COMUNIONE E LIBERAZIONE DA SILVIO - LUPI “PRESSA” ALFANO PER USCIRE DA FORZA ITALIA – DE GIROLAMO: ‘’NON VOGLIO MORIRE FASCISTA” – L’IPOCRISIA DI LOR SIGNORI CHE SCOPRONO SOLO ORA DI STARE IN UN “PARTITO PADRONALE”

Amedeo La Mattina per La Stampa

I ministri dimissionari, e con loro un pezzo del gruppi parlamentari, sono a un passo dalla rottura. Non c'è ancora una decisione, soprattutto da parte di Alfano che dovrebbe intestarsi il parricidio e guidare i dissidenti verso una nuova avventura fuori dalla casa del «padre». Per l'ex delfino si tratta di una scelta dolorosa, inimmaginabile fino a pochi giorni fa, adesso si trova davanti al bivio della sua vita politica, ma sono in pochi a credere che se ne andrà sbattendo la porta.

Le cose però non stanno così. Almeno a sentire gli interessati e molti senatori che sono pronti a votare la fiducia. Alfano, Di Girolamo, Lupi, Lorenzin e Quagliariello sembrano avere già un piede sull'uscio. Gli ultimi due sono i più decisi: vorrebbero rompere e restare al governo. Lupi, che ha pressioni dal suo mondo di appartenenza, insiste su Alfano. Se il segretario del partito rompesse, sarebbe chiara l'operazione politica, non un passaggio di singoli transfughi.

Tutti i ministri dimissionari Pdl non condividono il percorso indicato ieri da Berlusconi: dare i 7 giorni a Letta, votare in fretta e furia la legge di stabilità scritta alle sue condizioni e il decreto che blocca l'Iva, e poi correre alle urne tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre. È un percorso «impraticabile», dicono. Vorrebbero prima ascoltare Letta in Parlamento e poi decidere se votare la fiducia.

Non credono inoltre al ridimensionamento dei pitoni e delle pitonesse promesso loro dal Cavaliere, perché lo stesso Cavaliere ha detto chiaro e tondo che il vero pitone gigante è lui. La linea non gliela impone nessuno: ha deciso in perfetta autonomia di mettere in crisi il governo, di chiedere le dimissioni dei ministri Pdl, senza farsi plagiare da Verdini, Santanchè e Bondi.

E tanto per far capire che a comandare è sempre lui, si è pure permesso di umiliare i ministri, raccontando ai parlamentari riuniti ieri alla sala della Regina di Montecitorio che giovedì i ministri erano andati da lui per rimettere nelle sue mani il loro mandato. E il grande capo, sabato, nel bunker di villa San Martino, li ha presi in parola: dimettetevi.

Quindi, ha in sostanza detto Berlusconi ai senatori e deputati, che ieri lo ascoltavano con il fiato sospeso, non si capisce perché i ministri si sono opposti, hanno resistito alle dimissioni, lamentandosi di essersi trovati di fronte al fatto compiuto. «Ma vedrete che attorno a un buon bicchiere di vino si accomoda tutto», ha minimizzato l'ex premier, che non ha lasciato parlare nessuno. Ha lasciato Cicchitto con il dito alzato. «Niente dibattito, caro Fabrizio, quello che hai da dire me lo dirai a cena».

L'ex capogruppo del Pdl avrebbe voluto capire che si fa in Parlamento quando Letta mercoledì andrà a porre la fiducia. «Per fare quello che il presidente Berlusconi ha annunciato, ovvero votare una serie di decreti in una settimana, sarebbe stato opportuno chiedere il ritiro delle dimissioni dei ministri e votare la fiducia. Non basta ritirare le dimissioni dei parlamentari. Il percorso indicato dal presidente Berlusconi si può fare se il governo è nella pienezza del suo mandato», spiega Cicchitto. Ma il pitone gigante non ha dato indicazioni.

Umiliati, attoniti, frastornati, i ministri sono usciti dall'assemblea dei gruppi con la faccia terrea. Durante la riunione tutti hanno notato l'insofferenza di Alfano e anche quella di Schifani. È stato inoltre notato che non ci sono stati applausi quando Berlusconi ha parlato di giustizia e ha attaccato i magistrati «cancro italiano».

«La situazione è grave, il partito è spaccato seriamente, i gruppi non li teniamo più», racconta uno dei ministri mentre lascia Montecitorio. Racconta inoltre che, qualche ora prima, nell'incontro a Palazzo Grazioli, Alfano, Quagliariello, Lupi, Di Girolamo e Lorenzin hanno detto al padrone di casa che sono stati inanellati gravi errori, gli elettori del Pdl non capiscono, la Santanchè non rappresenta la loro storia. «Io non voglio morire fascista», si è sfogata Nunzia Di Girolamo nel Transatlantico della Camera.

Ieri sera Alfano, prima di riunire in gran segreto i ministri dimissionari, è tornato a Palazzo Chigi. Non è dato sapere se ha detto in faccia a Berlusconi che non intende più seguirlo, di certo ha tentato un'ultima mediazione: quella dell'appoggio esterno. Il segretario è tormentato ma consapevole che se rimane nel Pdl è un uomo politico morto. «E' morto anche se va via», è il commento di un pitone di casa ad Arcore.

 

 

ANGELINO ALFANO Nunzia De GirolamoMAURIZIO LUPI lorenzin Gaetano Quagliariello Denis Verdini BERLU E SANTANCHE images jpeg

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...