giuseppe conte enrico letta matteo salvini giorgia meloni

A CHI CONVIENE ANDARE A ELEZIONI ANTICIPATE? NON ALL'ITALIA MA AI LEADER DI PARTITO SI' - SALVINI POTREBBE FERMARE IL DECLINO DELLA LEGA E PURGARE LE LISTE ELETTORALI DEI GIORGETTIANI - GIORGIA MELONI HA IL VENTO IN POPPA E MIRA A INCASSARE IL DIVIDENDO - CONTE SOGNA DI "CONTIZZARE" IL M5S PIAZZANDO IN PARLAMENTO I SUOI FEDELISSIMI E VOTARE PER LETTA SIGNIFICHEREBBE FAR AFFONDARE I RENZIANI - UGO MAGRI: "TUTTI POTREBBERO ACCONTENTARSI DI UNA SCONFITTA E, IN QUALCHE CASO LIMITE, ADDIRITTURA DESIDERARLA PER MOTIVI CHE PUBBLICAMENTE NON SI POSSONO CONFESSARE"

giuseppe conte enrico letta

Ugo Magri per https://www.huffingtonpost.it

 

Serpeggia tra i leader una voglia di elezioni anticipate che non nasce, per assurdo, dall’ambizione di vincere e di governare, ma dalla più mediocre speranza di cadere in piedi. Nessuno ha la vittoria in tasca, nemmeno il centrodestra che sta avanti di 3-4 punti negli ultimi sondaggi ma dopo le Comunali ha smarrito un po’ delle sue certezze.

matteo salvini giorgia meloni

 

Però tutti - ecco la novità - potrebbero accontentarsi di una sconfitta e, in qualche caso limite, addirittura desiderarla per motivi che pubblicamente non si possono confessare. Ad esempio, per evitare una batosta ancora più pesante se tornassimo alle urne tra un anno e mezzo; oppure per eleggere in Parlamento i propri amichetti senza farli attendere fino al 2023; o al limite per far fuori i rompiscatole interni. Vediamo situazione per situazione.

letta conte

 

Iniziamo da Matteo Salvini. Al Capitano votare subito conviene, comunque vada e perfino nel peggiore dei modi. Se il centrodestra dovesse farcela, lui potrebbe sperare nel contro-sorpasso della Lega sui Fratelli d’Italia che, sulla carta, è ancora plausibile; ma se Palazzo Chigi dovesse sfuggirgli, e la guida del governo toccasse a Giorgia Meloni, lui tornerebbe a fare il ministro, magari di nuovo all’Interno (in fondo non vede l’ora).

salvini meloni

 

Perfino nel caso di sconfitta elettorale Salvini avrebbe un grosso vantaggio, anzi due. Frenerebbe il declino del suo partito che, continuando di questo passo, tra un anno verrebbe a trovarsi intorno al 10 per cento dal 18 che vale oggi e dal 34 delle scorse elezioni europee. “Salvare il salvabile” è la nuova parola d’ordine salviniana. Inoltre Matteo farebbe un bel repulisti, regolerebbe i conti con chi dentro il partito ha osato sfidarlo purgando le liste dagli amici di Giancarlo Giorgetti oppure relegandoli in coda cosicché, nel caso di sconfitta, sarebbero i primi a venire trombati.

 

Anche per Giorgia Meloni votare sarebbe un “win-win”. Nella migliore delle ipotesi diventerebbe la prima donna premier nella storia d’Italia; o in alternativa la prima a guidare l’opposizione che, in fondo, sembra più consono alla sua vera natura, alla sua indole protestataria. Ma perfino se restasse dietro a Salvini, Giorgia triplicherebbe i voti a confronto del 2018, idem la rappresentanza parlamentare. Sarebbe comunque un trionfo. A una sconfitta del genere chiunque metterebbe la firma. Scontato che la “ducetta” non veda l’ora.

 

letta conte

Quanto a Giuseppe Conte, la sua propensione a votare non è mai stata un mistero. Ultimamente ha rimescolato le carte per non urtare i gruppi parlamentari che desiderano le elezioni esattamente quanto i capponi le feste di Natale; ma si capisce che l’Avvocato del popolo tornerebbe alle urne per le stesse identiche ragioni del suo nemico Salvini. Arresterebbe l’agonia dei Cinque stelle, in tre anni più che dimezzati; espellerebbe dal Parlamento tutti gli antipatizzanti interni per inserire al loro posto gente più allineata.

 

matteo salvini giorgia meloni assemblea nazionale federmanager 2

A questi due motivi, di per sé sufficienti, se ne aggiunge un terzo molto più personale: il mestiere del capo-popolo non fa per lui. Dicono che sia già pentito di averlo accettato. Conte intuisce che da una lunga campagna elettorale uscirebbe stremato, con la lingua fuori e l’immagine politicamente sgualcita come la sua pochette. Dunque non vede l’ora di farla finita votando subito, per male che possa andare.

