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LA CONSIP INCRINA IL GIGLIO MAGICO – IL DUCETTO, ASCOLTATO CON UN ANNO DI RITARDO DALLA PROCURA DI ROMA, ABBASSA LE PENNE E SMENTISCE LOTTI: ''NON HO MAI LITIGATO CON MARRONI'' – PECCATO CHE LUCA ABBIA DETTO AI MAGISTRATI CHE L’EX AD LO HA COINVOLTO NELLA STORIA DELLE SOFFIATE SUI TELEFONI SOTTO CONTROLLO PERCHE’ ERANO NEMICI - E MARRONI CONSEGNA AI MAGISTRATI LE SUE MAIL CON LOTTI

 

1. IN TRIBUNALE DUE ANNI DI MAIL FRA LOTTI E MARRONI

Valentina Errante per Il Messaggero

 

DEL SETTE RENZI LOTTI CONSIP

«Non mi risulta che tra Luigi Marroni e Luca Lotti i rapporti fossero tesi o che fossero addirittura avversari». Giovedì scorso, Matteo Renzi, a verbale davanti ai pm, ha smentito le parole del ministro allo Sport Luca Lotti, indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto d' ufficio proprio sulla base delle dichiarazioni dell' ex ad Consip, avvertito, tra gli altri, dall' allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, delle indagini in corso sulla centrale di acquisto della pubblica amministrazione.

 

La versione di Lotti è di non avere detto e saputo mai nulla delle indagini e che Marroni lo accusi per vendetta di essere la talpa, proprio a causa dei loro pessimi rapporti.

luigi marroni

 

IL TESTE RENZI

«Sicuramente Lotti e Marroni non erano amici - ha risposto Renzi ai pm giovedì, quando gli è stato chiesto se gli risultassero tensioni tra i due - ma non ricordo che i rapporti fossero tesi. Del resto io stesso scelsi Marroni, proprio perché non era della mia stretta cerchia. Ritenni fosse giusto così, che l' ad di Consip non fosse una persona a me troppo vicina».

 

Nel confronto voluto dai magistrati tra Lotti e Marroni, il ministro aveva apertamente accusato il super testimone di volersi vendicare: «pensavi che non ti volessi, visto che sei legato al governatore Enrico Rossi». Ma l' ex premier, legatissimo a Lotti, smentisce: «Avevo scelto Marroni proprio per il suo rapporto con Rossi, per una questione di equilibrio, perché doveva essere una nomina di garanzia». In effetti l' ingegnere, prima di essere nominato nel giugno del 2015 ad di Consip, era un uomo di Rossi, avversario dell' ex segretario del Pd fino alla scissione.

 

LE EMAIL

LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI

Luigi Ligotti, avvocato di Marroni, intanto, torna ad annunciare il deposito della corrispondenza tra Lotti e Marroni da giugno 2015 a giugno 2017. «Dimostrano il rapporto di serena collaborazione che Marroni ha avuto con il sottosegretario e con tutto il governo guidato da Matteo Renzi - spiega il legale - mail istituzionali con report sull' attività svolta in Consip, ma anche pareri su eventuali nomine interne all' ente».

 

E dall' entourage del ministro arriva la replica: «Sorprende, e non poco, che Marroni senta la necessità di produrre oggi le mail con il ministro dopo quasi due anni dalle sue prime dichiarazioni e soprattutto tramite un difensore. Come si fa a non pensare che tema di essere tacciato di falsità? Inoltre, è bene ricordarlo, nessuno ha mai negato rapporti istituzionali». Valentina Errante

 

2 RENZI ASCOLTATO CON UN ANNO DI RITARDO

Giacomo Amadori per la Verità

 

LUIGI MARRONI

«L' ex amministratore delegato di Consip Luigi Marroni è un ottimo manager, ma non fa e non ha mai fatto parte di nessun Giglio magico». È questo, in soldoni, il succo di quello che l' ex premier Matteo Renzi avrebbe detto ai magistrati di Roma che lo hanno sentito come persona informata dei fatti giovedì 5 aprile nell' ambito dell' inchiesta Consip, quella in cui è coinvolto suo padre Tiziano. In particolare l' ex sindaco di Firenze è stato interpellato sulle fughe di notizie per cui è indagato, tra gli altri, il ministro Luca Lotti.

 

Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, l' aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi hanno convocato Renzi dopo il teso confronto all' americana che si era svolto esattamente una settimana prima negli uffici del Nucleo investigativo dei carabinieri di Roma tra lo stesso Lotti e l' ex ad di Consip Marroni. Quest' ultimo, nell' occasione, aveva confermato in faccia al ministro dello Sport quanto già ribadito in altri quattro interrogatori, ossia che Lotti lo avrebbe informato delle intercettazioni in corso nei confronti dei vertici di Consip.

ENRICO ROSSI

 

Secondo Lotti le accuse di Marroni sono frutto di risentimento personale e sarebbero motivate dal fatto che il ministro avrebbe osteggiato la nomina di Marroni in Consip considerandolo un uomo del governatore della Toscana Enrico Rossi, entrato in rotta di collisione con lo stesso Renzi, tanto da lasciare il Pd e aderire a Leu.

