piercamillo davigo

DAVIGO SI È DIMENTICATO DI TOGLIERE LA TOGA - FACCI E LA PRIMA UDIENZA DI “PIERCAVILLO” COME IMPUTATO AL PROCESSO SUI VERBALI DI AMARA: “IL GIUDICE SEMBRAVA ANCORA LUI, SEDUTO IN PRIMA FILA: HO FATTO LA COSA GIUSTA NEL MODO MIGLIORE, SONO IO CHE HO CHIESTO LE PORTE APERTE ALLE UDIENZE, E COMUNQUE HO GIÀ DETTO TUTTO, SONO INNOCENTE, E SONO QUI SOLO PERCHÉ NON HO FATTO ECCEZIONI DI COMPETENZA TERRITORIALE. UN'OSTENTAZIONE DI CONTROLLO INVERSA RISPETTO ALLA VERTIGINE DI CHI RIMANE IMPIGLIATO NELL'INGRANAGGIO GIUDIZIARIO. PERÒ IERI, DAVIGO, A UN CERTO PUNTO È PARSO ECCESSIVO PERSINO PER IL GIUDICE ROBERTO SPANÒ…”

FILIPPO FACCI

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

Occorre resistere alla tentazione di scrivere del processo a Piercamillo Davigo con un tono da «ecco, tocca a te», «ora sai che cosa si prova», eccetera: non sono queste - l'essere interrogato da imputato o da testimone- le cose che non sapeva e che gli auguriamo di non sapere mai, perché sono cose che riguardavano chi al processo spesso neppure ci arrivava, o veniva maltrattato senza un pubblico durante un interrogatorio, o marciva in galera da innocente. Non c'è nessuna nemesi, perciò. Per ora, almeno.

 

piercamillo davigo in tribunale a brescia per il caso amara 4

Davigo non ha un Davigo che lo fronteggia: ha il giudice Roberto Spanò, il quale forse fu il più deciso nel respingere le richieste di rinvio a giudizio che dal 1996 al 1999 riguardarono Antonio Di Pietro a Brescia, e più in generale, l'immagine di Mani Pulite.

 

Fu roba che passò alla storia della giurisprudenza: alcune particolari udienze preliminari prassi che talvolta duravano pochi minuti, e che al più verificavano i crismi formali per fare un normale processo- durarono settimane o mesi e anticiparono patenti di innocenza o di colpevolezza riservate di regola ai giudici veri e propri, come ora è Spanò.

 

ROBERTO SPANO

Furono sentenze che andarono contro ogni linea-guida del legislatore e contro i pronunciamenti, sul tema, della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione anche a sezioni unite. Insomma, sulla ferrea volontà di salvare l'immagine dell'inchiesta e i suoi simboli non vi furono dubbi. Ai tempi era Di Pietro. Oggi è Davigo, e potrebbero essere cambiate tante cose: tra queste, sicuramente, però, non c'è il piglio arrogante di Davigo: è rimasto quello.

 

SÌ ALLE TELECAMERE

GHERARDO COLOMBO - ANTONIO DI PIETRO - PIERCAMILLO DAVIGO

Qualche sua frase di ieri: «Ho fatto il mio dovere nell'unica maniera in cui andava fatto, assolvetemi», «ho chiesto la pubblicità dell'udienza perché ritengo che l'opinione pubblica voglia sapere cosa è successo», «Storari mi informa di una situazione che io ritengo legittima, io non contesto che Storari mi abbia consegnato una chiavetta, è vero e l'ho detto», «non bisogna scappare dal giudice quando si è innocenti e per questo non faccio eccezioni di competenza territoriali».

 

Insomma, il giudice sembrava ancora lui, seduto in prima fila: ho fatto la cosa giusta nel modo migliore, sono io che ho chiesto le porte aperte alle udienze, e comunque ho già detto tutto, sono innocente, e sono qui solo perché non ho fatto eccezioni di competenza territoriale.

