giuseppe conte salvini hamburger

AL COPASIR IL DESTINO DI CONTE DIPENDERÀ DA SALVINI - IL TRUCE DEL PAPEETE DEVE SCEGLIERE TRA DUE VIE. LA PRIMA: FORZARE LA MANO DEL PRESIDENTE DEL COPASIR, IL LEGHISTA VOLPI, PER TOGLIERE LA PELLE AL DEVOTO DI PADRE PIO, REO DI AVER DATO ORDINE AL CAPO DEL DIS DI COLLABORARE CON POLITICI DI ALTRI PAESI - LA SECONDA VIA: SALVARSI LA PELLE SCAMBIANDO IL RUSSIA-GATE DI CONTE CON LA MOSCOPOLI DI SAVOINI E PASTICCIONI VARI E AVARIATI...

giuseppe conte gennaro vecchione 1

DAGONOTA

L’audizione al Copasir - Comitato di controllo sui Servizi - è secretata e durerà un’ora e mezza. Conte, dopo una relazione di 30 minuti sui servizi più altri 20 per esporre i fatti, lascerà il (poco) tempo rimasto per le domande. Quelli del Pd, contro la volontà del presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi, cercheranno di gettare benzina sul fuoco chiedendo news della Moscopoli salviniana.

 

Al Copasir il destino di Conte dipenderà da Salvini. Il Truce del Papeete deve scegliere tra due vie. La prima: forzare la mano di Volpi, per togliere la pelle al devoto di Padre Pio, reo di aver dato ordine al capo del Dis di incontrare il ministro della giustizia Usa William Barr e il procuratore Duhram. Non solo: Conte non poteva assolutamente dare ordine ai servizi italiani di collaborare con politici di altri paesi.

RAFFAELE VOLPI giuseppe conte salvini hamburger

 

La seconda via di Salvini? Salvarsi la pelle scambiando il Russia-gate di Conte con la  Moscopoli di Savoini e pasticcioni vari...

 

RAFFAELE VOLPI

Nel primo caso - fare la pelle a Conte - Volpi potrebbe giocare l’arma di una nuova convocazione poiché le risposte del premier non sono state soddisfacenti e meritano un approfondimento, mantenendo “Giuseppi” sulla graticola.

 

Da parte americana, Barr non ha nessun interesse a destabilizzare Conte, meglio tenerlo per le palle. Il ministro di Trump ha fatto una relazione sui due viaggi in Italia che potrebbe rendere pubblica….

 

 

QUATTRO AMICI AL BARR

Corriere.it

 

WILLIAM BARR

Sono tre i punti fondamentali che Giuseppe Conte dovrà chiarire di fronte al Copasir. E così svelare quale sia stato il ruolo effettivo dell’Italia nel Russiagate. La questione è nota. A Ferragosto e il 27 settembre ci sono stati due incontri tra il ministro della Giustizia americano William Barr e i capi dei servizi segreti italiani. Il primo è stato un faccia a faccia con il direttore del Dis Gennaro Vecchione.

 

Al secondo hanno partecipato anche il direttore dell’Aise Luciano Carta e quello dell’Aisi Mario Parente. In entrambe le occasioni l’argomento all’ordine del giorno era Joseph Mifsud, il professore del Link Campus che nel 2016 svelò ai collaboratori di Donald Trump l’esistenza di mail compromettenti per Hillary Clinton acquisite dai russi.

 

DUE VERTICI SEGRETI TRA IL MINISTRO DI TRUMP BARR E I SERVIZI ITALIANI. E CONTE «AUTORIZZÒ»

 

generale luciano carta

Ci sono stati almeno due incontri tra il ministro della giustizia statunitense William Barr e i capi dei servizi segreti italiani. Riunioni segrete che avevano come obiettivo la raccolta di informazioni sull’origine del Russiagate e in particolare sul destino di Joseph Mifsud, il professore dell’università Link Campus di Roma che nel 2016 avrebbe informato George Papadopoulos - all’epoca consigliere della campagna elettorale di Donald Trump - dell’esistenza di «migliaia di mail imbarazzanti su Hillary Clinton», in possesso dei russi.

