DALLA COLONIA PENALE, LA LEADER DELLE PUSSY RIOT MARJA RACCONTA L’ALTRA FACCIA DELLA RUSSIA DI PUTIN - “SE TI ADDORMENTI MENTRE LEGGONO IL REGOLAMENTO LA PAGHI. SE HAI LA TARGHETTA DEL NOME MAL CUCITA LA PAGHI. SE DURANTE L’APPELLO HAI UN BOTTONE SLACCIATO LA PAGHI” - “NON CI VUOLE MOLTO, PER USCIRE SULLA PAROLA. BASTA NON SCRIVERE RECLAMI, FARE LA SPIA, NON FIATARE MAI E SOPPORTARE SEMPRE”…

Brano delle memorie di Marja Aljokhina pubblicato da "Newtimes" e ripreso da "la Repubblica" - Traduzione Claudia Zonghetti

COLONIA PENALE N.28 BERËZ-NIKI REGIONE DI PERM'-
Se ti addormenti mentre leggono il regolamento la paghi. Se hai la targhetta del nome mal cucita la paghi. Se durante l'appello hai un bottone slacciato la paghi. Non c'è un inizio, in questa storia. Anzi, non c'è nemmeno una storia. C'è qualcosa di assurdo che prende forma per tramite delle parole. Tra l'altro, dubito che qualcuno vorrà confermarle, le mie parole. In tanti le confuteranno, piuttosto.

«Tutto regolare», vi diranno. Magari senza troppa convinzione, all'inizio; ma in un crescendo continuo di entusiasmo. Fino a sostenere, anzi, che va «tutto bene». Perché «alla colonia penale 28 va tutto bene», e ve lo diranno detenuti, personale e difensori dei diritti umani.

La 28 è la Colonia Penale (IK) femminile della regione di Perm'. Intorno solo fabbriche e tajga. Il fatto che - da ex militante ecologista - io sia finita in un carcere dove si respirano veleni ha dell'ironico. C'è solo grigio, intorno. Il colore di partenza può anche essere un altro, ma un tono di grigio c'è sempre. E ovunque: case, cibo, cielo, parole. È l'antidoto alla vita di un piccolo spazio chiuso.

Qui si arriva solo in tradotta. Nel mio caso, da Mosca, dopo tre carceri di transito (Kirov, Perm' e Solikamsk) e tre viaggi tra vagoni senza finestre (gli «stolypin») e una lunga serie di camionette. Sull'ultima, quella che finalmente si avvicina al ferro alto della cancellata, siamo in diciannove. Diciannove «nuove»: nuove operaie tagliatrici, nuove cucitrici e ausiliarie.

Dall'ingresso alla stanza dove ci perquisiscono arriviamo a piedi, piegate sotto le nostre sacche. Io ne ho tre. Insieme fanno quasi il mio peso. Entriamo in un edificio cinto da un muretto: il carcere (e le celle) di isolamento punitivo. Lì ci spogliano e ci spediscono in quarantena con un camice a scacchi. Uguale per tutte. In quarantena comincia l'adattamento.

O meglio, il callo inizia a formarsi. Si impara a saltare giù dal letto alle cinque e mezza del mattino e a correre in bagno (ma solo io mi ostino a chiamarla «bagno», quella stanza): tre lavandini e due water per quaranta detenute; e svelte, che alle sei, a gruppi di dieci, c'è da correre in cucina per la colazione. Prima, però (sempre che si ambisca a bere una tazza di tè), c'è da trovare il tempo per passare al deposito, là dove si conserva ogni cosa, cibo compreso.

Anzi no: siccome non si può lasciare il pigiama sotto il cuscino, la tappa al deposito è obbligatoria. Dopo due settimane di acqua gelata non sento più le mani; potrei usare l'acqua calda, certo, ma c'è la fila e c'è da correre anche lì. E ho già da correre per altri sei mesi. Però ci sto facendo il callo. Ce lo stiamo facendo tutte quante, anzi, in questo nostro «albergo regolamentato».

Con regole - il Regolamento interno - che vanno studiate a memoria. Non scherzo. Non crediate che basti una volta. Ce le ripetono (leggendocele) ogni giorno, e ogni giorno noi le ascoltiamo. La stanza dove questo accade si chiama «Regolamento interno» anche lei, e sullo stipite della porta c'è proprio una targhetta che lo dice: Stanza Regolamento Interno. E nella Stanza del Regolamento si va ogni giorno a sentire il Regolamento. Assurdo? Neanche un po'. Per non addormentarmi (c'è una telecamera che ti controlla, in un angolo), vado a spalare la neve in cortile. Ogni baracca ne ha uno (non è un cortile, in realtà, ma un quadrato di terra cinto da filo spinato).

C'è da inventarsene più d'una, per non addormentarsi: lego le sigarette con un filo (niente pacchetti: alla prima perquisizione svuotano il contenuto in un grosso sacco e buttano via il pacchetto), tolgo e rimetto i fiammiferi dentro la scatola, cucio e ricucio la targhetta col nome sulla divisa, censisco pulci e pidocchi. Tutto per non addormentarmi. Perché se ti addormenti mentre leggono il regolamento la paghi. Se hai la targhetta del nome mal cucita la paghi. Se durante l'appello hai un bottone slacciato la paghi.

C'è un sistema, qua dentro, di «elevatori sociali». È una serie di criteri che se osservati o ignorati permettono alla commissione che concede la libertà sulla parola di capire se il detenuto si è redento o meno. E ci leggono ogni giorno pure quello. Non infrangere il regolamento, lavora, presenzia a ogni sorta di iniziative, vai regolarmente in biblioteca, dallo psicologo e a pregare (eppure il nostro è uno Stato laico, non ce lo ripetono in continuazione?). Ostenta le tue relazioni sociali e mantieni i contatti con i familiari.

Il detenuto compie ogni singola azione per un segno di spunta nella lista della «parola». E non per una crescita individuale. Nella mia ultima seduta, la psicologa ha paragonato questo processo alle tappe di una carriera professionale, chiamandosi in causa in prima persona: «Funziona così anche per noi militari», mi ha detto. È una verità amara: mezza Russia vive come chi ha una condanna da scontare. Non serve gente di carattere. Serve gente dal callo facile.

«Tanto non cambia mai niente», ci troviamo a commentare, all'unisono, io e un'altra detenuta. Perché noi non serviamo a nessuno - la mia deduzione esce da sola, in un sussurro. E in quell'istante preciso, a notte fonda, in un cambio di turno in fabbrica, per un attimo mi sento - orribilmente - tutt'uno con una persona che è rinchiusa da più di vent'anni; tutt'uno nell'inutilità, tutt'uno nell'essere un aborto di quanto c'è di oggettivo.

Della «società», del potere. E figlia di quel mondo morto che, paradossalmente, si riproduce in chi abita la colonia penale. Non ci vuole molto, per uscire sulla parola. Basta cucire dodici ore al giorno per un migliaio di rubli al mese, basta non scrivere reclami, incastrare qualcuno, fare la spia, non fiatare mai e sopportare sempre.

 

PUSSY RIOT MERCHANDISE images PUSSY RIOT PUSSY RIOT pussy riot LE PUSSY RIOT LE PUSSY RIOT IN AZIONE Nadezhda Tolokonnikovaarti - PUSSY RIOTYekaterina Samutsevicharticl - PUSSY RIOTPussy-RiotLE RAGAZZE DELLA BAND PUSSY RIOT

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...