DALEMONI CONTRO IL RENZUSCONI: “MATTEO SULLE RIFORME È ISTRUITO DA VERDINI. SULL’ART.18 SBAGLIA, CERCA DI INGRAZIARSI I CONSERVATORI A BRUXELLES, DOVE È IN DIFFICOLTÀ”

Dario Di Vico per il “Corriere della Sera

 

Matteo Renzi ascolta Massimo D Alema Matteo Renzi ascolta Massimo D Alema

«Renzi è in evidente difficoltà nei rapporti con Bruxelles. E sull’articolo 18 è in atto un’operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza. Non esiste un’emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro. C’è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all’Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti. Spero che Renzi si renda conto che una frattura del maggior partito di governo non sarebbe un messaggio rassicurante. Se vuole, è possibile trovare un accordo ragionevole sugli interventi sul mercato del lavoro».

 

D Alema regala a Renzi la maglietta di Totti D Alema regala a Renzi la maglietta di Totti

Massimo D’Alema dopo un lungo periodo di silenzio ha deciso di far sentire di nuovo la sua voce nel vivo della battaglia sull’articolo 18. E pensa che l’agenda del governo dovrebbe privilegiare il tema della crescita. 

 

Quando il Parlamento discuteva del Senato gli oppositori di Renzi sostenevano che la priorità fosse il lavoro, ora si discute di Jobs act e il tema diventa un altro. Giochiamo a rimpiattino? 
«No, sono favorevole alle riforme elettorali e costituzionali, le ritengo urgenti per il Paese. Purtroppo è stata fatta una brutta legge elettorale che somiglia enormemente a quella di prima. Per quanto riguarda il Senato, vi è un evidente contrasto tra la rilevanza dei compiti assegnati a quell’assemblea e una legittimazione popolare affidata alla nomina regionale. Non ho mai pensato che le riforme costituzionali non siano importanti, ho riserve sulle soluzioni escogitate». 

 

RENZI  dalemaRENZI dalema

Comunque dopo Bersani arriva anche lei. La vecchia guardia della sinistra unita contro il premier. 
«Senta, l’unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centro-destra di Berlusconi e Verdini. Al Pd vengono poi imposte, con il metodo del centralismo democratico, le scelte maturate in quegli incontri privati. Gramsci nei Quaderni scriveva che i giovani devono inevitabilmente confrontarsi con la generazione più adulta, ma può capitare che i giovani di una parte si facciano istruire dagli anziani della parte avversa. Mi pare che qualcosa di simile stia accadendo nel nostro Paese». 

 

RENZI E D ALEMA RENZI E D ALEMA

Torniamo a Bruxelles. Cosa sta sottovalutando Renzi? 
«L’Europa doveva “cambiare verso”, ma non sta andando nel verso che i progressisti auspicavano. Anzi. I popolari hanno una decina di eurodeputati in più, ma in Commissione hanno fatto l’en plein. La Merkel ha ottenuto le presidenze della Commissione, del Consiglio europeo e dell’Eurogruppo. E ha pagato un prezzo modesto ai socialisti, nominando il francese Moscovici agli Affari economico-sociali, ma di fatto sotto il controllo di un super-falco come Katainen. I conservatori hanno 14 commissari, i liberali 5 e i socialisti 8. Insomma, il predominio conservatore è impressionante. Temo che tutto ciò non potrà non avere effetti sulla politica dell’Unione, tanto è vero che c’è grande malcontento nel gruppo socialista a Bruxelles». 

 

HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO

I socialdemocratici tedeschi però sono al governo con la Merkel e non riescono a farle cambiare verso. 
«Ci sono anche delle responsabilità dell’Spd, ma la Merkel si è mossa da leader europea, non si è preoccupata del peso del portafoglio assegnato al commissario tedesco. Ha piazzato uomini di peso nei posti-chiave, i socialisti invece hanno ragionato in un’ottica di prestigio nei singoli Paesi. Lo ha fatto anche Renzi, che ora, per venire fuori dall’impasse e ottenere concessioni dall’Europa, ha deciso di puntare su una questione che è chiaramente ininfluente rispetto agli ostacoli alla ripresa economica, e cioè l’articolo 18». 