 

Infine Enrico Letta. Se ci fosse l’opportunità di votare, non sarebbe certo lui a mettersi di traverso. Volendo provare a vincere, gli converrebbe allearsi coi Cinque stelle fintanto che questi reggono (cioè ancora per poco, dunque deve fare in fretta). Giocando a perdere, invece, il Pd aumenterebbe la propria forza parlamentare.

matteo salvini giorgia meloni assemblea nazionale federmanager 3

 

Guadagnerebbe un numero di seggi sufficiente a compensare il taglio degli onorevoli. In più Letta proverebbe l’impagabile soddisfazione di far sprofondare i renziani e mandare un “ciaone” allo statista di Rignano sull’Arno. A conti fatti, tutti pensano di guadagnarci e nessuno teme di lasciarci le penne. Ecco come mai più dicono di non volere le elezioni, e meno di loro ci si può fidare.

 

Ultimi Dagoreport

osnato fazzolari savona banco bpm

FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, NON È UN TIPINO FACILE DA “PIEGARE”, VISTA ANCHE LA SUA “SARDITUDINE”: SA CHE SE DOVESSE PARTIRE DA PALAZZO CHIGI L’ORDINE DI RASSEGNARE LE SUE DIMISSIONI, SI REGISTREREBBE UN PESANTISSIMO CONTRACCOLPO SULLA BORSA DI MILANO – COSE MAI VISTE NELLA GUERRA IN CORSO TRA LA FINANZA MILANESE E IL GOVERNO DI ROMA: IERI E' APPARSA UNA PAGINA DI PUBBLICITÀ SUL “GIORNALE” DI ANGELUCCI, CON CUI BANCO BPM, CARO ALLA LEGA DEL MINISTRO GIORGETTI, SPARA UN GIGANTESCO "NO" ALL’OPS DI UNICREDIT...

simone inzaghi arabia saudita massimiliano allegri antonio conte vincenzo italiano

DAGOREPORT - QUEL DEMONE DI SIMONE INZAGHI, ALLA VIGILIA DELLE DUE PARTITE PIÙ IMPORTANTI DELLA STAGIONE CON IL COMO IN CAMPIONATO E CON IL PSG IN CHAMPIONS, SAREBBE FORTEMENTE TENTATO DALL’OFFERTA DA 20 MILIONI DI PETRO-DOLLARI ANNUI DELL’AL HILAL - L'INTER, CON LA REGIA DI MAROTTA, STAREBBE GIÀ CERCANDO DI BLOCCARE IL CONTE MAX ALLEGRI, CHE AVREBBE RICEVUTO UN’OFFERTA DA 6 MILIONI DI EURO DAL NAPOLI DI AURELIONE DE LAURENTIIS CHE SI STA CAUTELANDO DAL PROBABILE ADDIO DI ANTONIO CONTE, CORTEGGIATO DALLA JUVENTUS – E IL MILAN, SFUMATO VINCENZO ITALIANO, CHE RESTA A BOLOGNA, STAREBBE VIRANDO SU…

rai giampaolo rossi giancarlo giorgetti silvia calandrelli antonio marano felice ventura

DAGOREPORT – COME MAI LA LEGA HA DATO L’OK A FELICE VENTURA, IN QUOTA FDI, E GIA' CAPO DEL PERSONALE RAI, AL DOPPIO INCARICO CON LA PRESIDENZA DI RAI PUBBLICITÀ? - DOPO LO SHAMPOO DI GIORGETTI ALL'AD ROSSI CHE VOLEVA LA DEM CALANDRELLI (IL MEF E' L'AZIONISTA AL 99,56% DELLA RAI), È ANDATA IN SCENA LA PIÙ CLASSICA DELLE SPARTIZIONI DI POTERE, SOTTO L'ABILE REGIA DI MARANO, PRESIDENTE PRO-TEMPORE DI VIALE MAZZINI, IN QUOTA LEGA: IL CARROCCIO, IN CAMBIO DELL’OK A VENTURA, OTTIENE DUE VICEDIREZIONI A RAISPORT (CON BULBARELLI E DE LUCA) - UN COLPO IMPORTANTE PER LA LEGA IN VISTA DELLE "SUE" OLIMPIADI INVERNALI MILANO-CORTINA (RAISPORT HA UNA SEDE A MILANO)...

il patriarca kirill con vladimir putin alla veglia pasquale

FLASH – QUANDO IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO, SERGEI LAVROV, CHIUDE LA PORTA ALNEGOZIATO IN VATICANO SOSTENENDO CHE NON SIA “ELEGANTE CHE PAESI ORTODOSSI (RUSSIA E UCRAINA) DISCUTANO IN UNA SEDE CATTOLICA” DELLA PACE, UTILIZZA UN ARGOMENTO PRETESTUOSO. INNANZITUTTO PERCHÉ L’UNITÀ ORTODOSSA SI È ROTTA CON L’INVASIONE DELL’UCRAINA DEL 2022 (LA CHIESA DI KIEV HA PRESO LE DISTANZE DA QUELLA DI MOSCA). E POI PERCHÉ RIVOLGERSI AL PAPA FAREBBE OMBRA AL PATRIARCA DI MOSCA, KIRILL, CHE HA BENEDETTO PUTIN E LA SUA “OPERAZIONE SPECIALE” PARLANDO DI “GUERRA SANTA…”