giorgia meloni matteo salvini far west

DAGOREPORT - COSA FARÀ SALVINI SE LA LEGA ALLE EUROPEE TRACOLLASSE NEI CONSENSI, SUPERATA PERFINO DA FORZA ITALIA? DAI DATI DEGLI ULTIMI SONDAGGI, CE N’È ABBASTANZA PER FAR SALTARE I NERVI A UN TERZIARIO FRANCESCANO, FIGURIAMOCI A UN TIPINO COME SALVINI CHE FECE FUORI IL GOVERNO DRAGHI NON APPENA S’ACCORSE CHE FDI AVEVA SUPERATO LA LEGA NEI SONDAGGI E, TRE ANNI PRIMA, MANDÒ GAMBE ALL’ARIA IL CONTE I, INVOCANDO PIENI POTERI, CON IL MOJITO IN MANO, ALLA CONSOLLE DEL PAPEETE - IL “CAPITONE” HA CAPITO CHE LA RIFORMA DELL’AUTONOMIA RESTERÀ CARTA MORTA E HA DECISO DI FAR SALTARE I NERVI ALLA DUCETTA SU TUTTO. GLI ULTIMI CALCIONI? IL NO ALLA NORMA ANTI-RIBALTONE SUL PREMIERATO, LA CLAMOROSA DIFESA DI ORBAN SUL CASO ILARIA SALIS, LA PROVOCAZIONE DAFFINA ALLA CDP, IL NO ALLA RICANDIDATURA DI URSULA - AGGIUNGERE CHE LA MELONA VUOLE LA REGIONE LOMBARDIA MENTRE NEGA IL TERZO MANDATO A ZAIA: UN GOVERNO A RISCHIO DI IMPLOSIONE...

giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa

DAGOREPORT

Giorgia Meloni ha un chiodo fisso: portare a casa un successo elettorale alle prossime Europee: la Ducetta considera il voto come il vero test di approvazione per la sua azione di governo.

 

Se riuscirà, come spera, a passare dal 26% delle Politiche 2022 al 30% alle Europee, sentirà di avere in pugno le redini del centrodestra e di essere finalmente legittimata da “laggente” nella sua marcetta su Roma.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

L’ossessiva ricerca di un plebiscito a consacrare definitivamente la sua leadership politica e di governo cozza però con la saggezza di una delle leggi cardine della politica: attenzione, quando si stravince, è il momento che si inizia a perdere.

 

Una perla di realpolitik resa ancora più evidente dall’atteggiamento di Matteo Salvini, alleato di Giorgia Meloni e suo vicepremier, trasformatosi nel primo sabotatore e/o avversario delle principali scelte del Governo.

 

ilaria salis

Il leader del Carroccio, che non ha mai accettato di dover cedere il testimone, come capo della coalizione, alla vertcalmente svantaggiata Regina della Garbatella, fa guerriglia interna su ogni provvedimento: sbraita, minaccia, incalza, destabilizza tutto il possibile nel tentativo di complicare la vita alla premier nel tentativo per ora vano di rosicchiarle consensi.

 

L’ultimo terreno di scontro riguarda la “madre di tutte le riforme” (cit. Meloni), cioè il premierato: la Lega non accetta la norma anti-ribaltone voluta da Fdi, che in caso di sfiducia al Presidente del Consiglio eletto impedirebbe di nominare un nuovo premier (“Troppi poteri in mano a una sola persona”).

 

GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

La furia bellicista di Salvini verso il premierato nasce dalla consapevolezza che la riforma “madre” per la Lega, cioè l’autonomia differenziata, resterà carta morta. Dopo il via libera in prima lettura del Senato al Ddl Calderoli, il testo dovrà passare all’esame della Camera.

 

Seguiranno discussioni, correzioni, regolamenti attuativi: in pratica, di rimando in rimando, prima delle Europee, nisba, e dopo, (probabilmente) anche.

 

E la Lega, che sognava di portare a casa la riforma prima del voto, si ritroverà a consolarsi con un bidet: una mano davanti e l’altra ndré. Ragion per cui Matteo Salvini ha deciso di rompere le uova nel paniere su tutto.