RENZI MERKEL SELFIERENZI MERKEL SELFIE

 

Ma anche la Bce ci chiede di riformare il mercato del lavoro. Il presidente Draghi l’ha ripetuto più volte. 
«Mario Draghi è sotto attacco da parte dei tedeschi e considero la cosa allarmante. È una conferma dell’offensiva conservatrice in Europa. Se si arriva persino a contestare il presidente della Bce...». 

 

Lei ci crede al piano da 300 miliardi che la nuova commissione Juncker dovrebbe varare ormai nel 2015?
«Finora è una nebulosa, bisognerà capire e controllare su quali settori punteranno gli investimenti. Questo è il centro dello scontro politico in Europa, altro che articolo 18. E teniamo conto che, nel merito, la riforma Fornero ha già sdrammatizzato il problema. Oggi, il contenzioso tra datori di lavoro e dipendenti licenziati è risolto in sede extragiudiziale per larga parte dei casi. Il ricorso al reintegro si è ridotto enormemente, ma è stata mantenuta l’ipotesi del reintegro in caso di grave illegittimità del licenziamento. È il minimo indispensabile. Qui si tratta della tutela dei diritti delle persone e non della difesa delle rigidità. Se si toglie al lavoratore persino la garanzia del reintegro in caso di grave illegittimità si ristabilisce all’interno del luogo di lavoro un rapporto gerarchico basato su paura e subalternità. Una forza di sinistra non può accettarlo». 

Federica mogheriniFederica mogherini

 

Lo scontro Renzi-Camusso non riprende il duello che divise lei e Cofferati? 
«La vera discussione con il sindacato non fu sull’articolo 18 ma sulla centralizzazione del meccanismo contrattuale, che era arretrata. Sostenevo il decentramento della contrattazione in modo che aderisse meglio all’economia reale. A Cofferati obiettavo che i sindacati negoziavano a Roma un contratto nazionale che poi in una metà del Paese era disatteso. Io sollevavo un problema vero». 

 

jean claude junckerjean claude juncker

Non crede che la vecchia guardia del Pd da allora eviti di scontrarsi con la Cgil per paura di prenderle? 
«Non scherziamo. Noi abbiamo innovato radicalmente il mercato del lavoro. Abbiamo proceduto in maniera coraggiosa e radicale, con forme di flessibilità che col tempo si sono rivelate persino eccessive. Questi interventi avrebbero dovuto essere affiancati da innovazioni anche nel campo del welfare e della formazione permanente dei lavoratori: purtroppo è avvenuto solo in parte. E ne hanno fatto le spese tanti giovani». 

 

BERSANI E CUPERLO rticle BERSANI E CUPERLO rticle

Ha da avanzare una proposta di mediazione? 
«Si può ancora intervenire con misure limitate per togliere alcuni fattori di rigidità, come del resto ha detto Gianni Cuperlo. Si può pensare ad allungare il periodo di prova e a ridurre l’indennizzo economico oggi troppo pesante per le imprese. Contestualmente però occorre discutere anche degli ammortizzatori sociali. Certo, sono favorevole al modello danese, ma quanto costa? Dovendo impostare il governo una legge di Stabilità in nome del rigore, come finanzierà gli ammortizzatori sociali? Quali sono le poste di bilancio? Lo dico perché non sono un ideologo ma un uomo di governo». 

 

Lei in merito alla nomina di Mr. Pesc ha sostenuto che Renzi le ha mentito. Camusso poi lo ha definito thatcheriano. Da Firenze è arrivato il diavolo? 
«In questa vicenda non ho mai detto nulla di personale e nulla, ovviamente, sui rapporti intercorsi tra me e il presidente del Consiglio. Ho il senso delle istituzioni». 

 

RENZI E CAMUSSORENZI E CAMUSSO

La avverto che comunque quest’intervista sarà etichettata dai renziani come «rosicona» a seguito della mancata sua nomina in Europa. Le crea problemi? 
«Le scelte europee rientravano nelle prerogative di Renzi. Se non ci fosse stata la vicenda dell’articolo 18 non sarei intervenuto. L’argomento della vendetta postuma è privo di riscontro. E penso che sia arrivata l’ora di smettere di avallare la tecnica dell’insulto come metodo permanente di lotta politica, anziché discutere del merito dei problemi». 

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”