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SALLUSTI TOGLIE LA MASCHERA AL BULLETTO DI RIGNANO: “CARO RENZI, QUANDO IERI HAI DETTO CHE IN POLITICA RICATTI, TRADIMENTI E SCISSIONI TI FANNO SCHIFO, TI RIFERIVI AD ALFANO E VERDINI GRAZIE AI QUALI HAI GOVERNATO PER TRE ANNI? O NO, GRAN PARACULO”

renzi emiliano orfinirenzi emiliano orfini

1 - GAME OVER

Alessandro Sallusti per “il Giornale”

 

Doveva essere la giornata degli addii ma la paura fa novanta e così si compra tempo tra ordini e contrordini. Chi ha assistito ieri all' assemblea del Pd in cui Matteo Renzi si è ufficialmente dimesso (e ricandidato) da segretario è rimasto frastornato. Tante parole, tanto odio, ma nessun fatto certo. La sintesi migliore l' ha fatta Enrico Mentana nel corso della sua immancabile e meritoria maratona televisiva su La7: è come quei film intellettualoidi che uno esce dal cinema senza aver capito come è andata a finire.

renzi all assemblea pdrenzi all assemblea pd

 

Ciò detto una certezza c' è: è «game over», fine dei giochi, per il super-Pd che solo pochi mesi fa pensava di essere padrone assoluto della politica italiana. Sicuramente è «game over» per la sua parte minoritaria, ma storica, che si rifà alla tradizione comunista. Il ricatto messo in atto da D' Alema, Bersani e soci nei confronti di Matteo Renzi è stato smascherato e respinto, per cui sta a loro decidere se rimanere a fare le belle statuine nel presepe renziano o mettere in atto la scissione e mettersi in proprio.

renzi all assemblea pd renzi all assemblea pd

 

Comunque vada a finire (e finirà male) non è poca cosa. D' Alema e Bersani sono due perdenti di successo che hanno massacrato l' Italia per vent' anni con l' antiberlusconismo militante. Sul più bello, quando cioè con le trame e l' inganno erano riusciti ad azzoppare il Cavaliere e pensavano di avere la strada spianata verso il potere assoluto, si sono trovati tra i piedi un sindaco sbruffone che gli ha sfilato il partito.

 

gentiloni renzi orfinigentiloni renzi orfini

Questo è il problema, non le divergenze sulle riforme o sul Jobs Act che a D' Alema e Bersani interessano come a me appassionano pizzi e merletti. Rivogliono il maltolto, i due, ma per loro è «game over», per l' ennesima volta sconfitti dalla storia, ancora prima che dal furbetto toscano.

 

Se poi tutto questo sarà «game over» per il Pd e per Renzi lo vedremo nel prosieguo di questa telenovela. Noi per il momento ci accontentiamo. Uno alla volta, non c' è fretta. E vedere che i primi a cadere sono i comunisti camuffati da riformisti non può che farci piacere. Ps. Caro Renzi, quando ieri hai detto che in politica ricatti, tradimenti e scissioni ti fanno schifo, ti riferivi ad Alfano e Verdini grazie ai quali hai governato per tre anni? O no, gran paraculo.

 

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2 - "HO SCOPERTO IL BLUFF, NON LI SEGUIRÀ NESSUNO" PRIMARIE GIÀ AD APRILE

Federico Geremicca per “la Stampa”

 

Apra le virgolette, dice Matteo Renzi mentre l' auto fila veloce in direzione Firenze. Ecco, aperte. «Bene. È stata prima di tutto una bellissima discussione. Ottimi Veltroni e Fassino, bravissima la Bellanova. Ma tutti veramente apprezzabili: siamo l' unico partito a discutere ancora cosi». Sei e mezza della sera, Renzi la prende alla larga ma fa fatica a nascondere un sentimento assai vicino all' euforia.

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Del resto, il tintinnar di sciabole e la puzza della battaglia - il "rumore dei nemici", avrebbe detto un altro tipetto come Mourinho - lo fanno sentire a casa: e figurarsi quanto, se - per di più - la battaglia ritiene d' averla vinta.

