carboni boschi renzi etruria

ETRURIA, E' ANDATA COME PREVISTO: INDAGATO TUTTO IL CDA, COMPRESO PAPA' BOSCHI - GLI EX VERTICI, COMPRESO PIER LUIGI BOSCHI, SONO STATI DISINVOLTI NEL CONCEDERE UNA SUPER LIQUIDAZIONE AL DG BRONCHI NONOSTANTE I CONTI IN DISSESTO!

1 - BANCAROTTA PER PAPÀ BOSCHI ECCO IL VERBALE CHE LO INCHIODA

Paolo Bracalini per “Il Giornale”

 

il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi  7il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 7

«In caso di cessazione anticipata del rapporto di amministrazione (dimissioni, licenziamento/revoca senza giusta causa o cessazione del rapporto a seguito di un'offerta pubblica d'acquisito) non sono stati stipulati accordi aventi ad oggetto indennità né forme di remunerazione basate su strumenti finanziari (come ad esempio, stock option). Per il 2014 non è previsto di attivare alcun sistema di incentivazione relativo alle figure di vertice aziendale».

il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi  6il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 6

 

Questo mettono nero su bianco i vertici di Banca Etruria, tra cui il vicepresidente appena nominato Pier Luigi Boschi, nel maggio 2014, come si può leggere nella «Relazione sulle politiche di remunerazione» della banca, già all'attenzione degli ispettori di Bankitalia, e adesso anche della Procura di Arezzo che indaga per bancarotta l'ex cda di Etruria, incluso il papà del ministro.

 

Perché soltanto un mese dopo aver stabilito che, «vista la congiuntura economica e finanziaria degli ultimi anni» (ma soprattutto vista la voragine dei conti della banca), le fuoriuscite dei top manager non sarebbero state incentivate da premi e bonus milionari, il consiglio di amministrazione di Banca Etruria delibera l'esatto contrario, liquidando con 1 milione e 200mila euro il direttore generale Luca Bronchi (anche lui sotto inchiesta per concorso nello stesso reato).

 

il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi  5il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 5

La riunione del 30 giugno 2014 decide quasi all'unanimità la ricca buonuscita del dg, forse come precedente per le future liquidazioni degli altri componenti del management, vista la situazione precaria della banca. Il pool di magistrati guidato dal procuratore di Arezzo Roberto Rossi ha affidato una delega di indagine alla Guardia di Finanza per verificare appunto le incongruenze tra il premio al dg Bronchi e le regole sulla remunerazione previste dalla banca stessa.

 

il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi  4il servizio di francesca biagiotti a ballaro su pier luigi boschi 4

La votazione si chiude con un solo astenuto, non Boschi senior ma un altro consigliere, il commercialista aretino Giovanni Grazzini. Che in un incontro pubblico ha raccontato come andarono le cose in quella riunione del cda: «C'era bisogno di dare un segno di discontinuità rispetto alla gestione precedente e tutti convergemmo su una soluzione consensuale del rapporto con Bronchi, ormai demansionato. Al momento di votare la delibera però io fui l'unico che in coscienza decisi di non votare a favore della buonuscita. Feci mettere a verbale che quella cifra era comunque elevata e che poteva diventare un pericoloso precedente, visto che era comunque prevista una operazione di dimagrimento del management, altri quindi avrebbero potuto vantare grosse cifre come liquidazione».

PIER LUIGI BOSCHI FLAVIO CARBONIPIER LUIGI BOSCHI FLAVIO CARBONI

 

Siamo dunque al quinto filone di inchiesta sul crac di Banca Etruria dopo le multe inflitte da Bankitalia agli ex vertici (2,2 milioni di euro complessivi le ultime sanzioni), con l'ipotesi di una bancarotta fraudolenta che prende sempre più corpo anche se dalla Procura di Arezzo non arrivano ancora conferme sull'apertura di un fascicolo. Il commissario liquidatore della banca ha stimato in 1,1 miliardi il «buco» di Etruria, di cui il tribunale di Arezzo ha dichiarato l'insolvenza.

