LA MODA DI PRENDERSELA CON LA MODA: IL COMUNE DI MILANO SI ACCORGE DELL’ERRORE E CERCA LA PACIFICAZIONE CON DOLCE E GABBANA

1 - BOERI: "DOLCE E GABBANA INCIVILI MA SULLA MODA MILANO SBAGLIA"
Paolo Colonnello per "La Stampa"

Succede che per l'uscita infelice di un assessore della giunta Pisapia, Franco D'Alfonso, («non possiamo farci rappresentare nel mondo da evasori»), gli stilisti Dolce e Gabbana sono riusciti ad assestare un colpo all'attuale maggioranza che nemmeno tutto il centrodestra all'opposizione sarebbe mai riuscito a immaginare. E' bastato un tweet («Comune fai schifo e pietà»), seguito dalla decisione di chiudere per tre giorni tutti i 9 negozi milanesi D&G, a dividere la città: Milano vuole essere o no la Capitale della Moda?

Stefano Boeri, ex assessore alla cultura, anima critica e polemica della giunta che contribuì, con le elezioni di due anni fa, a costruire, su come risolvere il quesito non ha dubbi. «C'è un pregiudizio verso il mondo della moda, considerato solo lusso e superfluo, ma è un segno di grave strabismo. E di ignoranza verso una realtà che rappresenta una filiera produttiva di primaria importanza. La moda a Milano non è solo di sfilate o personalità glamour, ma è una realtà lavorativa articolata, fatta di progettazione, piccole imprese, scuole, agenzie».

Ma anche di evasione fiscale.
«Al netto del fatto che l'evasione fiscale va combattuta senza tregua e che la reazione di Dolce e Gabbana è stata inaccettabile e incivile - devo dire che un assessore del Comune non può sostituirsi alla magistratura (la loro rimane comunque una condanna di primo grado) e attaccare senza distinzioni un mondo che ha radici profonde nell'economia della città e continua, nonostante la crisi, a tenere».

Cosa fare contro l'evasione?
«L'assessore al bilancio sta perseguendo un progetto innovativo di lotta all'evasione fiscale grazie ad un accordo con l'Agenzia delle Entrate e le Fiamme Gialle che sta riportando risorse importanti nelle casse comunali. E' questo il modo giusto di combattere l'evasione fiscale; non sparare a caso mettendosi al posto dei magistrati».

Come definirebbe l'uscita dell'assessore D'Alfonso?
«Goffa e superficiale. La cosa più grave è che se la si collega ad altre scelte di riduzione degli orari dei locali e di tassazione degli spazi pubblici, emerge un atteggiamento punitivo nei confronti del mondo vasto delle micro-imprese urbane (commerciali, culturali, artigianali..) che in un momento di crisi è illogico. Chiudere e tassare spazi e tempi in una città che ha nel suo Dna il rischio d'impresa, vuol dire non aver capito Milano».

Lei ha parlato di pregiudizio: ideologico di sinistra?
«C'è ancora un pregiudizio verso l'attività d'impresa. Ma non possiamo più limitarci a difendere solo chi lavora e non invece chi il lavoro lo produce. Questo è un passaggio fondamentale. E i Comuni non hanno strumenti per intervenire sull'economia di una città se non quelli di mettere a disposizione le loro risorse, le piazze, le strade, i musei, ma anche gli spazi vuoti e abbandonati. A Parigi o New York, che ci contendono il primato della moda, le municipalità si mettono a disposizione senza porre lacci e tasse».

Proposte?
«Mi auguro che si colga l'occasione per rilanciare un grande patto tra Milano e il suo sistema della moda. E poi segnalo che lunedì al Parenti abbiamo organizzato una serata sulla musica dal vivo, per una legge nazionale che elimini l'ingorgo di norme e oneri che oggi impediscono a migliaia di giovani di lavorare attraverso la musica. Con noi, oltre al Ministro Bray, ci saranno anche i Subsonica, Afterhours, Max Gazzè e altri musicisti. In Inghilterra una legge analoga ha permesso in un anno l'apertura di 23mila locali. Sempre per parlare di impresa...».


2 - DOLCE&GABBANA, PROVE DI PACE MA LE SERRANDE RESTANO GIÙ
Giacomo Valtolina per "Milano.Corriere.it"

Mentre, in Comune, la giunta cerca di abbassare i toni sull' affaire Dolce e Gabbana, dall'opposizione e dalle strade emerge un clima di scontro. Con i negozi del marchio ancora «chiusi per indignazione», le dure dichiarazioni dei politici di centrodestra, il blitz degli animalisti in corso Venezia e pure un allarme bomba, puntualmente rientrato.

POLEMICA DANNOSA - A Palazzo Marino sono partite le diplomazie per spegnere un'altra polemica dannosa per l'immagine. Il sindaco Giuliano Pisapia si prepara all'incontro di mercoledì con i vertici della Camera della moda, dopo le dichiarazioni pacificatrici dell'assessore Cristina Tajani («per noi la vicenda è chiusa»).

L'assessore ai Lavori pubblici, Carmela Rozza, in una lettera al quotidiano L'Unità, chiede di «recuperare serenità» prima di rileggere «il ruolo che la moda riveste a Milano alla luce di una battuta infelice», «subito rettificata»: «Il giusto richiamo alla correttezza fiscale - scrive - non deve far dimenticare la presunzione d'innocenza». Il mantra è «fare sistema per rispondere alla sfida lanciata da Parigi e New York» al primato milanese, non «elitario e patinato» ma fatto di «fatica e genialità».

I POLITICI - Intanto, però, i negozi, i ristoranti, i bar e l'edicola di Dolce e Gabbana sono rimasti chiusi anche ieri. In protesta contro le indagini della Gdf e le sentenze di condanna in primo grado del Tribunale, dopo le dichiarazioni dell'assessore al Commercio, Franco D'Alfonso, sul non «concedere spazi pubblici a marchi condannati per evasione». «Spazi mai richiesti», secondo i due stilisti, che con l'ennesimo tweet , anche sabato, hanno rilanciato la campagna contro il Comune.

E se a Dolce e Gabbana arriva la solidarietà della destra, da Formigoni alla Santanché, da De Corato agli assessori regionali Aprea e Melazzini, anche Stefano Boeri attacca D'Alfonso su Facebook («politici che si sostituiscono alla magistratura»). Risponde al post anche David Gentili, presidente della commissione Antimafia milanese («Caro Stefano, si discute dei danni dell'evasione»).

ANIMALISTI - Ma agli occhi dei turisti che bazzicano a Milano, l'indignazione pare sempre più un'operazione di marketing . L'imprenditore austriaco Markus, residente a Montecarlo, spiega: «Devono fare una scelta come me. Non si possono cercare solo i benefici fiscali». Rilancia l'impiegata bancaria svizzera Diana Hunziker: «Non è un danno per Milano: D&G è ovunque, qui si viene per le piccole boutique».

Sulle vetrine di corso Venezia, cinque animalisti attaccano uno striscione («l'indignazione è per gli animali che avete ucciso»), mentre sabato alle 17.40, in questura, suona il telefono: «Cè un sacco nero con vernice gialla». La polizia interviene con gli artificieri, transenna l'area intorno al negozio, ma è un falso allarme: è solo carta di giornale.

 

DOLCE E GABBANA CHIUSI PER INDIGNAZIONE CONTRO IL COMUNE DI MILANO DOLCE E GABBANA CHIUSI PER INDIGNAZIONE CONTRO IL COMUNE DI MILANO STEFANO BOERI FRANCO D ALFONSO GIULIANO PISAPIA

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