enrico letta mario draghi

LA SPINA NEL FIANCO DI DRAGHI E’ LETTA, NON SALVINI – LA SVOLTA A SINISTRA DI ENRICHETTO MINA LA STABILITA’ DELL’ESECUTIVO: ALTRO CHE AGENDA DRAGHI, IL SOTTI-LETTA SALE SULLE BARRICATE E INCROCIA LA SPADA CON IL PREMIER SUL TEMA DELLA PATRIMONIALE E ORA SUL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI. NEL PD AUMENTANO I MUGUGNI DELL’AREA DI FRANCESCHINI E DEGLI EX RENZIANI – IL SEGRETARIO DEM SI GIOCA TUTTO ALLE COMUNALI…

1 - LA SVOLTA A SINISTRA DEL PD NUOVA SPINA PER IL GOVERNO

Marco Conti per "il Messaggero"

 

Se a piantare le bandierine non sono solo i partiti della larga maggioranza, ma le correnti il rischio per il governo di Mario Draghi inizia a farsi grosso.

draghi letta 1

Soprattutto se poi il segretario di partito è più o meno costretto a difendere un suo ministro e soprattutto un ex ministro divenuto vicesegretario - Peppe Provenzano - che, in perfetto asse con la Cgil, attacca a testa bassa non solo Confindustria ma lo stesso presidente del

Consiglio già a suo tempo criticato, sottovoce, su altre questioni.

 

«Ingenerose le critiche a Orlando, ha tutto il nostro sostegno e apprezzamento», scrive il segretario dem sui social. Addio agenda-Draghi per Enrico Letta, verrebbe da dire se non fosse nota la formazione del neosegretario che però si è prodotto, da quando è arrivato al Nazareno, in una serie di annunci che neppure un Ds come Nicola Zingaretti aveva osato fare. Ultima la patrimoniale per dare diecimila euro ai diciottenni. Prima ancora il voto ai sedicenni, la riproposizione dello ius soli, il ddl Zan, le quote rose, le donne prete e ieri il blocco dei licenziamenti tema sul quale alla fine il Pd è costretto a far buon viso alla soluzione proposta da Draghi prima di volare a Bruxelles.

provenzano landini

 

Obiettivo dell' ex moderato Letta è quello di dare un' identità al Pd, recuperare tutto ciò che è a suo tempo nato alla sua sinistra - Leu, Articolo1, Sinistra Italiana - in contrapposizione a Matteo Renzi. La scommessa è che una volta finita la pandemia «ci sarà bisogno di più sinistra» e che quindi occorre rimettere insieme i cocci. Non siamo ancora alla profezia di Indro Montanelli secondo il quale «la sinistra ama talmente i poveri che ogni volta che va al potere cerca di aumentarli». A Palazzo Chigi c' è infatti Draghi che Letta dice di sostenere senza se e senza ma anche se ha già incrociato la spada con il premier sul tema della patrimoniale e ora sul blocco dei licenziamenti dove la questione rischiava di farsi seria con Letta - e non Salvini - spina nel fianco dell' esecutivo.

ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA

 

L' obiettivo del segretario è dimostrare che una sinistra e una destra esistono ancora mentre il centro non c' è o è già troppo affollato di sigle più o meno senza voti. Il nuovo centrosinistra - che include Leu ma soprattutto il M5S di Giuseppe Conte - serve a Letta per scampare l' appuntamento elettorale di ottobre. In attesa di vedere se Conte traghetterà a sinistra anche i voti del M5S e non solo la nomenclatura, non si discute di legge elettorale. Al punto che il ministro D' Incà ha iniziato a consultare i partiti per mettere a punto un mini pacchetto di riforme costituzionali, a patto che non si parli di temi connessi alla struttura di governo.

 

Quindi niente sfiducia costruttiva, ma voto ai diciottenni e inserimento della tutela dell' ambiente in Costituzione. Oltre non si va, almeno sino all' appuntamento per l' elezione del nuovo Capo dello Stato che Letta vorrebbe fare con l' attuale maggioranza allargata a FdI, ma possibilmente senza Salvini.

 

MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO

Nell' attesa continuerà il tentativo del segretario di sollevare il Pd da quel 18% in cui è inchiodato dal 2018, percentuale ormai raggiunta anche dal partito di Giorgia Meloni. «Letta sta cercando di costruire un nuovo messaggio per recuperare a sinistra - spiega la regina dei sondaggi, Alessandra Ghisleri - il problema è che la gente sa che ora non si vota e i temi lanciati senza spiegazione e dettagli vengono percepiti come semplice propaganda». Ovvero non spostano le percentuali anche perché, sottolinea sempre la ricercatrice di Euromedia, «Draghi ha un impatto molto forte», e «il continuo invito ad uscire rivolto dal Pd alla Lega accentua la percezione di un premier che lavora malgrado i partiti».

DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO

 

LA SFIDA Resta il fatto che quella proposta di patrimoniale è piaciuta alla sinistra del Pd come a Leu e a Fratoianni, ma «ha risvegliato nell' elettorato il timore di un ritorno dell' Imu», spiega la Ghisleri. Indicare i giovani come destinatari non convince non solo i contribuenti ma anche i diciottenni che invece, ricorda la Ghisleri, «chiedono servizi ed opportunità». Non convince neppure l' ala destra del Pd, ora silente ma che ha già dato appuntamento a Letta a dopo le amministrative di ottobre.

 

 

2 - PD, EX RENZIANI E CATTOLICI FRENANO IL LETTA BARRICADERO

Carlo Bertini per "la Stampa"

 

ENRICO LETTA MARIO DRAGHI

L' uscita più divertente è stata, «ci siamo comprati un ex Dc e ci siamo trovati in casa un tupamaro». Una delle tante battute di quelli che si sono «addormentati democristiani e risvegliati comunisti». Presi da tremore, specie dopo l' ultima pensata del segretario sulle donne prete che devono poter dire messa: tesi della chiesa progressista, che Letta ha fatto propria dopo una visita a Lourdes.

 

Eccolo l' umore dell' altra metà del cielo democratico, quella truppa non di sinistra, ma cattolica e riformista, di estrazione moderata, sparsa tra Camera e Senato, che un' era fa tifava Renzi dalle retrovie e ora si riconosce in Guerini e Franceschini: i quali non a caso sono rimasti silenti dopo gli attacchi della Confindustria al loro collega Andrea Orlando. Ma che anche sulla tassa per i giovani non si sono certo sperticati in lodi. Letta sa dei mugugni: «La dote ai giovani - reagisce con i suoi - è il minimo sindacale per qualsiasi partito progressista europeo e anche tra i dem americani. È come se si dicesse a Biden di essere un pericoloso sovversivo».

MARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTO

 

Ma al Nazareno il silenzio diplomatico (e imbarazzato) sul nodo dei licenziamenti, di due ministri su tre del Pd, si è notato. E la difesa del segretario è suonata come una rassicurazione: «Ho letto critiche superficiali e ingenerose nei confronti di Orlando, che lavora con tutto il nostro sostegno e apprezzamento». Del resto, il cordone sanitario è stato eretto solo dall' ala sinistra del Pd, senza una parola di qualunque esponente di Base Riformista, di Area dem e degli ex renziani. Da Bettini a Provenzano, a Cuperlo, tutti a perorare la causa «che chi prende la Cig gratis non deve licenziare», per dirla con il vicesegretario. Fatto sta che stasera se ne parlerà al plenum della corrente riformista del ministro della Difesa e di Luca Lotti, dove qualcuno vorrebbe convocare una nuova Direzione per discutere la linea troppo radicale.

Dario Franceschini

 

E non è solo Andrea Marcucci, considerato una quinta colonna di Renzi, a contestare il blitz di Orlando sui licenziamenti, «un tema che non si può affrontare con spallate improvvise, anche perché la strada modulata scelta dal governo, sembra la più equilibrata possibile». Nelle telefonate tra le prime e seconde file delle aree centriste, i discorsi sono questi: «Se metti insieme la battaglia sui diritti Lgbt, la patrimoniale per la dote ai giovani, lo scontro con Confindustria, che idea trasmetti agli elettori?». Letta confida che tutto si potrà chiarire, «siamo fiduciosi che si possano limare col dialogo le obiezioni», dicono al Nazareno. E se non si preoccupa troppo è perché nel partito è in corso quella destrutturazione delle correnti che era il suo obiettivo iniziale.

 

draghi letta

La stessa Base Riformista ha un problema di identità: da una parte perde pezzi grossi, come Emanuele Fiano ed Enrico Borghi; altri sono fuori linea, come Alessandro Alfieri, che sposa l' idea di Letta sui giovani, altri contestano il ruolo da pasdaran di Marcucci. E i centristi soffrono l' emergere di nuove correnti più arrembanti, come «Prossima», promossa dall' ex ministra De Micheli: con dentro zingarettiani come Oddati e Furfaro: una corrente considerata fiancheggiatrice dello stato maggiore e vissuta però con fastidio sia dall' ex segretario sia dal suo successore.

 

lorenzo guerini sergio mattarella

Comunque sia, a due mesi dall' elezione di Letta, già vice di Franco Marini nel Ppi insieme a Franceschini, poi premier delle larghe intese, salgono i mugugni di chi non si aspettava la trasformazione del Pd in un «novello partito di classe». «Io sono tornato per tutelare i giovani», argomenta Letta per difendere la tassa ai grandi ereditieri. Ma si vedrà già alle urne in autunno se i giovani lo seguiranno.

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