mario draghi

COME SARANNO GLI ULTIMI 100 GIORNI DI DRAGHI AL GOVERNO? - COME DAGO-ANTICIPATO, MARIOPIO NON HA VOLUTO IMPOSTARE LA FINANZIARIA IN COMPENSO SARÀ LUI, A FINE SETTEMBRE, A FIRMARE LA NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA - NON POTRÀ CHIEDERE LA FIDUCIA SUI PROVVEDIMENTI E IN PARLAMENTO SONO FERME MOLTE DELLE RIFORME ESSENZIALI PER LA RIUSCITA DEL PNRR TRA CUI LA RIFORMA DEL PROCESSO PENALE, DEL CODICE DEGLI APPALTI, E IL DISEGNO DI LEGGE SULLA CONCORRENZA (L’ITALIA INCASSEREBBE 20 MILIARDI CON LA RIFORMA) - LE PROBABILITÀ DI FALLIRE SONO ALTISSIME…

Alessandro Barbera e Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

sergio mattarella mario draghi

Mario Draghi l'aveva capito da qualche giorno che il suo governo era al capolinea. Accadeva martedì, dopo l'incontro con i vertici del centrodestra. Era andata fin troppo bene, e la cosa l'aveva convinto che il discorso del giorno dopo al Senato sarebbe stato l'ultimo nel pieno dei poteri. Ora gli restano cento giorni, il massimo di quelli previsti dalla legge per un governo dimissionario. Ieri mattina, quando è salito al Quirinale per rassegnare definitivamente le dimissioni a Sergio Mattarella, i due hanno parlato essenzialmente di questo.

 

mario draghi contro firma il decreto di scioglimento delle camere

La regola è elastica: è il presidente della Repubblica che decide quanto può esserla. Nella dichiarazione successiva all'incontro si è capito che l'intenzione del capo dello Stato è tenere conto dell'emergenza e far sì che «il lavoro non si fermi». Le cose da fare sono molte: gestire le conseguenze della guerra in Ucraina, il nuovo decreto da dieci miliardi per dare sostegno ai redditi, l'autonomia energetica, il piano nazionale delle riforme.

 

Il Quirinale avrebbe voluto che il premier uscente impostasse anche la Finanziaria, ma su questo Draghi ha detto no. «Spetta alla nuova maggioranza farlo». In compenso sarà lui, a fine settembre, a firmare la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.

Il problema più serio per un governo dimissionario è quello di non poter chiedere la fiducia sui provvedimenti.

sergio mattarella mario draghi

 

E poiché in Parlamento ci sono molte delle riforme essenziali per la riuscita degli obiettivi del Piano europeo, le probabilità di fallire sono altissime. Riforma del processo penale, del codice degli appalti, e soprattutto il disegno di legge sulla Concorrenza. Nell'incontro di martedì con il centrodestra Draghi aveva discusso proprio di quello, dopo aver concordato di stralciare la norma sulla liberalizzazione dei taxi. Il caso vuole che dieci anni fa, sullo stesso tema, venne meno la fiducia dei partiti a Mario Monti.

 

mario draghi sergio mattarella

La differenza con allora sono i venti miliardi di euro che l'Italia incasserebbe con la riforma.

Governare cento giorni con poteri limitati non sarà semplice. Il discorso di due giorni fa in Parlamento contemplava lo scenario davanti al quale poi il premier si è trovato. «Un testo carico di ottimismo della volontà e pessimismo della ragione», ammette una fonte di Palazzo Chigi.

 

Denunciare tutti gli ostacoli alle riforme serviva e servirà a ricordare al Parlamento che senza di esse il Paese rischia. Il senso di responsabilità chiesto da Mattarella ai partiti chiude il cerchio. A Palazzo Chigi non sono certi che lo avranno. «I partiti hanno perso il senso di responsabilità nazionale», dirà il banchiere in uno dei tanti sfoghi dopo il patatrac.

 

MARIO DRAGHI ESCE DAL SENATO

Draghi sta pensando di seguire l'assemblea generale dell'Onu di metà settembre da remoto, e sarà ancora lui a partecipare al vertice di Praga dei leader europei, a inizio ottobre. L'appuntamento per il quale Mattarella vorrebbe Draghi ancora in sella è quello del 20, quando i Ventisette discuteranno del destino del tetto al prezzo del gas. Ma per allora ci dovrebbe essere il nuovo governo.

 

MARIO DRAGHI ESCE DAL SENATO

«Certe volte anche il cuore dei banchieri viene usato», ha detto Draghi nel brevissimo intervento di ieri davanti ai deputati. Il caso, o forse la spesso maliziosa e criptica prosa, lascia spazio al doppio senso. Di sicuro c'è che il premier è amareggiato per come è andata a finire. Non ha apprezzato le battute del Cavaliere sulla stanchezza e l'eccesso di lavoro rispetto a quello della Banca centrale europea, né il cinismo con cui il centrodestra lo ha azzannato nel momento del bisogno. A chi ieri gli chiedeva se fosse dispiaciuto per come è andata a finire, ha detto di esserlo «per il lavoro fatto a metà».

dimissioni di draghi meme

 

Il Consiglio dei ministri del commiato è un concentrato di cortesie. Draghi legge un breve discorso in cui ringrazia tutti per la dedizione e la generosità. «Sono orgoglioso per il lavoro svolto. Ora dobbiamo mantenere la stessa determinazione nell'attività che potremo svolgere nelle prossime settimane». Dei tre ministri Cinque Stelle prende la parola solo Stefano Patuanelli, il quale racconta dell'interesse inaspettato per l'agricoltura. Il manager Vittorio Colao ringrazia per quanto imparato dai ministri politici, Renato Brunetta dello scarto fra «l'armonia di noi qui e quello fra i partiti sui giornali».

 

dimissioni di draghi by osho

Alla fine i problemi dei, fra e con i partiti hanno avuto la meglio. A Palazzo Chigi hanno notato un duro editoriale dell'Economist che denuncia l'incapacità della politica italiana di capire o di preoccuparsi delle conseguenze di ciò che avviene fuori dei suoi confini. E in effetti ieri se ne è avuta la prima prova: per avere il sì allo scudo antispeculazione a favore dell'Italia, la numero uno della Bce Christine Lagarde ha dovuto cedere alle pressioni dei governatori nordici su un aumento dei tassi di mezzo punto, più del previsto. Un freno alla crescita europea, più interessi per il debito italiano.

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – OH, NO: VUOI VEDERE CHE ABBIAMO DI NUOVO SOPRAVVALUTATO TAJANI? PENSAVAMO CHE IL SUSSULTO SULLO IUS SCHOLAE FOSSE LO SLANCIO DI UN LEADER, PER QUANTO AL SEMOLINO, PRONTO A METTERCI LA FACCIA PER UNA BATTAGLIA DEL SUO PARTITO. E INVECE NO: NEI PALAZZI ROMANI SI MORMORA CHE DIETRO LE SUE DICHIARAZIONI (OSTILI ALLA LEGA) CI FOSSE LA ZAMPETTA DI GIORGIA MELONI, IMPEGNATA A SEMINARE ZIZZANIA NELLA LEGA DI SALVINI, ORMAI VANNACCIZZATA, CHE VEDE LO IUS SCHOLAE COME LA KRYPTONITE – UN "PIZZINO" PER GLI SCOMODI ALLEATI DEL CARROCCIO: NON TIRATE TROPPO LA CORDA - E IL "MAGO OTELMA" DI FROSINONE, TRAVESTITO DA MINISTRO, HA LANCIATO IL SASSO E POI NASCOSTO LA MANO...

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...