DALLA MAXITANGENTE ALLA TELEFONATINA: I MISERABILI SCANDALI DEI POLITICI NUOVI - NELLA SECONDA REPUBBLICA, ANCHE GLI INCIDENTI DIVENTANO MESCHINI

Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Una telefonatina. Una cenetta sbagliata. Una tassa non pagata. Un debituccio. Una colf straniera in nero. Un microfono lasciato aperto. Un errore di traduzione. Un collaboratore troppo volonteroso, oppure troppo arrendevole, magari dinanzi alle pressioni di un'ambasciata post- sovietica.

Col risultato che se la vicenda Alfano-Shalabayeva metteva in causa anche il trattamento disumano riservato alla moglie del dissidente kazaco, quella Cancellieri-Ligresti vorrebbe ruotare quasi per intero attorno alla scelta umanitaria del ministro; mentre, per completare il tris del governo Letta, l'aggiramento dell'Ici da parte del titolare dello Sport Josepha Idem non si sa bene dove collocarlo se non nel campo delle umane debolezze, le quali a loro volta hanno acquistato un inedito rilievo non solo negli affari di governo, ma sull'intera scena pubblica nella sua bislacca interezza.

E sì che non si può, né è giusto fare di tutt'erba un fascio di riprovazione, però gli scandali, i passi scabrosi, gli impicci, gli intoppi, gli inconvenienti continuano a succedersi a pieno ritmo mutando di segno e sempre più - se è consentito - umanizzandosi, personalizzandosi.

Per cui se un tempo non lontano i governi finivano nelle peste e i potenti erano costretti, sia pure di rado e dopo inaudite resistenze, a dimettersi per sanguinose collusioni con la mafia, ricchissime tangenti petrolifere, gigantesche compravendite di aerei da guerra oppure oscure (ancora!) collusioni col terrorismo o gli apparati di sicurezza, oggi il potere si è come rimpicciolito; e a metterlo periodicamente in crisi, più che delitti o ricchezze, sono semmai misere storie e spesso miserabili, comportamenti folli, beghe famigliari, vanità, pecionate, scemenze, istinti da parassiti e rapine da morti di fame.

Basti pensare alle spese dei consiglieri delle regioni, chi mette in conto alla collettività il gratta-evinci e chi lo sciampino per tingersi i capelli, chi il parquet di casa, il ricevimento per la cresima, la escort, il peluche e addirittura, in Campania, un corno d'avorio del valore di 1900 euro.

Si lascino per un attimo da parte l'inettitudine con scaricabarile di Alfano, la furbata fiscale di Idem o il preteso slancio pietoso della Cancellieri per la figlia dell'ex datore di lavoro di suo figlio. E si cerchi piuttosto il filo che conduce questi casi con altre vicende, certo minori, e tuttavia rappresentative di mali cronici, o meglio resi cronici da tempi segnati dalla fine delle culture politiche e da fenomeni di personalizzazione ormai arrivati a farsi marketing.

Ed ecco quindi governatori assenteisti che esibiscono porcini; ministri che chiedono ad aziende statali inutili e costose consulenze per placare o risarcire l'agitazione di ex mogli; sindaci rinnovatori che depositano l'auto privata nel parcheggio del Senato perché è vicino casa e più comodo - e subito si trova qualcuno pronto a garantire che è per motivi di sicurezza.

Come s'intende, pure in questi casi il rilievo penale delle questioni appare secondario. O almeno, come si legge nei Promessi sposi: "Mentre il tribunale cercava, molti nel pubblico, come accade, avevan già trovato". Che cosa? Si direbbero nuovi, retrattili e in ogni caso non distinguibili parametri d'indegnità. Condotte certo riprovevoli, ma non tali da richiedere sanzioni, al limite fatte oggetto di prese in giro, ma solo e meglio se dotate di risorse narrative che accendano la fantasia del gentile pubblico non pagante.

Esempio: il trasbordo in elicottero Roma-Rieti utilizzato dalla governatrice per visitare la mostra sul peperoncino; o le cozze pelose donate dal discusso costruttore al sindaco; o anche le vacanze esotiche pagate dal lobbista al governatore che si tuffa in foto dallo yacht turandosi il naso. Da questo particolarissimo punto di osservazione gli scandali sessuali berlusconiani, la saga fiorita attorno alla casetta di Montecarlo, le scorribande finanziarie della family Bossi e le vivide predazioni di Lusi costituiscono pietre miliari e al tempo stesso punti di non ritorno.

Ma con la dovuta apprensione - e la garanzia documentaria che a quanto segue si potrebbe agevolmente dare nomi e cognomi - la vita dei potenti italiani un po' vivrà pure di giornalisti malefici e macchinine del fango, ma nel complesso scorre da un ventennio come dentro un fiume di astute micragne e disperate meschinità. E dunque: piscine abusive, lavori edilizi non pagati, guida in stato d'ebbrezza, code non rispettate, bestemmie, saluti romani, stalking su Facebook, figlioli discoli, affitti e acquisti di favore, debiti lasciati a negozi (d'abbigliamento), colpi di sonno in aula, scorte inutili o menacciute.

Ecco, tutto ciò anima le cronache, giorno dopo giorno. Posto che i vizi personali "sono gli unici meccanismi, al giorno d'oggi, che il politico può adoperare senza sporcarsi di sangue" (Nicolàs Gomèz Davila, Tra poche parole, Adelphi, 2007), saperli accettare o almeno vederli attraverso di essi rappresenta la più eroica sfida contro il cinismo.

 

JOSEFA IDEM E BERSANI MINISTRO PARI OPPORTUNITA Shalabayeva alma AnnaMaria Cancellieri e il marito Nuccio Peluso ROMANI ROSITANI POLVERINI ALLA FIERA DEL PEPERONCINO DI RIETI burlando VITTORIO GRILLI LISA LOWENSTEINFORMIGONI SULLO YACHT DI PIERO DACCO

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