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1. DAL CAOS DI MILANO, SBUCA LA MACCHIETTA-TORMENTONE DEL BLACK BLOC DE’ NOANTRI 2. IL VIDEO DELL’INTERVISTA A MATTIA SANGERMANO, 21 ANNI. IMPAZZA SUL WEB: “NOI SIAMO ARRIVATI E C’ERA UN BORDELLO... E TIPO, ERAVAMO IN MEZZO AL CORTEO... CASINO... ABBIAMO SPACCATO UN PO’ DI ROBE, COSÌ''

1. MANIFESTANTE NO EXPO: GIUSTO SPACCARE TUTTO - VIDEO

Da “tgcom24.it”

 

 

2. MANDARLO IN MINIERA

Intervista tratta da “TgCom24” pubblicata da “il Foglio del lunedì”

 

Che cosa è successo? [la domanda è rivolta a un manifestante NoExpo, Mattia Sangermano, 21 anni, ndr]

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«No, niente, noi siamo arrivati e c’era un bordello... e tipo, eravamo in mezzo al corteo... casino... abbiamo spaccato un po’ di robe, così».

 

Perché?

«Perché? Perché è una protesta, nel senso ».

 

Ma «una protesta» secondo te non è una violenza fine a se stessa questa?

«In che senso una violenza fine a se stessa? No, è una protesta, e si fa bordello».

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Lanciare le molotov alla polizia?

«No, va be’, ma è una protesta, ripeto cioè è giusto così».

 

Giusto così?

«Certo, perché, cioè noi dobbiamo far sentir la nostra voce, secondo me, e se non lo capiscono con le con le buone prima o poi lo capiranno in qualche altro modo... nel senso cioè i politici e le persone normali... c’è un divario enorme... e poi loro rubano».

 

Non hai avuto paura?

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«Va be’, paura, un pochino, più che altro ero esaltato perché volevo avere anche qualcosa in mano per spaccare qualcosa...quello sì... però è stata una bella esperienza, cioè ci stava. Poi oggi c’è un sacco di bordello ».

 

Tu da dove vieni?

«In provincia, provincia di Milano».

 

La polizia come si è comportata? La polizia i carabinieri?

«Mah, cioè sinceramente io non ho visto scontri, perché ero proprio in mezzo al casino... Poi siamo usciti un po’ più in qua, siamo usciti da un parte un po’ più con un po’ di meno gente, un po’ di meno bordello... però prima ero proprio in mezzo al corteo e ci stava di brutto, cioè».

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Rifaresti quello che avete fatto oggi?

«Ma io sinceramente non ho fatto niente, io ho visto tanta gente che spaccava le cose e ho pensato: “Cazzo, se avessi ancora anch’io qualcosa in mano, lo spaccherei pure io”, cioè io ho guardato, non è che sono stato lì però è stata una bellissima esperienza, ci stava... ma non era, cioè il primo corteo in cui stavo, sono stato anche ad altri cortei».

 

Per quale motivo, a questo punto, dar fuoco a una banca? Che senso ha?

«Minchia! Ma la banca è l’emblema della ricchezza! Cioè se non do fuoco alla banca sono un coglione, minchia, secondo me».

 

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Senza parolacce, scusa, siamo in diretta.

«Scusa, mi esprimo male».

 

No, no, per carità, la tua testimonianza è importantissima, però siccome ci sono...

«Ma io sono me stesso, se dico le parolacce, comunque vuol dire che ti sto raccontando le cose che ci sono veramente dentro... se invece non le dicessi te la racconterei come una persona che è venuta qua, cioè boh fuori dalla cosa... tipo una persona che c’ha i soldi, una persona che c’ha ricchezza, io cerco di essere sempre dentro le cose, le esperienze, le emozioni».

 

Quindi questi ragazzi hanno fatto bene, sostanzialmente? Tu sei contento di come è andata questa giornata?

«Boh, io quando sono in mezzo ai disastri son contento comunque, cioè è una protesta e ci sta».