 

Si aggrava quindi la posizione di Pier Luigi Boschi, finora non coinvolto nelle indagini giudiziarie ma soltanto nei provvedimenti sanzionatori di Bankitalia. E la vicenda che lo riguarda, con la notizia di un'indagine a suo carico, ha immediati risvolti politici. «Il padre del ministro Boschi sotto inchiesta. Chissà se farà 5 km a piedi al giorno anche per andare in tribunale» twitta Alessandro Di Battista del M5S, che con una congiunta dei parlamentari definisce «sempre più indifendibile» il ministro Boschi.

maria elena e pier francesco boschimaria elena e pier francesco boschi

 

«Mi domando cosa aspetti a rassegnare le dimissioni, il suo conflitto di interessi è sempre più grande» attacca Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda e deputato della Lega. La leader di Fdi Giorgia Meloni un passo indietro lo chiede a Renzi, perché «il conflitto di interessi riguarda tutto il governo». Mentre le associazioni dei consumatori denunciano «la cieca ostilità del governo verso le vittime truffate».

 

2 - I GRILLINI: “LA MINISTRA LASCI” MA LA BOSCHI NON ARRETRA “DIMISSIONI FUORI LUOGO”

Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

 

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

Per il ministro Maria Elena Boschi non cambia nulla, non esistono elementi di novità nella vicenda. Il coinvolgimento nell’inchiesta per bancarotta del padre Pier Luigi, assieme a tutto il vecchio cda di Banca Etruria, non la spingerà al passo che le opposizioni, dai grillini ai leghisti, tornano a invocare. «Io non lascio, l’ho già detto in Parlamento, rispondo solo di quel che ho fatto, delle riforme, dell’attuazione del programma», è la linea tenuta da mesi e ribadita, in privato, anche in queste ore in cui da destra provano a rimetterla nel mirino. Il convincimento di fondo è che sia normale che le indagini vengano estese a tutto il cda, la legge è uguale per tutti. Quanto a lei, il Parlamento si è anche pronunciato con un voto di fiducia appena due mesi fa.

 

lucio malan con la moglie maria terminilucio malan con la moglie maria termini

Per le stesse ragioni, attorno al ministro continuerà a far quadrato il premier Matteo Renzi. Il semplice principio per cui «le colpe dei padri non possono ricadere sui figli» lo aveva fatto proprio e ribadito fin dall’ultima Leopolda, a dicembre. E non si cambia. Il caso tuttavia, a questo punto, non è chiuso sotto il profilo politico per il M5s e la destra più radicale che va da Fratelli d’Italia alla Lega. La posizione del governo «e in particolare del ministro sono sempre più indifendibili», scrivono i parlamentari grillini in una nota, parlando di «schiaffo ai cittadini truffati», di «conflitto di interessi». È un coro dal M5S: «Pd-Dimettiti», è l’hashtag che Alessandro Di Battista conia su Twitter.

 

Non sono i soli. Giorgia Meloni, candidata sindaco di Roma e leader di Fdi chiede le «dimissioni di Renzi, perché il conflitto di interessi è di tutto il governo», non tanto del ministro che «è un pesce piccolo» (la Boschi aveva preso le sue difese nei giorni scorsi nella polemica sulla candidatura in gravidanza). Di un Pd «che difende i bancarottieri» parla, anche da Forza Italia, Lucio Malan. «Cosa aspetta la Boschi a dimettersi », incalzano invece dalla Lega. E fa due più due, traendo le stesse conclusioni, la Sinistra italiana: «In migliaia hanno perso i risparmi nel crac, la ministra si dimetta» sostiene il deputato Giovanni Paglia.

ALESSANDRO DI BATTISTAALESSANDRO DI BATTISTA

 

Il fatto è che lo snodo giudiziario rischia di riaccendere anche quest’altro fronte, tra maggioranza renziana e sinistra all’interno dello stesso Partito democratico. Il tutto, a poche ore da una direzione pd che ha già tutti i connotati di una resa dei conti, intorno all’allargamento della maggioranza e al ruolo di Denis Verdini e dei suoi. «Il problema non è tanto Boschi, ma il sotto-Boschi », ironizza ma neanche tanto il senatore Miguel Gotor, tra i più ascoltati dell’ala di stretta osservanza bersaniana.

 

Miguel Gotor Miguel Gotor

«Io concordo col principio di civiltà per cui le colpe dei padri non possano ricadere sui figli, occorre un atteggiamento garantista - è la sua premessa quando viene interpellato sul caso - Ma credo anche che la Boschi debba avere un atteggiamento condito da minore arroganza, in questa vicenda. E che debba spiegare, da ministro e non da figlia, come sia possibile che un importante dirigente pensi di salvare la sua banca incontrando Flavio Carboni. Perché il nome del faccendiere porta a quello di Denis Verdini che Renzi ci dice ora sia necessario, con un evidente bluff. Ecco, pensiamo sia una filiera di rapporti troppo stretta e con elementi di opacità che richiedano una risposta politica del ministro».

 

 

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....