RE GIORGIO TIENE FERMO IL LETTINO – LE CORRENTI DEL PD CHIEDONO LA TESTA DI ALFANO? E NAPO: “NON SI PUÒ TOCCARE NEMMENO UNA CASELLA”

Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Due telefonate hanno evitato per il momento l'esplosione del Pd e del governo di larghe intese. Letta ha chiamato Renzi da Londra e il loro è stato un dialogo di fuoco. Giorgio Napolitano invece ha spiegato a Guglielmo Epifani le conseguenze di un irrigidimento del Pd. Ma per una volta, a Largo del Nazareno, sono tutti d'accordo con il parallelo del sindaco di Firenze: «È come la storia di Ruby nipote di Mubarak. Al Parlamento è stata raccontata una gigantesca bugia».

Così al leader democratico la segreteria ha dato il mandato, condiviso da tutte le correnti, di usare le prossime 24 ore prima del voto sulla mozione di sfiducia contro Angelino Alfano per convincere Letta a far dimettere il ministro dell'Interno. «C'è ancora tempo per rimediare all'assurda espulsione di Alma Shalabayeva».

Naturalmente, non succederà niente di tutto questo. Perché il premier «ci ha messo il petto», come dice il capogruppo alla Camera Roberto Speranza: «A questo punto dovremmo chiedere le dimissioni di Enrico, non solo quelle del segretario del Pdl». E perché Napolitano ha aperto lo scudo stellare per proteggere l'esecutivo.

«Non possiamo toccare nemmeno una casella», ha spiegato a Epifani. Come dire: datevi una bella calmata. Oggi la posizione del capo dello Stato sarà ancora più chiara quando parlerà alla stampa durante la Cerimonia del Ventaglio, tradizionale appuntamento di saluti con i giornalisti prima dell'estate. «Sarebbe giusto che Alfano lasciasse. Ma non può farlo perché il governo deve rimanere in piedi», è stato il riassunto della giornata fatto da Epifani in una riunione di segreteria che ha messo a nudo l'impazzimento del Pd.
Primum vivere deinde philosophari, diceva Bettino Craxi citando i classici. «Ma è vero il contrario: il governo diventerà un morto che cammina proprio se Alfano non si dimette », ribatte Anna Finocchiaro. Non è la sola a pensarla in questo modo.

Il chiarimento telefonico da Londra tra Letta e Renzi è stato molto movimentato. «Mentre io sto qui a predicare la stabilità per avere qualche investimento straniero, i tuoi sparano a zero sul governo. Siete degli irresponsabili, lo capisci? Non potete giocare con la pelle del Paese». Renzi ha risposto per le rime sostenendo che il ministro è indifendibile, che il governo rischia se perde di credibilità, che il centralismo democratico è un'eredità del passato e non deve avere cittadinanza nel Pd.

Il dissenso renziano è lentamente rientrato. Ma il sindaco ieri ha segnato un punto a suo favore nella battaglia interna. Adesso la resistenza di Alfano mette tutto il Partito democratico in uno stato d'animo negativo verso il governo delle larghe intese. Aumenta l'insofferenza nel popolo democratico e nel gruppo dirigente.

«Io sono il candidato di sinistra e mi faccio scavalcare da Renzi nella vicenda kazaka? Ma che siamo diventati matti?». Lo sfogo di Gianni Cuperlo spiega molto. «Io chiedo le dimissioni di Alfano. Devo farlo». «La nostra gente vuole le dimissioni, Enrico - ha insistito Epifani in una delle molte telefonate con il premier -. Se non facciamo una mossa, lasciamo il campo aperto a Renzi. Dobbiamo tenere una linea che sia comprensibile dai nostri».

Letta è stato obbligato a reagire: non bastava più la relazione del capo della Polizia Alessandro Pansa, non era sufficiente la strada della massima trasparenza. Ci voleva un'assunzione di responsabilità in prima persona. «Al Senato parlo io. Se volete colpire Alfano, dovete colpire anche me», ha fatto sapere a Roma. Parole che hanno fatto rientrare la rivolta di Renzi e convinto Epifani a frenare la fronda del partito. Ma la partita non è finita.

Ora il Pd ha davvero paura di morire di «realismo». O peggio, di «ragion di Stato». Con il non detto di una paura ancora maggiore: consegnare il partito al sindaco di Firenze sulle macerie dell'alleanza con Berlusconi. Senza alcuna possibilità di difesa. Per questo, la lotta interna si alimenta del caso Shalabayeva. Lo scontro in segreteria ha avuto momenti molto tesi. Il bersaniano Davide Zoggia ha puntato il dito contro il renziano Luca Lotti: «Tu non sai nemmeno cos'è il centralismo democratico».

«E tu non sai cos'è la democrazia, mi pare più grave», è stata la replica. Il grande terrore degli anti-Renzi è finire schiacciati sulla Grande coalizione, non aver alcun margine di manovra nel percorso congressuale. «O stiamo tutti dalla parte del governo o non ci sta nessuno», spiega Alfredo D'Attorre, bersaniano. «Basta con gli smarcamenti continui dei renziani. Bisogna convocare subito una direzione e mettere le carte in tavola».

È un grido di dolore che colpisce solo in parte il sindaco. Alla fine può mettere in difficoltà il governo Letta, tanto più se Alfano resiste al Viminale. Le larghe intese rappresentano ormai una zavorra per tutte le correnti del Pd. Il chiarimento perciò può diventare un boomerang per i "governisti". E troppi momenti di confronto sono esplosivi. Lo è già oggi l'assemblea dei senatori alla vigilia del voto sulla mozione. Figuriamoci la direzione. Che è un antipasto del congresso e può trasformarsi in una resa dei conti sul governo.

 

 

Giorgio Napolitano e Enrico Letta ALFANO ENRICO LETTA berlusconi e alfano Renzi epifani

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)