giuseppe conte elly schlein europee

QUANDO ARRIVERA' MAI A GOVERNARE IL "CAMPO LARGO" CON IL BARRICADERO GIUSEPPE CONTE, CHE SI E' MESSO A CAPO DEL FRONTE ANTI-RIARMO DELL'UE? - IL LEADER M5S TUONA: “LE SPESE MILITARI SONO UN SUICIDIO POLITICO, ECONOMICO E SOCIALE. APPREZZO SANCHEZ CHE AL VERTICE NATO HA DETTO CHE PER IL SUO POPOLO LE ARMI NON SONO LA PRIORITÀ. SE FOSSI STATO PREMIER AVREI FATTO LO STESSO” - PEPPINIELLO NON RISPARMIA CRITICHE AGLI ALLEATI DEL PD PER LE DIVERGENZE SULLE RECENTI RISOLUZIONI VOTATE IN PARLAMENTO – MASSIMO FRANCO: “È EVIDENTE LA VOLONTÀ DI CONTE, CHE VUOLE ESSERE L'ANTI-MELONI, DI RADICALIZZARE L’AGENDA DI POLITICA ESTERA CHE DICE DI PUNTARE ALL’UNITÀ DELLE OPPOSIZIONI; MA IN REALTÀ LA RENDE IMPOSSIBILE. ATTACCARE UE E NATO PERMETTE MAGARI DI RACIMOLARE QUALCHE VOTO, MA NON DI ACCREDITARSI PER GOVERNARE...”

Marco Bresolin per la Stampa - Estratti

 

(...)

GIUSEPPE CONTE E ELLY SCHLEIN

«Quando i nostri figli ci chiederanno: dove eravate quando la Nato ci stava rubando il nostro futuro? Noi risponderemo che eravamo all'Aja a chiedere la pace», dice Conte raccogliendo gli applausi dei suoi nuovi compagni di viaggio. Nella sala del parlamento c'è il padrone di casa Jimmy Dijk, leader del Partito socialista olandese che alle Europee dello scorso anno non ha superato lo sbarramento.

 

C'è l'ex presidente del parlamento greco, Zoe Konstantopoulou, il cui partito viaggia intorno al 3%. Ci sono gli esponenti dei due partiti della sinistra tedesca (Bsw e Linke) e per la delegazione M5S il fatto di averli entrambi a bordo è un successo diplomatico. Ci sono poi eurodeputati ed esponenti dei partiti dell'estrema sinistra portoghese, belga, cipriota, una quindicina di delegazioni in tutto. Presente, ma soltanto con un videomessaggio, l'altra "big" della nuova coalizione anti-riarmo, la vicepremier spagnola Yolanda Diaz (Sumar).

 

giuseppe conte pro pal - meme

«Apprezzo la leadership di Sanchez che ha il coraggio di andare al vertice Nato e dire che per il suo popolo le armi non sono la priorità. Se fossi stato premier avrei fatto lo stesso» assicura Conte, accusato in Italia di aver aumentato le spese militari durante la sua parentesi a Palazzo Chigi.

 

«Meloni diffonde fake news» sbotta il leader M5S perché «l'impegno del 2% era stato sottoscritto nel 2014: io ho avuto il coraggio di dire a Trump che non potevamo arrivarci». Collegato in videoconferenza da un parco di New York interviene anche l'economista Jeffrey Sachs che insiste sulle responsabilità della Nato per il conflitto in Ucraina («La Russia voleva la pace e noi l'abbiamo tradita»), ma gli organizzatori ci tengono subito a precisare che nella dichiarazione finale sottoscritta dai partecipanti all'incontro c'è un passaggio in cui l'invasione russa viene definita "illegale".

 

conte putin

Ma al di là della questione Ucraina, per Conte «c'è una soluzione alternativa a quella che i nostri governi ci stanno offrendo sul riarmo», che lui considera «un suicidio politico, economico e sociale». La giornata offre un'occasione speciale per annunciare «la nostra prima vittoria», vale a dire la decisione della commissione Affari Giuridici del Parlamento europeo di portare avanti il ricorso alla Corte di Giustizia UE contro il piano Safe, il programma da 150 miliardi di prestiti lanciato dalla Commissione scavalcando l'Eurocamera.

 

Conte non risparmia critiche ai quasi alleati del Pd per le divergenze sulle recenti risoluzioni votate in Parlamento («Io non voglio fare polemiche spicciole, ma lavoro per costruire un'alternativa credibile») ed è convinto che l'appuntamento dell'Aja sia solo «il primo passo di un percorso verso un'Europa diversa, migliore».

 

Addirittura, azzarda: «Saremo noi a salvare l'Europa». Per questo ha dato appuntamento ai suoi compagni di viaggio a un nuovo evento che si terrà a Roma «dopo l'estate» per continuare a mettere i fiori nei cannoni del riarmo. Se son rose, fioriranno.

schlein landini conte

 

UN «PACIFISMO» TRA AMBIZIONI E NOSTALGIA DI PALAZZO CHIGI

Massimo Franco per il Corriere della Sera - Estratti

 

 

(...)

 

Il senso delle affermazioni di Conte sembra essere uno: l’anti-Meloni, il vero capo delle opposizioni, l’unico candidato credibile a guidare un esecutivo di alternativa sono io.

Non lo ha detto ma lo ha fatto capire: anche attaccando il Pd e i giornali che hanno sottolineato la mozione del M5S di lunedì, tesa a «non escludere a priori e nel futuro la collaborazione con la Russia» per i rifornimenti di gas. Averla registrata come una presa di posizione dal sapore filorusso è stato definito da Conte «una montatura costruita ad arte» per delegittimarlo.

 

renzi conte schlein

Evidentemente il suo principale alleato, il Pd di Elly Schlein, non ha capito, o ha capito fin troppo bene, avendo votato in Parlamento contro quella parte del documento.

 

Non solo. Pur concedendo che quella della Russia è stata «un’invasione illegale», e che «i continui bombardamenti devono cessare», Conte ha di nuovo scaricato la responsabilità del prolungamento del conflitto in Ucraina quasi più sull’Occidente. «È importante riconoscere che si sarebbe potuto fare di più con la diplomazia per prevenire e risolvere questa guerra», ha dichiarato: come se in questo periodo Vladimir Putin non avesse respinto ogni offerta di tregua arrivata da Kiev e dall’Ue; e di recente da Donald Trump.

 

È evidente la volontà di impedire qualunque dialogo tra il governo Meloni e il Pd, radicalizzando un’agenda di politica estera che dice di puntare all’unità delle opposizioni; ma in realtà la rende impossibile. Attaccare Ue e Nato; bollare l’aumento delle spese militari come la negazione dello spirito europeo; e usare la parola «genocidio» per definire gli eccidi compiuti dalle truppe israeliane a Gaza, significa scegliere un lessico demagogico che permette magari di racimolare qualche voto, ma non di accreditarsi per governare.

VLADIMIR PUTIN E GIUSEPPE CONTEANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - GIUSEPPE CONTE - MANIFESTAZIONE PD AVS M5S PER GAZA - FOTO LAPRESSEGIUSEPPE CONTE - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - ANGELO BONELLI - MANIFESTAZIONE PD AVS M5S PER GAZA - FOTO LAPRESSE -

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)