conte trump

“GIUSEPPI” IN THE USA - CONTE VOLA NEGLI STATI UNITI, AL SUMMIT ONU SUL CLIMA, PER RICUCIRE CON TRUMP DOPO LE SBANDATE FILORUSSE E FILOCINESI - LA NUOVA FASE PARTIRÀ DAL RITOCCO DEI CONTRIBUTI MILITARI DELLA NATO, COME PRETESO DALLA CASA BIANCA, E DAL DECRETO SULLA CYBERSICUREZZA PER SCHERMARE LE NOSTRE RETI DALLE INFILTRAZIONI DI MOSCA E PECHINO - IN CAMBIO WASHINGTON CI DARA’ UNA MANO SULLA LIBIA...

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMP

Dimenticare Salvini. Disperdere le ombre russe che si sono allungate sull' Italia al seguito dell' ex vicepremier della Lega e rimettere il Paese dove è sempre stato negli ultimi sessant' anni: dentro la Nato e accanto agli Stati Uniti. Il cuore del viaggio di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio è tutto qui. Nell'aereo che li ha portati assieme a New York per il Climate Change Summit dell' Onu, il presidente del Consiglio e il nuovo ministro degli Esteri hanno rivisto i dossier che saranno sul tavolo della trasferta americana. Patto Atlantico, Venezuela, rapporti con Mosca e Cina. Ma in cima all' agenda ci sarà la questione libica.

 

conte trump

Al Palazzo di Vetro Conte ritrova Donald Trump dopo un clamoroso cambio di governo e una nuova alleanza che porta la certezza di rimettere le relazioni con Washington nella loro cornice più tradizionale.

 

Il Pd atlantista è stata la rassicurazione offerta al presidente americano in una telefonata tra i due. «Niente più eccentricità e ambiguità» in politica estera, è il messaggio che consegnerà Conte. Un messaggio che vale per i flirt con Putin di Salvini come per le gaffe grilline. La nuova fase partirà da ritocco dei contributi militari della Nato, come dall' inizio della sua amministrazione pretende Trump dagli alleati.

 

giuseppe conte luigi di maio

Il premier, poi, avrà con sé in dote anche il decreto appena approvato sulla cybersicurezza: la prova che il governo farà di tutto per schermare le nostre reti dalle presunte infiltrazioni dei nemici della Casa Bianca, Mosca e Pechino. Sulla Cina, come sull' Iran, arriveranno garanzie moderate e inserite nella politica Ue. In cambio, la missione della delegazione italiana è di ottenere un impegno più strutturato sulla Libia.

 

In altre parole, Trump deve dire come si schiererà sulla gestione della polveriera che brucia al di là del Mediterraneo, dove gli Usa si sono sempre concentrati sulla lotta al terrorismo, mostrandosi meno interessati a partecipare attivamente ai piani di stabilizzazione europei.

 

GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

Il ragionamento del premier parte da una constatazione: Trump si è liberato del suo consigliere per la Sicurezza, John Bolton, sostenitore di una linea interventista in politica estera. Uno che «ha sempre voglia di bombardare», secondo la definizione che ne ha dato il leder Usa quando lo ha liquidato. Senza Bolton, crede Conte, gli Usa potrebbero spostarsi con più facilità sulle posizioni italiane che puntano a una soluzione pacifica del conflitto tra Al Sarraj e il generale Haftar.

 

A Trump, Conte intende chiedere «una risposta chiara» ed è di questo che parleranno in un incontro riservato anche il consigliere diplomatico Piero Benassi e il successore di Bolton, Roberto O' Brien. Non è previsto invece un bilaterale tra il premier e il presidente americano. Gli staff stanno lavorando per ottenere che almeno i due siedano vicini al ricevimento di domani prima del discorso di Conte all' Assemblea Onu, alle 19. Secondo alcune indiscrezioni, dietro la decisione di non formalizzare un bilaterale, anche solo di mezz' ora, potrebbe esserci la previsione di un viaggio del presidente Usa in Italia.

john bolton

 

Certamente con Conte si vedranno al vertice Nato a Londra a inizio dicembre. Sempre in quei giorni potrebbe tenersi il summit europeo sulla Libia, in fase di organizzazione. Diviso in due incontri paralleli - uno tra i libici e uno tra i leader internazionali coinvolti - si terrà in Germania, per evitare di riaccendere la sfida italo-francese sul Paese nordafricano.

Roma e Parigi saranno comunque in prima fila sulla Libia nei giorni dell' Onu.

 

al serraj haftar giuseppe conte

Il 26 Di Maio e Jean-Yves Le Drian coordineranno un tavolo tra i colleghi europei. Per il leader del M5S il ritorno in America segna il debutto da ministro degli Esteri. Immigrazione e Africa sono i grandi temi che si è posto per il suo mandato. Di sicuro, la vetrina di New York servirà a far scordare gli inciampi diplomatici dell' ultimo anno, dall' infatuazione per i gilet gialli alle sbandate venezuelane. La sterzata atlantista non deve lasciare dubbi, secondo Conte. Sul caudillo di Caracas, Nicolas Maduro, Palazzo Chigi assicura che «presto arriverà un segnale» dall' Italia nella direzione che vogliono gli americani, sostenitori dell' oppositore al regime Juan Guaidó.

Ultimi Dagoreport

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)