamo ogni parola dalla prima all'ultima»), l'Udc ha aspettato. E se Montezemolo ha parlato di loro come «vecchia politica», Casini al Tg3 è sbottato: «Con i personalismi non si va da nessuna parte, io sono in Parlamento da tanti anni, mica mi posso fare la plastica facciale...».

Non è un mistero che un passo indietro di Monti avrebbe accresciuto il peso dell'Udc fino a farle superare lo sbarramento del 4%, unica zattera anche per gli uomini di Montezemolo. Con Monti in campo, e alle sue condizioni, cambia tutto. E infatti lui ha concesso a Casini almeno una carezza: «L'Udc è stato il più coerente sostenitore del mio governo».

Ieri tra le fila di «Verso la terza repubblica» (il gruppo del patron Ferrari e del ministro Riccardi), il clima era di giubilo. «Un discorso con la cifra, lo stile e la lungimiranza di un grande statista gongola il capo di Sant'Egidio Il suo spessore morale sarà, a partire dalla sua agenda, ancora al servizio dell'Italia». Nessuno, tranne forse lo stesso Riccardi, si aspettava parole così chiare dal premier. E molti temevano di dover sbaraccare tutto e tornare a casa ancor prima di partire. Ieri pomeriggio invece la macchina si è rimessa in moto a pieno regime, per la raccolta delle firme ma anche per la composizione delle liste.

«Noi ci prepariamo con la nostra lista e preferiamo andare soli, ma siamo completamente a disposizione di Monti. Se lui vorrà faremo la lista unitaria», spiegano fonti vicine a Riccardi. Insomma, una resa senza condizioni. Che potrebbe riguardare anche la persona di Montezemolo, che è sempre stato molto restio a candidarsi. «Parlerò con Monti, farò ciò che serve», ha assicurato.

Il patron Ferrari ha molto apprezzato la rottamazione dei concetti di destra e sinistra fatta dal premier: «Dobbiamo uscire da questi vetero confini che rischiano di non affrontare i problemi in maniera reale». Non è solo un fatto di opportunismo: la critica durissima a Berlusconi da un lato e a Vendola e Camusso dall'altro, sono esattamente quello che Montezemolo predica da mesi.

Così come il tentativo di arruolare spezzoni montiani di Pdl e Pd, opera in cui ieri Monti si è esercitato con insolita spregiudicatezza: da Frattini a Cazzola a Ichino, Monti ha fatto alcuni nomi-simbolo di persone che è pronto ad ingaggiare (e che sono prontissime a seguirlo).

Ma il tentativo del Prof è decisamente più ambizioso della raccolta di qualche transfuga. Lui vuole «scomporre» l'attuale bipolarismo sulla base della sua agenda, e attrarre una fetta di società civile «assai più ampia» di quella coinvolta da Riccardi e Italia Futura.

Se Monti è pronto a tagliarsi i ponti alle spalle, a rinunciare al Quirinale e al ruolo di riserva della Repubblica, è perché ha in testa un progetto molto ambizioso: cambiare la geografia politica italiana. E non è un caso se il premier insiste a citare De Gasperi e a Scalfari ha citato «i sondaggi che mi danno al 40%». «La sua è proprio una prospettiva desgasperiana, siamo a un punto di svolta della vicenda politica italiana», ragiona Lorenzo Dellai, presidente della Provincia di Trento e tra le menti più fini di Terza repubblica.

Nei prossimi giorni si insedierà una war room di montiani doc, che avrà il compito di esaminare le liste. Si parla di alcune decine di nomi di giovani brillanti pescati nelle migliori università, per dar vita a una falange di fedelissimi, che dovrà rappresentare almeno il 30% degli eletti. Nel gruppo ristretto accanto al premier, oltre al suo uomo ombra Federico Toniato, ci sarà sicuramente Corrado Passera, fermamente intenzionato a candidarsi. Intanto, il premier uscente sbarca su Twitter come @SenatoreMonti.

 

monti tweet MONTIbersani-mario-montimontiMONTI CON PASSERA ALLA CONFERENZA STAMPA montiMARIO MONTI DURANTE LA VISITA ALLO STABILIMENTO FIAT DI MELFI jpegVIGNETTA MANNELLI DAL FATTO UN ALTRO MONTI E POSSIBILE jpegFEDERICO TONIATO E MARIO MONTIMARIO MONTI ED ELISABETTA BETTY OLIVIICHINOPROPRIETà DEL DOCUMENTO DI MONTI BY PIETRO ICHINO

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