mark rutte campari giuseppe conte

ITALIA, DAL RECOVERY AL RICOVERO (ALL'OBITORIO) - DALL’OLANDA ALLA SVEZIA, I PAESI DEL NORD CI SFANCULANO – SE VA BENE, IL RECOVERY FUND VARRÀ 700-800 MILIARDI (MA NE OCCORRONO ALMENO 1.500). LA PARTE A FONDO PERDUTO NON SUPERERÀ I 250 MILIARDI; IL RESTO SARANNO PRESTITI DA RIMBORSARE - IL CELEBRATO PROGRAMMA DI GARANZIE PER 200 MILIARDI DELLA BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI (BEI) NE VALE APPENA CINQUE - E VISTI I CONTINUI RITARDI E SLITTAMENTI, 'STO RECOVERY CONTE LO VEDE SOLO CON UNA DOSE DI LSD...

Federico Fubini per corriere.it

 

rutte

In cinque non fanno la popolazione dell’Italia, contano per un decimo di quella dell’Unione europea e un sesto del suo reddito. Eppure sono l’ostacolo più grande nella più grande delle tragedie.

 

Olanda, Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia, in ordine di sprezzante intransigenza, sono emerse in queste settimane a Bruxelles come le grandi riduttrici: schierate a colpi di veti per rendere il più piccolo e inutile possibile ciò che va sotto il nome di Recovery Initiative, in realtà un arcipelago di programmi che dovrebbero formare la risposta europea alla più profonda e imprevedibile recessione in tempo di pace.

ursula von der leyen

 

Non solo questi cinque Paesi riescono a contenere e sfilacciare i contorni di questo pacchetto per l’Unione europea che, ormai è chiaro, sarà un bel po’ sotto i mille miliardi. Tornano anche a scucire quanto già tessuto.

 

In questi giorni sono intenti a ridurre il celebrato programma di garanzie per 200 miliardi della Banca europea degli investimenti in un piano che in realtà ne vale appena cinque, in un’economia da 13 mila miliardi: esigono che le garanzie effettive della Bei (di fatto per 25 miliardi su 200 di investimenti) non possano essere intaccati che in minima parte.

 

 

DAVID SASSOLI URSULA VON DER LEYEN

 

Si può pensare che sia incredibilmente miope picconare la coesione e tenuta dell’Unione europea per cinque piccoli Paesi che, in media, devono all’export il 57% del loro reddito.

 

Specie in un mondo che ha già visto crollare gli scambi con Cina e Stati Uniti. Ciascuno sega il ramo su cui è seduto a proprio modo. Ma i risultati si vedono, uno dopo l’altro, nella Recovery Initiative che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen svelerà il 27 maggio – tre settimane in ritardo – per proporla ai leader nazionali. Questi poi per accordarsi avranno bisogno di almeno due vertici, di cui il primo il 18 giugno.

 

 

ursula von der leyen con il padre

I cinque Paesi nordici chiedono che il pacchetto europeo, nella proposta di von der Leyen, non superi i 350 miliardi di euro. Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro (con la comprensione di Belgio, Irlanda, Slovacchia e altri) propongono mille.

 

È inevitabile che la proposta di Bruxelles alla fine ne valga fra 700 e 800, in vista di nuovi probabili negoziati al ribasso fra governi il mese prossimo.

 

Ma è anche la composizione del pacchetto che farà discutere, perché la parte di trasferimenti a fondo perduto non supererà i 250 miliardi di euro; il resto saranno prestiti da rimborsare.

 

RUTTE KURZ MERKEL

Di quei 250 miliardi, duecento dovrebbero essere versati in uno «Strumento di bilancio per la convergenza e la competitività» e distribuiti ai Paesi solo a certe condizioni: devono finanziare progetti sui grandi temi europei come l’ambiente o le nuove tecnologie e verranno erogati solo a patto che i governi beneficiari mettano in atto riforme indicate dalla Commissione.

 

ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 6

Con ogni probabilità non si tratterà di riduzioni del deficit, ma di misure sul sistema di istruzione, la burocrazia o la giustizia civile indicate nei rapporti di Bruxelles. È però previsto un altro pacchetto di «coesione» da 50 miliardi di erogazioni con meno vincoli.

 

C’è poi un ampliamento di InvestEU, meglio noto come «piano Juncker». È lì dentro che sarebbe inserito il cosiddetto «Solvency Support Instrument», quel che dovrebbe essere il fondo europeo per investimenti di capitale in aziende europee considerate ridotte dalla pandemia sull’orlo del fallimento.

MERKEL RUTTE

 

 

L’idea iniziale era che valesse 250 miliardi, il lavorio dei cinque piccoli Paesi nazionalisti del Nord lo ha ridotto a 50 miliardi. Questo «strumento» in realtà da sarebbe formato garanzie della Bei per privati che entrano nel capitale di aziende di almeno 50 dipendenti definite «strategiche» per l’Europa grazie al loro prodotto o alla loro filiera. Infine ci sarà la parte di prestiti, a condizioni e scadenze ancora da negoziare con un’Olanda che rifiuta rimborsi troppo spalmati nel tempo.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?