 

Nell' ambito delle investigazioni difensive il difensore di Lotti, l' avvocato Franco Coppi, aveva convocato nel suo studio, il 17 luglio 2017, lo stesso Renzi e questi aveva confermato che il ministro non aveva condiviso la scelta di Marroni per la centrale acquisti della pubblica amministrazione. In questa cornice, secondo la difesa, risulta poco credibile che Lotti fosse pronto a rischiare l' incriminazione per mettere in guardia da indagini giudiziarie un signore nei cui confronti aveva un sentimento di scarsa fiducia.

 

lotti

«In realtà i rapporti tra i due erano buoni come conferma la natura cordiale delle loro comunicazioni» obietta l' avvocato Luigi Li Gotti, legale di Marroni in questa vicenda, pur non avendo il manager, semplice testimone, bisogno di un difensore. «Entro lunedì consegneremo 10-15 pagine di mail in cui è evidente la serena collaborazione che c' è stata tra il ministro e il mio cliente». Messaggi di posta riferibili al periodo in cui Marroni è stato al vertice di Consip, dal giugno 2015 al giugno 2017.

 

«L' ex ad inviava a Lotti report che poi l' allora sottosegretario utilizzava per slide e altro, ma i due si confrontavano anche per alcune nomine», continua Li Gotti. «Per esempio Lotti propose due nomi per l' organo di vigilanza di Consip, ma poi accolse le obiezioni di Marroni». Uno dei candidati era l' ex ad Domenico Casalino (indagato nell' inchiesta per turbativa d' asta), che secondo il successore non era opportuno vigilasse sulla sua vecchia azienda, l' altro un avvocato che per Marroni non aveva un curriculum all' altezza.

 

IELO

«Insomma Lotti e il mio cliente avevano un confronto diretto, franco e che non aveva bisogno di intermediari. Marroni con le sue parole ha accusato cinque persone e non solo Lotti e non aveva motivi di astio nei confronti di nessuno», conclude Li Gotti. A quanto risulta alla Verità i magistrati avrebbero chiesto a Renzi lumi anche sulla telefonata che il suo autista ai tempi delle primarie, Roberto Bargilli, fece il 7 dicembre 2016 all' indagato Carlo Russo per dirgli di non contattare più babbo Tiziano via cellulare. Solo due giorni prima, il 5 dicembre, Renzi senior era finito sotto intercettazione. L' ex premier, che è parso meno baldanzoso del solito, avrebbe riferito di non avere informazioni sull' argomento.

 

PIGNATONE

A prescindere dai contenuti del verbale, quel che stupisce è il ritardo con cui Renzi sia stato sentito. Infatti il 28 febbraio 2017, più di 13 mesi fa, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico, all' epoca titolari delle indagini, chiesero ai pm di convocare l' allora segretario del Pd per consentirgli di chiarire il suo ruolo nei rapporti intrattenuti dal padre Tiziano con lo stesso Marroni e, presumibilmente, con l' imprenditore napoletano Alfredo Romeo (arrestato il giorno dopo, l' 1 marzo 2017, con l' accusa di corruzione).

 

Alfredo Romeo

Quando i carabinieri proposero di sentirlo, però, Renzi era ancora il leader del partito di maggioranza assoluta alla Camera e forse qualcuno ritenne politicamente sconveniente la convocazione di Matteo in Procura. La chiamata è così arrivata dopo le elezioni del 4 marzo, in una fase in cui molti aspetti dell' inchiesta sono già diventati di pubblico dominio. Un anno fa, però, non cadde nel vuoto solo la richiesta di convocare come testimone l' ex presidente del Consiglio.

 

tiziano renzi e laura bovoli

Secondo i carabinieri le dichiarazioni di Marroni permettevano di contestare non solo il reato di influenze illecite, ma anche quello di induzione alla corruzione. Per gli investigatori era evidente la volontà di Romeo, del suo consulente Italo Bocchino, di Tiziano Renzi e dell' imprenditore Carlo Russo (legatissimo a babbo Renzi) di cercare di alterare, tramite Marroni, i punteggi dell' Fm4, un appalto monstre da 2,7 miliardi di euro nel settore dei servizi.

 

La nuova imputazione avrebbe permesso di continuare a intercettare Renzi senior, al contrario di quanto poi deciso dalla procura di Roma. Gli uomini del Noe consideravano fondamentali le captazioni, anche in vista di eventuali interrogatori, e chiesero di mettere sotto controllo le utenze di mezzo Giglio magico, a partire da quelle di Tiziano Renzi, di sua moglie Laura Bovoli, dell' imprenditore Marco Carrai e dell' avvocato Alberto Bianchi, presidente della fondazione Open, la cassaforte dei renzismo recentemente messa in liquidazione. Ma anche questa proposta degli investigatori venne respinta al mittente.

CARLO RUSSO

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