giuseppe conte tav treno

CONTE SI PREPARA A DIRE DI SÌ ALLA TAV: HA SCOPERTO CHE NON PUÒ OPPORSI E SI LIMITERÀ A PORRE QUALCHE CONDIZIONE - NON PUÒ FARE UN DECRETO PER BLOCCARE I BANDI, PERCHÉ NON CI SONO I TEMPI TECNICI NECESSARI E OGNI ATTO DI BLOCCO DOVREBBE ESSERE COPERTO PER 300 MILIONI DI EURO, QUELLI CHE VERREBBERO A MANCARE DA BRUXELLES IN TERMINI DI FINANZIAMENTI EUROPEI…

Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

 

giuseppe conte 4

Si prepara a dire di sì, al massimo con qualche condizione, perché ha scoperto che non può dire di no. Non può fare un Dpcm, un decreto del presidente del Consiglio, per bloccare i bandi, perché non ci sono i tempi tecnici necessari per un atto di questo tipo.

E sarebbe l' atto amministrativo minimo che la società italo-francese accetterebbe.

 

Anche se riuscisse a forzare i tempi e lo firmasse non avrebbe le coperture necessarie, visto che dalla Telt i cinque consiglieri italiani del Cda hanno fatto sapere a Palazzo Chigi che ogni atto di blocco dei bandi dovrebbe essere coperto per 300 milioni di euro, quelli che verrebbero a mancare da Bruxelles in termini di finanziamenti europei. Viceversa nessuno ha intenzione di bloccare un' opera internazionale con miliardi di penali e il rischio di incorrere nel danno erariale.

MAPPA TAV EUROPA

 

Alla fine, consapevolmente (perché qualcuno nella maggioranza pensa anche questo) o forse in modo occasionale, scoprendolo, con ritardo, strada facendo, anche Giuseppe Conte è finito in una sorta di cul de sac . I bandi di 2,3 miliardi di euro che la Telt deve lanciare lunedì prossimo, dopodomani, prima della verica da parte della Commissione europea, sembra non siano stoppabili da Palazzo Chigi, nemmeno se il governo volesse, nemmeno se Salvini non si fosse messo di mezzo minacciando una crisi di governo. Anche se viene ancora cercata una clausola che consenta di ribadire che sono annullabili entro sei mesi.

 

Conte nelle ultime ore ha consultato tutti, i vertici della Telt, i suoi consulenti giuridici, i tecnici di Palazzo Chigi, ha persino preparato una lettera molto dura nei confronti della stessa Telt, poi alla fine lui stesso ha ammesso che «bisogna fare i conti con la realtà, con una procedura internazionale che ha regole giuridiche non solo italiane, e che è molto complicato modificare».

 

TAV TORINO LIONE

Del resto l' impasse del governo l' ha svelata in modo pubblico ieri lo stesso Luigi Di Maio, «una scelta tecnica di solito la si trova, se esiste una decisione politica, ma al momento la prima non è stata trovata».

 

In verità Conte non ha nemmeno trovato né l' una né l' altra: lo status quo, e dunque la prosecuzione dei bandi, l' inizio dello scavo della galleria di base, è nelle leggi italiane e francesi finora approvate, nel Trattato e nei protocolli approvati dai due Parlamenti.

Smontare un simile castello giuridico risulta opera improba anche per chi, come Giuseppe Conte, si avvale spesso con orgoglio della propria preparazione giuridica e amministrativa.

mario virano direttore generale telt

 

Del resto è lo stesso Conte ad aver confidato che «bisogna arrendersi alla realtà», ed è la stessa persona che davanti ai giornalisti dice che se fosse per lui l' opera o i bandi dovrebbero essere messi in discussione in modo serio. Dovrebbero, in teoria, se dipendesse da lui, ma in questo caso c'è un presidente del Consiglio che ha un alleato di governo che minaccia una crisi in caso di blocco dell' opera, ma può anche contare su un Parlamento - che eventualmente dovrebbe approvare le decisioni dell' esecutivo, modificando i Trattati con la Francia - che per larga parte è contrario ad un blocco ed invece favorevole alla prosecuzione di uno dei corridoi decisivi del sistema di infrastrutture europee.

giuseppe conte 2

 

Se davvero lunedì da Palazzo Chigi non partirà alcuna lettera verso Telt, allora la strada per Conte, almeno su questo dossier, si farà in realtà meno ripida. Infatti l' Ue ha già detto che è disponibile a salire sino al 50% di finanziamento. In ogni caso, avverte Conte, «una crisi sulla Tav non la capirebbe nessuno».

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