 

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Tu aderisci a qualche gruppo di contestazione?

«Boh, non lo so, quando c’è casino mi ritrovo in mezzo e faccio casino anche io, nel senso cioè, mi diverto. Grazie, ciao».

 

3. IL PAPA’ DEL RAGAZZO NOEXPO: MATTIA? SOLO UN PIRLA

Articolo di Olivia Manola per “corriere.it” - da “il Foglio del lunedì”

 

‘’Prenderlo a sberle come ha fatto la mamma di Baltimora? Devo essere onesto, quattro schiaffoni glieli avrei anche dati volentieri. Però mio figlio ha quasi 21 anni, che cosa avrei risolto così? Ci ho pensato ma mi sono trattenuto».

 

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Vincenzo Sangermano rivolge lo sguardo sconsolato al figlio Mattia, 21 anni tra pochi mesi. Mattia, Tia per gli amici, è il ragazzo che venerdì sera è rimbalzato da un tg all’altro per le sue frasi inneggianti alla violenza di manifestanti anti Expo che hanno devastato il cuore di Milano.

 

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Qui, nella tranquillità di Lacchiarella, paesino di ottomila anime tra le risaie, in cui vive la famiglia Sangermano, la guerriglia civile messa in scena dai black bloc sembra lontana anni luce. Padre e figlio si affacciano dal cancello di una villetta a schiera. Fiori ovunque, un rottweiler e un pinscher nano che corrono al portone. «Guardi che siamo una famiglia normale – puntualizza il padre, operaio in una ditta della zona –. Mio figlio non è uno sbandato. È semplicemente un pirla». Mattia studia al liceo economico- sociale Cairoli di Pavia.

 

Dopo due bocciature sta cercando di recuperare. Non fa politica e non appartiene a nessun gruppo. «Bazzica i centri sociali perché ama il rap e il rock alternativo, ma se gli chiedete i motivi della manifestazione no Expo fa confusione. Si è infilato in una storia più grande di lui», dice il padre.

 

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La rabbia e il dispiacere per le frasi pronunciate dal figlio è palpabile. «È stato mio figlio minore, che ha 2 anni meno di Mattia, a mostrarmi l’intervista sul telefonino. Sono rimasto senza parole. L’ho subito cercato al cellulare. Quando è tornato a casa io e mia moglie lo abbiamo affrontato. Abbiamo litigato per ore. Ma ancora adesso non sa dare un vero perché a queste frasi assurde ».

 

«Una delle cose che mi fa arrabbiare di più, poi, è che io sono totalmente favorevole ad Expo, è un’opportunità di lavoro per tanti. Davvero non capisco», aggiunge Vincenzo. Mattia cerca di giustificarsi ma viene continuamente ripreso dal padre.

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«Forse non sono stato capito. Partecipare alla manifestazione mi ha caricato di emozioni, anche se ci sono capitato per caso. Io le rivoluzioni le ho lette soltanto sui libri di scuola e mi sembrava di farne parte in quel momento. Lottare per chi muore di fame nel mondo. Ma non ho fatto nulla, non ho rotto o danneggiato nulla », spiega il ragazzo.

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Il padre Vincenzo taglia corto: «Mattia ha detto che se avesse potuto avrebbe spaccato qualcosa anche lui. Non ci sono giustificazioni per la violenza. Io e mia moglie chiediamo scusa sinceramente. E ci vergogniamo per lui. Mia moglie non esce di casa da ieri».

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Lacchiarella è un piccolo centro e, se non bastassero le voci di paese, ci hanno pensato i social network a mettere alla gogna lo studente pubblicando on line indirizzo di casa e numero di telefono. «Continuiamo a ricevere telefonate anonime di insulti. Che posso dire? Io li capisco. Se non fosse stato mio figlio anch’io mi sarei chiesto che razza di testa avesse questo ragazzo. Adesso pensiamo di rivolgerci a uno specialista. Vogliamo capire dove abbiamo sbagliato come genitori ».

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