 

gherardo colombo davigo di pietro

Un'ostentazione di controllo inversa rispetto alla vertigine di chi rimane impigliato nell'ingranaggio giudiziario, ed entra in dinamiche che non può controllare. Però ieri, Davigo, a un certo punto è parso eccessivo persino per il giudice Roberto Spanò: «Ho diritto di sapere perché condotte identiche mi vengono contestate come rivelazione di segreti d'ufficio e altre no» ha detto a un certo punto Davigo (come se la stessa domanda non avesse mai riguardato la sua attività da pm) prima di chiedersi anche «perché è lecito se lo dico al presidente Curzio ed è illecito se lo dico al pm Ermini?».

piercamillo davigo in tribunale a brescia per il caso amara 1

 

Qui Spanò ha preso la parola e gli fatto un richiamo, perché era davvero era troppo: «So che è difficile sfilarsi la toga, ma la invito a calarsi nella parte dell'imputato». Ah già, la toga: aveva dimenticato di toglierla. Come disse Oscar Luigi Scalfaro: la toga è sull'anima.

«La vicenda è molto più semplice di quel che sembra... Storari mi rappresenta una situazione che lui ritiene illegittima e io che condivido essere illegittima», ha detto ancora Davigo, ex consigliere del Csm che ieri ha reso parziali dichiarazioni spontanee nel processo in cui è imputato.

piercamillo davigo in tribunale a brescia per il caso amara 2

 

Poi, fuori dall'aula, coi giornalisti, si è soltanto ripetuto: «Vorrei sapere perché comportamenti identici a volte vengono considerati reati e altri no». Capito.

Dunque facciamo ordine.

 

Ieri c'è stata la prima udienza del processo con imputato Davigo per l'accusa di rivelazione di segreto per aver diffuso, in qualità di componente del Consiglio superiore della magistratura, in modo «informale e senza alcuna ragione ufficiale», alcuni verbali segreti, «violando i doveri» legati alle sue funzioni e «abusando delle sue qualità». Il giudice Spanò ha ammesso le telecamere a cui si erano opposti solo i pm, Donato Greco e Francesco Milanesi.

 

piercamillo davigo in tribunale a brescia per il caso amara 3

I verbali in questione sono quelli che l'ex consulente dell'Eni Piero Amara, tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, aveva reso ai pm milanesi Laura Pedio e Paolo Storari

 

CARTE E TESTIMONI

 In seguito, Storari ha ritenuto che Laura Pedio e l'allora procuratore capo di Milano Francesco Greco avrebbero rallentato le indagini, ragione per cui lo stesso Storari nell'aprile 2020 consegnò al consigliere del Csm Davigo una copia (trascritta in word) di questi verbali.

 

piero amara 8

Davigo ha sempre detto di aver avuto quelle carte in modo legittimo in quanto membro del Csm, a cui il segreto non sarebbe opponibile. Per il pm Laura Pedio, la procura di Brescia ha chiesto l'archiviazione. L'ex capo Francesco Greco, oggi in pensione come Davigo, è già stato prosciolto.

 

Se ne riparlerà il 24 maggio, quando verrà ascoltato il pm Paolo Storari (dapprima archiviato anche lui, ma la procura si è appellata) e poi il 28 giugno quando invece la parola passerà al vicepresidente del Csm David Ermini più alcuni consiglieri come Ilaria Pepe, Giuseppe Marra e Giuseppe Cascini.

PAOLO STORARI

 

Tra i testimoni teoricamente ammessi - in realtà verranno vagliati di volta in volta - ci potrebbero essere il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio, e poi Nino Di Matteo, Fulvio Gigliotti e Stefano Cavanna, oltre al presidente della commissione antimafia Nicola Morra e all'ex segretaria di Davigo al Csm, Marcella Contrafatto. Perché diventi interessante, al processo servirà un po' di tempo.

cerimonia di commiato per francesco greco 6gherardo colombo davigo di pietroLAURA PEDIOPAOLO STORARIPAOLO STORARIlaura pedioil pool di mani pulite: di pietro, greco, davigo

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...