 

Adunata al Lingotto dal 9 al 12 marzo. Gazebo e primarie il 9 aprile o - per lui alla peggio - il 7 di maggio. L' 11 giugno, infine, le amministrative. Un timing serrato e già scritto: che Renzi offre ai suoi oppositori interni alla stregua di un bicchiere di cicuta. Scherza e recita: «La scissione ha le sue ragioni, che la ragione non conosce...». Che restino o che vadano («Ma resteranno, vedrà») è come se il Congresso lo avesse già vinto. E stavolta è difficile non esser d' accordo.

 

emiliano speranza rossiemiliano speranza rossi

Già a ora di pranzo, del resto, i suoi messaggini sprizzavano ottimismo. «Piaciuta la scaletta?». «E ditelo che siamo stati bravini, stavolta». Una vita, anche politica, che non concepisce che sfide, azzardi e super velocità. «Stavolta, però, non serviva fare niente - corregge Renzi -. È bastato stare fermi e vedere il bluff». Racconta un aneddoto che gli piace molto: «A fine Assemblea mi ha fatto i complimenti Minniti: Uno come me - mi ha detto - uno che viene dalla mia storia, avrebbe riunito i big, fatto un caminetto e trattato una tregua: tu hai tenuto il punto ed hai visto il bluff. Che dire: sei stato bravo...».

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Bluff. Renzi ripete la parola più volte, quasi a convincersi che quello dei "tre più due" (Speranza-Rossi-Emiliano, bracci armati del tandem Bersani-D' Alema) sia stato solo un bluff, al quale non seguiranno né scissioni né ammutinamenti: lo ripete, sì, ma non giureremmo che ne sia convinto. Sembra piuttosto un esorcismo. «Sul territorio non li seguirebbe nessuno». Altro esorcismo. «E comunque possono candidarsi tutti, faremmo un bellissimo Congresso». Esorcismo finale (con trappola incorporata).

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In realtà, Matteo Renzi sa perfettamente che i prossimi mesi somiglieranno ad una sorta di traversata in solitario in mezzo a un mare in tempesta. Il Pd diviso, il Paese sotto il tiro incrociato di "sovranisti" e Cinque Stelle, elezioni amministrative insidiose quanto mai e in autunno una manovra economica - un salasso - che potrebbe spingere il Partito democratico al voto politico del 2018 nelle peggiori condizioni possibili. È per questo che di notte a Renzi appare di frequente il fantasma del governo-Monti: una scelta utile e responsabile, che Pier Luigi Bersani ha pagato caramente. Anzi: che forse paga ancora.

assemblea nazionale pdassemblea nazionale pd

 

Ciò nonostante, il leader pd sembra non accarezzare più l'idea coltivata dopo la sconfitta al referendum: andare a elezioni politiche a giugno. «Con Gentiloni va tutto bene. Sta lavorando e ci dirà lui fin quando andare avanti». Si potrebbe sospettare, naturalmente, che il "con Gentiloni va tutto bene" possa finire per somigliare all'ormai storico "Enrico stai sereno". Ma c'è un dettaglio non da poco: senza una legge elettorale, il sacrificio del terzo governo Pd in questa legislatura non servirebbe a niente.

 

E una nuova legge elettorale all'orizzonte non si vede. «Il Parlamento sta lavorando meno - dice Renzi - e le idee sul che fare sono notevolmente confuse. Non prevedo tempi brevi, e comunque vedremo...».

 

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Ma non è questione di stasera, perché oltre al subbuglio pd, c'è Milan-Fiorentina. E in più, nonostante la scissione possa essere tutt'altro che un bluff, Matteo Renzi vuol mettere agli atti un elemento di soddisfazione: «Sono riuscito a dimettermi anche da segretario, dopo aver lasciato la poltrona di premier. Sono l'unico che lo ha fatto. E in treno la gente mi avvicina e mi dice: lei, almeno, ha mantenuto quel che aveva promesso».

 

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Intanto, duecento chilometri più a sud, gli scissionisti prendono carta e penna e rilanciano: è Renzi che ha deciso di costringerci alla scissione. Segretario, che ne dice? «Non li sta seguendo e non li seguirà nessuno». Ma il dubbio che non fosse solo un bluff, s'insinua. La battaglia, insomma, potrebbe non essere già vinta. Per la precisione, anzi: potrebbe essere solo cominciata.

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