 

MARIO PARENTE AISI

Per oltre un anno il procuratore Robert Mueller ha indagato su un possibile complotto ordito contro la Clinton dal comitato elettorale di Trump e il Cremlino. Al termine dell’inchiesta Mueller ha dichiarato di non aver raccolto prove sufficienti a dimostrarlo, ma ha comunque documentato le trame e lo scambio di documentazione. Ed è proprio questo a preoccupare la Casa Bianca, anche per le possibili nuove rivelazioni sul ruolo degli uomini più vicini al Presidente. Barr sta dunque cercando elementi per screditare il suo lavoro e proprio in questa attività si inquadrano i suoi recenti viaggi in Italia.

Mifsud con Olga Roh

 

L’indagine del Copasir

Adesso sarà il Comitato di controllo sui Servizi a dover indagare sulla «legittimità» dei contatti autorizzati da palazzo Chigi. Barr è infatti un esponente politico dell’amministrazione statunitense e bisognerà accertare come mai Gennaro Vecchione, il capo del Dis, abbia ritenuto opportuno assecondare la richiesta. Anche perché prima che New York Times e Washington Post rivelassero le «missioni» di Barr nella capitale — accompagnato dal procuratore John Durham incaricato proprio da lui di «rileggere» l’inchiesta sul Russiagate — nessuno aveva mai ritenuto di dover rendere noto che l’Italia aveva avuto un ruolo attivo nella vicenda. E questo nonostante l’attenzione fosse rivolta anche alla Link, ritenuta molto «vicina» al Movimento 5 Stelle.

WILLIAM BARR JOHN DURHAM

 

Missione a Ferragosto

Si torna dunque allo scorso agosto quando Barr arriva a Roma. Secondo il sito Politico alloggia al Marriott Grand Flora Hotel, in via Veneto, a due passi dall’ambasciata americana, ed è accompagnato da alcuni collaboratori. Il ministro Usa, si scopre adesso, ha contatti con il premier Giuseppe Conte — titolare della delega ai servizi segreti — che fornisce il via libera alla collaborazione e poi incontra il capo del Dis Gennaro Vecchione.

mifsud frattini ayad

 

L’obiettivo di Barr è chiaro: scoprire se il nostro Paese abbia avuto un ruolo nel Russiagate, se abbia ottenuto documenti riservati e soprattutto se gli 007 abbiano effettivamente aiutato Mifsud — che ha fatto perdere le proprie tracce nell’ottobre 2017 — a trovare un rifugio sicuro. In quei giorni è ancora in carica il governo gialloverde: Conte ha informato i suoi ministri dei contatti con Barr? Dopo quel primo appuntamento Vecchione chiede notizie ai capi delle due agenzie — l’Aisi per la sicurezza interna e l’Aise per quella esterna — e mantiene aperto il canale con Washington.

joseph mifsud vincenzo scotti

 

Piazza Dante e la Link

La scorsa settimana — al governo c’è la coalizione M5S-Pd — l’impegno preso da Vecchione si concretizza con una riunione «allargata». Barr torna a Roma e incontra nella sede del Dis di piazza Dante lo stesso direttore, il capo dell’Aise Luciano Carta e quello dell’Aisi Mario Parente. Con loro c’è anche il procuratore Dhuram. Viene rinnovata la richiesta — già rivolta a Gran Bretagna e Australia — di mettere a disposizione eventuale documentazione raccolta in questi anni. L’attenzione si concentra su Mifsud, visto il ruolo chiave che gli ha assegnato Papodopoulos.

franco frattini con joseph mifsud

 

Agli atti ci sono diversi incontri tra i due, alcuni anche in compagnia di Olga Polonskaya, ex manager di una società russa che si sarebbe presentata come amica dell’ambasciatore russo a Londra. Barr insiste più volte sulla necessità di scoprire che fine abbia fatto. Nonostante risultasse irreperibile dal 2017, il professore avrebbe alloggiato infatti a Roma, in un appartamento intestato a una società collegata con la Link Campus, fino a maggio 2018. Barr chiede notizie sull’Università e sui collegamenti con M5s.

 

donald trump william barr

Al termine dell’incontro Vecchione informa Conte. Chi altri è a conoscenza della riunione? Il 30 settembre una nota di palazzo Chigi rende noto che il presidente del Consiglio ha incontrato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e quello degli Esteri Luigi Di Maio, ma senza specificare il motivo. Sarà il Copasir a dover accertare se si sia parlato anche delle missioni di Barr e Dhuram.

 

 

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