 

meloni orban

Un altro calcione, l’ex Truce l’ha rifilato sul caso di Ilaria Salis con l’intervista a “Repubblica”, in cui ha ribadito il sostegno a Orban e alla giustizia ungherese (“Deve essere processata in Ungheria. La sinistra ci dice sempre che dobbiamo rispettare la magistratura, ecco, allora rispettino anche la magistratura ungherese”), complicando la vita alla premier.

 

Proprio ora che Ursula Von der Leyen conta su di lei per una moral suasion su Orban per togliere il veto ai 50 miliardi di aiuti all’Ucraina, la Ducetta si trova a dover chiedere un altro favore al leader ungherese, sul caso Salis: dovrà convincerlo a essere per una volta democratico.

 

tommaso denis verdini

E Salvini che fa? Elogia la durezza del sistema Ungheria, mettendo Orban nelle condizioni di spernacchiare la Meloni facendole capire: mi chiedi di non usare il pugno di ferro quando il tuo principale alleato ti scredita elogiandomi pubblicamente per la fermezza?

 

L’altro siluro è quello sulle alleanze europee: un colpo di ju-jitsu rifilato a Ursula ma diretto a Giorgia Meloni.

 

“Personalmente non voterei per un secondo mandato della von der Leyen, la Commissione è stata disastrosa”. Una gomitata al costato della premier, da mesi impegnata in un intenso flirt con l’ex cocca della Merkel: l’italiana sogna di entrare nella stanza dei bottoni di Bruxelles, la tedesca di essere confermata a Palazzo Berlaymont.

 

Alessandro Daffina

Anche l’ipotesi by Salvini di proporre Alessandro Daffina alla guida di Cdp al posto di Scannapieco rientra a tutti gli effetti nella strategia di logoramento del “Capitone”. Come scrive Carmelo Caruso sul “Foglio” di oggi: “Perché Salvini vuole sostenerlo? Perché ha bisogno, ripete, di un ‘altro manager nelle partecipate’ e perché l’operazione Daffina, direbbe Arianna Meloni, è una classica azione per ‘far saltare i nervi’”.

 

giorgia meloni vertice italia africa

Ma lo stesso segretario leghista non sta attraversando un periodo rilassante: i consensi della Lega ristagnano, negli ultimi sondaggi il Carroccio è stato quasi agganciato da Forza Italia; nel partito monta l’insofferenza per l’irrilevanza della Lega al governo;

 

Fratelli d’Italia gli ha già di fatto “scippato” la Regione Lombardia (la truppa Meloni è la prima forza politica al Pirellone) e si prepara, con il no al terzo mandato per i governatori, a fare lo stesso con il Veneto bloccando la ricandidatura di Luca Zaia; la carta Vannacci, che Salvini vorrebbe usare per risollevare i consensi alle europee, indispettisce i moderati del partito, che vedono il generale come un corpo estraneo.

 

salvini francesca verdini

In più, c’è l’inchiesta sulla famiglia Verdini: il ''cognato'' di Salvini, Tommaso, e il suocero Denis, sono indagati per turbativa d'asta e traffico di influenze illecite per il caso degli appalti Anas.

 

Ce n’è abbastanza per far saltare i nervi a un terziario francescano, figuriamoci a un imprevedibile birbantello, sempre su di giri, che fece saltare il governo Draghi non appena s’accorse che Fdi aveva superato la Lega nei sondaggi e, tre anni prima, mandò gambe all’aria il Conte I, invocando pieni poteri, con il mojito in mano, alla consolle del Papeete.

 

Con questi “precedenti”, Giorgia Meloni farebbe bene a chiedersi: cosa farà Matteo se la Lega alle europee tracollasse nei consensi, superata perfino da Forza Italia?

giorgia meloni ursula von der leyen a lampedusa 5FRANCESCA E TOMMASO VERDINI GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLI

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju

IL CENONE DI SAN SILVESTRO DI SALVINI - VIGNETTA BY GIANNELLI

 

giorgia meloni vertice italia africa

 

 

ilaria salis 1ILARIA SALISMATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHO

Ultimi Dagoreport

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...