giuseppe conte luigi di maio marco travaglio

CONTE VS DI MAIO, NE RESTERA’ SOLO UNO – LUIGINO MENA DURO SULLE AMBIGUITA’ DEL PACIFISTA "GIUSEPPI" SULLA GUERRA: “I 5 STELLE NON CAPISCONO CHE LA RUSSIA È PRONTA A SALTARE SULLE NOSTRE DIVISIONI. NO AL DISALLINEAMENTO DA NATO E UE” - TRAVAGLIO, "RASPUTIN" DI CONTE: "NELLA NATO E NELLA UE SIEDONO DIVERSI PAESI CHE NON HANNO INVIATO A KIEV NEMMENO UNA FIONDA. EPPURE NESSUNO LI HA ESPULSI PER “DISALLINEAMENTO”. SE INVECE IL DISALLINEAMENTO CHE TEME DI MAIO È QUELLO TRA LE SUE TERGA E LA POLTRONA, DISPIACE, PER CARITÀ. MA…” - PALAZZO CHIGI: SE IL M5S PROVOCA UNA CRISI, IL GOVERNO CADE

Dall’editoriale di Marco Travaglio pubblicato da il Fatto Quotidiano

 

meme travaglio conte

(...) A Di Maio temiamo sfuggano un paio di particolari che un ministro degli Esteri dovrebbe conoscere: nella Nato e nella Ue siedono diversi Paesi che non hanno inviato a Kiev nemmeno una fionda. Eppure nessuno li ha espulsi per “disallineamento”. Quindi non si comprende quali pericoli correrebbe la sicurezza nazionale…Non solo l’Italia non rischierebbe nulla ma tornerebbe protagonista di una svolta europea (come 2 anni fa col Recovery): si accrediterebbe, insieme ai Paesi che la seguirebbero, come mediatore del negoziato Kiev-Mosca (…). Se invece il disallineamento che teme il Draghetto Grisù (Di Maio, ndr) è quello tra le sue terga e la poltrona, dispiace, per carità. Ma abbiamo problemi lievemente più seri

 

 

DI MAIO

Annalisa Cuzzocrea per la Stampa

MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

«Non potevo fare altrimenti», dice Luigi Di Maio. «Sono il ministro degli Esteri di un Paese che sta affrontando una situazione delicatissima. Non posso andare all'estero a spiegare posizioni ambigue sulla guerra. Questa non è una vicenda personale, è un tema nazionale, è una preoccupazione fortissima che non riguarda solo me. Quello che stanno facendo è molto pericoloso».

 

È il primo pomeriggio di ieri quando al capo della Farnesina arrivano i segnali di quel che sta per accadere. Il Movimento 5 stelle di cui è parte fin dall'inizio, che ha rappresentato come vicepresidente della Camera prima, come capo politico poi, fino a portarlo all'oltre 33 per cento delle ultime elezioni politiche, vuole metterlo fuori.

 

di maio conte

Non potranno farlo subito per ragioni procedurali, dovranno capire cosa pensa davvero di tutta questa storia Beppe Grillo, ma Giuseppe Conte e i suoi vicepresidenti hanno deciso di fare una dichiarazione che non lasci spazio a dubbi: Di Maio non parla più a nome del Movimento.

 

È la fine di un'epoca, l'ennesimo strappo senza precedenti dopo il distacco dalla Casaleggio Associati e quello dal fondatore cui è rimasto il ruolo di Garante (e di "comunicatore" a 300mila euro l'anno). Il ministro degli Esteri continua a dire a tutti coloro che riescono a parlarci che non aveva scelta: «Avete visto come la Russia è pronta a saltare sulle nostre divisioni? Non capiscono che non ce lo possiamo permettere?». Giura che al suo destino personale nemmeno ha pensato.

 

MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

È rimasto in silenzio in tutti questi mesi - dopo aver posto il problema della débâcle nella partita per il Colle - e non ha rilasciato nessuna dichiarazione sulla politica interna per non essere considerato un sabotatore. Ma adesso intende mettere la sua forza politica di fronte al dovere della chiarezza: «Siamo o no nella Nato? Agiamo o no in totale coordinamento con l'Unione europea? L'Italia intende ergersi a difesa dell'Ucraina o della Russia?». Sono domande imprescindibili in questo momento storico e secondo Di Maio servono risposte meno ambigue di quelle date fin qui. Parla di «operazione verità», perché non ci si può più nascondere dietro a pensieri arzigogolati che seguono l'ultimo sondaggio e il consenso perduto: «Non possiamo mettere in discussione la nostra collocazione internazionale - ha detto più volte in questi giorni - è prima di tutto una questione di sicurezza del Paese».

 

travaglio conte

Quando ha visto la bozza di risoluzione preparata dai senatori per il 21 giugno, il capo della Farnesina ha avvisato: «È impraticabile». Adesso è accusato di averla fatta circolare lui, ieri, in modo da mandare a monte la difficile mediazione che stava tentando il Partito democratico per disinnescarla. Il punto però non sono più le reciproche tattiche e narrazioni. Il punto è che da qui non si torna indietro. Che ogni composizione del dualismo interno appare ormai impraticabile.

 

E anche se i vertici M5S dicono che mai chiederanno al ministro degli Esteri di dimettersi, neanche se la scomunica diventasse presto un'espulsione, è chiaro che una mossa del genere non può non creare una fibrillazione nel governo. Dando ragione a chi pensa che Conte non veda affatto con dispiacere l'idea di un appoggio esterno che consenta a Draghi di andare avanti e al Movimento di fare una campagna elettorale con le mani più libere. Dei ministri, Stefano Patuanelli lo seguirebbe facilmente, probabilmente farebbe più fatica a convincere Fabiana Dadone e Federico D'Incà, ma è un'opzione che nessuno si sente più di escludere. A Palazzo Chigi, però, in tutte le interlocuzioni avute con i 5 stelle, sono stati molto chiari: «Se create una crisi politica il governo è finito, non c'è più».

LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE

 

L'idea di andare avanti con un appoggio esterno non è mai stata presa in considerazione da Mario Draghi, anche se era prevedibile che più ci si sarebbe avvicinati alla data delle elezioni politiche più la situazione della maggioranza sarebbe diventata ingestibile. Quanto alla risoluzione parlamentare prevista per martedì 21, in occasione delle comunicazioni del premier sul Consiglio europeo, anche su quella da Chigi sono stati molto chiari: se i 5 stelle non rinunciano all'idea di vincolare l'invio di nuove armi a una decisione del Parlamento, il governo finisce.

 

A Conte è stato riferito esattamente con queste parole. E senza subordinate. È quindi probabile che per riuscire a giustificare davanti ai suoi parlamentari e agli elettori una posizione più morbida sulla risoluzione, l'ex premier abbia bisogno di "scomunicare" Di Maio. In modo che qualsiasi compromesso non sia interpretato come un cedimento alla visione dell'ex capo politico.

conte di maio

 

Questo però non gli eviterà problemi. Lo è già il richiamo di Grillo sul mantenimento del vincolo del doppio mandato: se fosse così, a mettersi di traverso sarebbero infatti molti dei fedelissimi del nuovo leader, a partire da Paola Taverna, e tenere i gruppi coesi - a parte chi vorrà seguire Di Maio in una probabile nuova avventura - non sarà affatto facile. Lo hanno capito anche nel Pd. «Sono preoccupatissimo - ha detto ieri ai suoi Enrico Letta - perché stavolta vanno fino in fondo».

conte di maioconte di maiodi maio conteluigi di maio giuseppe conte meme by carli

Ultimi Dagoreport

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)