vito crimi

CRIMI SCREMATO - I SENATORI 5 STELLE CAMBIANO IL REGOLAMENTO E D'ORA IN POI LE DECISIONI NON PASSERANNO PIÙ SOLO DALL'INDICAZIONE DEL CAPO POLITICO. L'ASSEMBLEA DIVENTERÀ DELIBERANTE E I SENATORI POTRANNO PRESENTARE PROPRIE MOZIONI. DI FATTO, DUNQUE, LA LINEA POLITICA DECISA IN ASSEMBLEA SARÀ VINCOLANTE - TRA I PROMOTORI DEL DOCUMENTO EMANUELE DESSI', QUELLO CHE SI DOVEVA DIMETTERE 5 MINUTI DOPO L'ELEZIONE...

Monica Rubino per www.repubblica.it

 

vito crimi reggente del m5s by osho

Novità fra i cinquestelle a palazzo Madama: la scorsa settimana il gruppo ha votato la modifica del Regolamento. Le decisioni non passeranno più solo sull'indicazione del capo politico, sentiti i capigruppo. L'assemblea diventerà deliberante e i senatori - spiega una fonte parlamentare del gruppo al Senato - potranno presentare proprie mozioni. Di fatto, dunque, la linea politica decisa in assemblea sarà vincolante e il capogruppo dovrà mediare la posizione con il capo politico.

 

VITO CRIMI GIUSEPPE CONTE

Che potrà sempre decidere in maniera difforme rispetto all'assemblea nella consapevolezza, però, di non avere l'appoggio del gruppo. Analoga direzione stanno prendendo anche i deputati cinquestelle, che si preparano a una modifica simile a quella dei colleghi del Senato. L'iniziativa nasce dai senatori Emanuele Dessì, Mattia Crucioli e Primo Di Nicola, che avevano concepito le modifiche quando il capo politico era Luigi Di Maio. Ma le conseguenze di questo cambiamento si abbatteranno sul capo pro tempore Vito Crimi, accusato da molti grillini di non essere abbastanza incisivo nelle decisioni.

luigi di maio vito crimi

 

"Parlare di ridimensionamento o addirittura commissariamento del capo politico Vito Crimi è però fuorviante", chiarisce Dessì, che aggiunge: "Lo Statuto e il Codice etico del M5S stabiliscono che il capo politico decide la linea del Movimento sentiti i capigruppo di Camera e Senato. Il nuovo regolamento aiuta i capigruppo ad avere più chiara la posizione del gruppo stesso. E' un processo maggiormente partecipativo, democratico e trasparente per dare chiare indicazioni a chi di dovere - capo politico in testa - circa l'indirizzo che vogliamo dare ai vari provvedimenti".

 

emanuele dessi alessandro di battista

Di fatto, conclude ancora il senatore pentastellato, "con il nuovo regolamento abbiamo puntualizzato alcuni passaggi che riguardano il funzionamento dei gruppi parlamentari, riducendo i quorum sia per la partecipazione all'assemblea sia per la votazione dei temi. Adesso l'assemblea si può convocare con un terzo dei senatori e la votazione viene fatta a maggioranza dal 50% dei presenti. C'è quindi la possibilità di portare in votazione più delibere".

 

PRIMO DI NICOLA

Uno dei nodi che destano maggiori polemiche all'interno dei cinquestelle è quello sulle alleanze con il Pd per le elezioni regionali. Sotto traccia le proteste nel Movimento di chi non è disponibile ad intese con i dem in Puglia e nelle Marche, dopo l'avallo dato al candidato del centrosinistra Ferruccio Sansa in Liguria. "Bisogna ascoltare i territori", la tesi di chi intende frenare qualsiasi operazione che punti ad un'alleanza strutturale con il Partito democratico. Ma la tensione rischia di investire anche gli attuali vertici. Circola l'ipotesi di un documento politico con l'obiettivo - spiega un deputato M5s - "di evitare uno scivolamento a sinistra del Movimento". Di Maio si è limitato a criticare la scelta di Sansa in Liguria ma l'intenzione dei suoi fedelissimi alla Camera e al Senato sarebbe quella di chiedere al più presto la convocazione degli Stati generali, di evitare che possano tenersi nel 2021.

EMANUELE DESSI E DOMENICO SPADA emanuele dessi firma documento in cui promette dimissioniemanuele dessi picchiare un rumeno

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?