COLPO MANCINO A NAPOLITANO - PAOLO FLORES D’ARCAIS: “SE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SI CHIAMASSE COSSIGA O SARAGAT, SAREBBERO STATE CHIESTE LE DIMISSIONI” - E DOPO CORDERO, UN’ALTRA “REPUBBLICONES” COLTA SUL “FATTO”, BARBARA SPINELLI: “FORSE LE TRATTATIVE NON SONO VERAMENTE CONDANNATE, E VIVIAMO ANCORA OGGI SOTTO L’OMBRA DI QUEL PATTO”...

Dal "Fatto quotidiano"

Esce oggi un doppio numero speciale di Micromega dedicato al caso Napolitano-Mancino (e ad Antonio Tabucchi) con articoli di Marco Travaglio e un carteggio tra Paolo Flores d'Arcais e Barbara Spinelli di cui pubblichiamo un'anticipazione.

Cara Barbara,
Inutile nasconderselo: la vicenda è dolorosa per molti di noi, sotto il profilo politico e anche (talvolta soprattutto) sotto quello personale e affettivo. C'è un mondo di impegno civile permanente che mi verrebbe da chiamare il "nostro mondo" (...) che sulle telefonate tra Mancino e il Quirinale si è profondamente diviso. Con anatemi pubblici che in privato hanno raggiunto l'insulto. Di tanta divisione ho difficoltà a capire il perché. Se il presidente della Repubblica si chiamasse Cossiga, Saragat, Leone, Segni, Gronchi, sono certo che di un loro consigliere giuridico che avesse attivato una linea telefonica "bollente" con un Mancino (...) sarebbero state chieste a voce unanime le dimissioni (...).

Perché invece per Napolitano questa difesa oltranzista, perinde ac cadaver, raddoppiata dalle accuse più pesanti a chi si è permesso qualche domanda e qualche obiezione? Eppure Napolitano ha coperto integralmente il comportamento di D'Ambrosio, facendolo in questo modo proprio. (...) Giovanni Sartori, non un trinariciuto bolscevico o un sanguinario "giustizialista" (...) ha definito i rapporti tra Quirinale e Mancino da "lingua in bocca", stigmatizzando che "Napolitano è incorso perlomeno in un ‘eccesso di amicizia'" (...) Quali argomenti si possano opporre a Sartori mi risulta arduo da capire.

Mentre mi addolora profondamente vedere persone delle quali ho enorme stima e anche più, come Eugenio Scalfari, in sintonia con Giuliano Ferrara. Nel frattempo, attorno a un magistrato integerrimo e coraggioso come Ingroia viene fatto il vuoto (...). Galli della Loggia nella sua difesa toto corde di Mancino ha lanciato contro Ingroia accuse mostruose (...). Insomma, a stare alle modeste verità di fatto (...) sempre meno capisco come nel "nostro mondo" si possano essere aperte lacerazioni sulla questione Mancino-Quirinale, quando tutto rende indifendibile il comportamento del presidente Napolitano.
Paolo

 

Caro Paolo,
(...) La questione mi sembra essere questa: lo Stato italiano è interessato oppure no alle indagini che le procure hanno condotto e stanno conducendo sul connubio politico-mafioso che ha regnato per anni in Italia? E visto che lo Stato è un'istituzione che non muta né muore con il cambio dei governi e dei capi di Stato, si sente responsabile in quanto Stato di negoziati con la cupola mafiosa? (...) Infine, per quanto riguarda i partiti: sono disposti o no a discutere le connivenze che si sono create, ormai anche nel Nord Italia, tra politici, amministratori locali, malavita organizzata?

La mia impressione è che la vera questione (...) diventi un autentico tabù, ogni volta che le indagini giudiziarie cominciano a estrarre, dalle ricerche che fanno, qualche conclusione probante o di rilievo. L'articolo che ha scritto Galli della Loggia sul Corriere del 4 luglio è allarmante, da questo punto di vista. La decisione di iscrivere l'ex ministro dell'Interno (o chiunque altro) nel registro degli indagati viene descritta come tentativo di "incastrare" Mancino - il verbo è banditesco - non di accertare una verità (...).

I giudici sono accusati di avere in testa, a proposito delle trattative Stato-mafia negli anni 1992-‘93, un teorema, che occupa fanaticamente le loro menti ed è adoperato come clava per seminare terrore (...). Sono parole allarmanti che rimandano ad alcune frasi che il collaboratore più importante del capo dello Stato, il consigliere giuridico Loris D'Ambrosio, ha detto a due riprese, parlando al telefono con Mancino (..). Dice D'Ambrosio il 27 marzo: "Perché io sono stato sentito da Palermo, e se dovessi dire la verità, non ho mica capito quali erano i motivi del processo".

E prima ancora, il 22 dicembre 2011, facendo gli auguri all'interlocutore: "Si faccia il Natale tranquillo, tanto questi non arriveranno a niente, stanno facendo solo confusione" (...). O invece hanno in mano non il nulla, ma qualcosa di sostanzioso che turba qualche equilibrio non detto? In tal caso chi procede a forza di teoremi non sono i giudici, ma le istituzioni dello Stato (...).

Il problema è di sapere perché (...) Azzardo, come prima ipotesi, che le trattative non siano veramente condannate. Chi crede che i magistrati di Palermo faranno un buco nell'acqua, ha il dovere di dire come mai lo crede (...) è convinto che patti simili non siano in fondo un reato? (...) E se non sono un reato, che cos'è patteggiare con la mafia, e l'antiStato? (...) La seconda ipotesi che azzardo è che quel patto non sia roba del passato. Viviamo sotto la sua ombra, ancora oggi (...).

Personalmente posso capire Napolitano, che vede ingigantirsi uno scambio di telefonate aiutevoli fra il suo consigliere giuridico e un politico della Prima Repubblica (...) oggi indagato. Ma Napolitano può capire quel che succede nei cervelli di tanti italiani stanchi di contemplare un paese di cui non sanno nulla, la cui storia melmosa vorrebbero finalmente conoscere, e se possibile capire per cambiare se stessi (...).

Ricorda, il presidente, quel che Kant scrive dell'uomo che grazie ai Lumi impara a pensare con la propria testa, non sopportando più la propria condizione di minorenne? Sapere aude! intima il filosofo, citando Orazio. I Lumi sono l'informazione critica, indipendente. Solo il cittadino bene informato entra nei Lumi della democrazia come protagonista. Dunque è in grado di conoscere, capire, assumere la propria storia. È quello che oggi non può.
Barbara

 

PAOLO FLORES D ARCAIS MARCO TRAVAGLIO - copyright PizziNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegBARBARA SPINELLIANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO LORIS D AMBROSIOSCALFARI NAPOLITANO

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