“CRAXI, ANDREOTTI E UN’INTERA REPUBBLICA CADDERO PERCHE’ DIETRO ANTONIO DI PIETRO STAVANO I SERVIZI AMERICANI”: FIRMATO GIULIANO FERRARA, EX AGENTE DELLA CIA - L’ELEFANTINO CREDE AL BARTHOLOMEW POSTUMO - TONINO “PUPO AGITO DA PUPARI, PICCOLO MAGISTRATO COCCOLATO DA GRANDI MASCALZONI - “PER GLI AMERICANI LA GIUSTIZIA ITALIANA FA LETTERALMENTE PENA, LA CARCERAZIONE PREVENTIVA COME PRESSIONE E TORTURA È UN SIMBOLO DI BARBARIE…”

Giuliano Ferrara per Il Foglio

Quando lavoravo per l'Agenzia d'informazione del governo americano chiamata Cia (vedi mio curriculum nel foglio.it) faticavo a spiegare, era il 1985, che il Bettino Craxi amico degli arabi, spregiudicato e solitario leader inviso a democristiani e comunisti che doveva contrastare una grande coalizione assai ben finanziata con acconce contromisure, era anche il pilastro italiano di una politica occidentale nella Guerra fredda.
Evidentemente le cose che dicevo al funzionario e spia del governo americano, da spregiudicato giornalista e insider politico, ebbero un qualche peso, fra molte altre, visto che quando in ottobre di quell'anno Craxi mandò i carabinieri a proteggere dai marine la fuga di un aereo dalla base Usa di Sigonella, un aereo a bordo del quale c'era il capo degli assassini del disabile ebreo Leon Klinghoffer e dirottatori della nave italiana Achille Lauro, la crisi politico-morale sulla quale i nemici di Craxi contavano di lucrare, anche con la crisi di governo determinata dalle dimissioni di Giovanni Spadolini, fu rapidamente risolta da una famosa lettera pacificatrice, "Dear Bettino", scritta di suo pugno da Ronald Reagan al premier italiano.

Il mio amico Craxi era notoriamente un figlio di puttana, rammentandolo nel suo fulgore da vivo, ma era il nostro figlio di puttana, era quello dei missili di Comiso, e una strong leadership, di quelle che piacciono alle Convention democratiche e repubblicane, non si fa fare giustizia in casa da un paese alleato ma straniero, e in nome dei privilegi dell'esecutivo schiera le truppe, fiat iniustitia pereat mundus. La giustizia degli uomini ha infine raggiunto Abu Abbas, e proprio a Baghdad, quando noi eravamo embedded con l'esercito di liberazione da Saddam Hussein. Ironia e giustizia della storia, più profonda e significativa di quella delle manette.

Si è sempre detto che Craxi e Giulio Andreotti caddero, insieme con una intera Repubblica, perché dietro Antonio Di Pietro stavano i servizi americani. Le rivelazioni dell'ottimo e scrupoloso Molinari, peccato in ogni senso che siano postume, inducono a confermare questa sensazione. Con una glossa interpretativa decisiva: l'America è più grande, politica e diplomazia, dei suoi servizi o di settori dei suoi servizi che, a quanto si capisce (oggi sulla Stampa una nuova puntata dello scoop, che seguiremo con attenzione) lavorarono contro la Repubblica dei partiti, per destabilizzarla a Guerra fredda finita.

Pare che il consolato di Milano fosse una casamatta indipendente cresciuta nella incuria dell'ambasciatore precedente, Peter Secchia, e che fu ridotta al suo ruolo istituzionale da Bartholomew. Vedremo. Quel che è certo è che a Di Pietro, la cui opera antigiuridica e illiberale ebbe conseguenze maggiori per la coalizione di interessi bavosi e anche illegali riunita intorno alle sue gesta, non poteva che toccare un Consolato infedele o scemo.
Niente di veramente importante può essere messo nel conto di un pupo agito da pupari. La serie B è il suo destino di poliziotto, di laureato che non si vede, di piccolo magistrato coccolato da grandi mascalzoni, incline a note cadute di stile, e poi versato in una politica partitante e grottesca, tenuta in piedi da un giornalismo e da una politica grotteschi.

L'intervista raccolta da Molinari con Reggie Bartholomew dice anche altro, e in un certo senso questo è ancora più importante. Dice, cosa che sapevamo per esserci abbeverati direttamente alla fonte, ma io non scrivo mai quel che apprendo a cena, che per gli americani la giustizia italiana fa letteralmente pena, che la carcerazione preventiva intesa come pressione e tortura è un simbolo di barbarie, che un sinedrio di togati fu messo a confronto nell'ambasciata con il grande giudice della Corte suprema Antonin Scalia, fu sculacciato e si tacque.
Dice, altra incontrovertibile rivelazione, che Berlusconi non sa nemmeno che cosa sia il ruolo di Kingmaker, perché o è King o niente, e le vicende del giorno d'oggi lo dimostrano ampiamente. Dice che Massimo D'Alema è tosto e politicamente interessante quanto Romano Prodi era vanitoso e bizzoso.

Dice infine che l'avviso di garanzia reso noto necessariamente dal Corriere di Paolo Mieli durante la Conferenza mondiale contro la criminalità, ma non altrettanto necessariamente lasciato filtrare dai soliti ignoti, fu considerato dal presidente Bill Clinton, presente alla Conferenza, come uno schiaffo diretto anche a lui. Ovvio. Un paese che inorridisce davanti alle carriere riunite dei magistrati, sbotta di fronte agli insulti plateali alla divisione liberale dei poteri.

 

 

GIULIANO FERRARA raf19 reginald rose anne bartholomewAntonio Di Pietro magistrato GIULIO ANDREOTTI Lettera Ronald Reagan a Craxi dopo Sigonella mol18 maurizio molinari giulio anselmibettino craxi

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...