FATE IN FRETTA SE POTETE – DOPO LA “FUGA” DI RATZINGER, MENTRE GIA’ DEFLAGRA LA GUERRA TRA CARDINALI PROGRESSISTI E CONSERVATORI, UN CONCLAVE LUNGO SAREBBE LA PEGGIOR JATTURA PER LA CHIESA - LE DIMISSIONI DEL PAPA NON HANNO SORPRESO CHI LO CONOSCE BENE: NE AVEVA PARLATO APERTAMENTE, SI SAPEVA CHE STAVA CONSIDERANDO LA POSSIBILITÀ DI LASCIARE, E SECONDO ALCUNI AVREBBE VOLUTO FARLO GIÀ UN ANNO FA, AL COMPIMENTO DEGLI 85 ANNI….

Paolo Mastrolilli per LaStampa.it


Un conclave lungo, che finisca per attirare l'attenzione sulle divisioni della Chiesa. È la preoccupazione che comincia a circolare in ambienti vicini alla Curia, mentre i cardinali hanno già avviato i contatti fra di loro per arrivare ad una soluzione il più possibile rapida e condivisa.

Le persone che conoscono meglio Joseph Ratzinger dicono di non essere rimaste molto sorprese dalle sue dimissioni. Ne aveva parlato apertamente, si sapeva che stava considerando la possibilità di lasciare, e secondo alcuni avrebbe voluto farlo già un anno fa, al compimento degli 85 anni.

Proprio in quel periodo, però, erano in corso gli scandali interni alla Curia, il trasferimento a Washington del nunzio Viganò, i documenti usciti dall'appartamento papale, che si erano sommati ai continui imbarazzi provocati dalle tristi vicende degli abusi sessuali commessi dai religiosi. Tutto questo aveva reso impossibili le dimissioni immediate, perché avrebbe dato la sensazione di una fuga davanti alle difficoltà, ma le aveva solo rimandate.

Chi stava vicino a Benedetto sapeva che era comunque questione di tempo, e quindi bisognava prepararsi. L'annuncio fatto l'11 febbraio ha completato questo percorso, e nonostante la profonda scossa che ha provocato, ha dato anche la possibilità al Vaticano di meditare e gestire meglio la successione. La fine non è stata improvvisa.

Quando arriveranno a Roma per il Conclave, anche i cardinali meno informati sulle intenzioni di Ratzinger avranno avuto settimane per riflettere, contattare i colleghi, farsi un'idea di dove possa andare l'elezione del successore. Questo però aumenta la pressione per una soluzione rapida, soprattutto nel panorama mediatico attuale, dove la comunicazione corre ventiquattro ore al mondo, dai giornali alle tv, passando per internet e i telefonini, che tutto raccolgono e tutto trasmettono in continuazione. Se dopo qualche giorno di votazioni la fumata fosse ancora nera, la sensazione di una spaccatura e di una crisi profonda nella Chiesa farebbe in fretta il giro del mondo.

Negli ambienti vicini alla Curia, però, si teme proprio questo. La ragione - dicono le fonti - non sta solo nelle tradizionali rivalità tra i cardinali, e le varie correnti sempre esistite. È lo stato stesso della Chiesa che potrebbe allungare i tempi del Conclave, per la difficoltà di trovare un candidato capace di sintetizzare tutte le qualità necessarie a superare la crisi.

Giovanni Paolo II aveva certamente delle grandi capacità di comunicazione, mentre Benedetto XVI ha senza dubbio una profondità intellettuale non comune. Il nuovo Papa però deve unire tutte queste doti e sublimarle, per avere successo nel compito molto duro che lo attende.

Gli osservatori, infatti, notano che la Chiesa è più divisa di quanto appare guardando solamente alla Curia. È divisa al suo interno, tra i fedeli e le gerarchie. Fra i gruppi più conservatori, che continuano a guardare ad un passato che non può tornare, e quelli più progressisti, che si sono spinti troppo avanti per trovare ancora un terreno d'incontro con gli altri.

Chiunque guardi con onestà e intelligenza al prossimo Conclave, sa che la sfida più difficile del prossimo papa sarà proprio questa. Non solo riformare la Curia, renderla più moderna e più efficace. Non solo affrontare la questione degli abusi, e risolvere anche il grave problema di immagine che porta con sé. La sfida più difficile sarà ricomporre le anime divise della Chiesa, intorno ad un messaggio comune che riporti l'istituzione all'origine della sua missione, e consenta di comunicarla in tutto il mondo in maniera convincente.

Tutto questo richiede riflessione e potrebbe allungare il Conclave. I candidati della prima ora, italiani e non, rischiano di scontrarsi con i veti incrociati, anche perché la regola dei due terzi per l'elezione, rinforzata proprio da Benedetto, facilita l'ostruzionismo. La discussione quindi rischia di allungarsi, e magari concludersi con una sorpresa che in questo momento nessuno vede, come quella di Karol Wojtyla. Un uomo libero, per cambiare davvero il passo.

Tutto questo potrebbe trasformarsi in un vantaggio per la Chiesa, se spingerà i cardinali a meditare meglio le loro posizioni e trovare la soluzione più adatta ai problemi che vanno risolti. Più complicato, però, sarà insegnare la pazienza al mondo contemporaneo, che dopo le prime fumate nere potrebbe non comprendere e allontanarsi ancora di più.

 

BENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLE papa ratzingerPAPA RATZINGER RATZINGER E PADRE GEORG GOTT SEI DANK

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