MILANO ALLA DERIVA(TI) - DONNA MESTIZIA IN TRIBUNALE CONTRO LE OPERAZIONI DI INGEGNERIA FINANZIARIA APPROVATE DALL’EX SINDACO ALBERTINI, CHE HANNO ARRICCHITO 4 BANCHE STRANIERE E FREGATO IL COMUNE DI MILANO (100 MLN €) - PER LA MORATTI SONO UNA “TRUFFA”, MA SE NE ACCORSE SOLO DOPO LA DENUNCIA DELLA CORTE DEI CONTI - “ER MUTANDA” ALBERTINI: “NON FACCIO L’IMPIEGATO, RICORDO CHE L’OPERAZIONE ERA CONVENIENTE”. MA IL DOCUMENTO CHE PROVAVA QUESTA CONVENIENZA È MISTERIOSAMENTE SPARITO…

Giovanna Trinchella per "La Stampa"

Per l'uno, Gabriele Albertini, le banche facevano affari e non beneficenza; per l'altra, Letizia Moratti, l'operazione derivati fu truffa. Al processo milanese sui derivati sbarca la politica che fu. Gli ex sindaci di Milano si siedono sul banco dei testimoni con opinioni diverse di quello che più che un'operazione di ingegneria finanziaria per ristrutturare il debito miliardario di Palazzo Marino, per la Procura di Milano fu un imbroglio da quasi 100 milioni di euro architettato da quattro istituti stranieri: Ubs, Deutsche Bank, Jp Morgan e Depfa Bank.

Albertini e Moratti, chiamati dalla difesa dell'istituto tedesco, si salutano fuori dall'aula. Il primo difende in qualche modo l'operazione avviata durante la sua amministrazione, nel 2005, ipotizzando addirittura che i documenti sul calcolo della convenienza che i dirigenti comunali avrebbero dovuto obbligatoriamente fare, possano essere stati distrutti: «È impossibile che non siano stati trovati».

È partito così l'invito alla Procura «a indagare su questa lacuna epocale»; eppure testi e imputati del processo iniziato nel giugno dell'anno scorso non hanno mai visto questo documento che lo stesso Albertini, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, ha confermato non essere mai stato trovato.

Le banche invece avevano stilato un loro documento sulla convenienza dell'operazione; ma su quanto fosse il loro guadagno, Albertini («il sindaco non fa l'impiegato») non ricorda gli importi: «Sapevo qual era il tasso di interesse e che sarebbe stato conveniente, per i dettagli analitici c'era una squadra di esperti»; del resto nell'operazione sui derivati «le banche erano controparti contrattuali. Erano fornitori di un servizio e di denaro, avevo capito che ci avrebbero guadagnato perché sicuramente non stavano facendo beneficenza».

Quella che non era beneficenza per l'uno, è stata truffa per l'altra che infatti - a scandalo scoppiato e dopo al relazione della Corte dei Conti che evidenziava l'inopportunità che le banche fossero advisor e arrangers - ha citato in giudizio civile per danni i quattro istituti. L'ex ministro dell'Istruzione ed ex presidente della Rai legge alcuni documenti e risponde così al giudice Oscar Magi che chiede se il Comune riteneva di essere stato truffato: «Ritenevamo che potesse esserci questa fattispecie».

Ma dal banco della difesa l'avvocato Giorgio Perroni, difensore di Jp Morgan, incalza: «Se vi sentivate truffati, perché non avete fatto una denuncia penale?». L'inchiesta era già aperta, ma Moratti risponde: «Ho sempre agito nell'interesse dei cittadini e credo in coscienza di aver fatto tutto il possibile per difendere il loro interesse. Ho deciso di fare un'azione di richiesta di danni perché ero ben consapevole di aver amministrato denaro non mio, ma dei cittadini».

L'avvocato Giuseppe Iannaccone, un difensore di Deutsche, vuol sapere perché non abbia mai chiesto «un parere pubblico» dopo che era scoppiato lo scandalo dei derivati e se questa scelta non fosse dovuta al fatto che l'ex sindaco non voleva «evidenziare le responsabilità della sua giunta»; ma la signora Moratti risponde: «Sono molto colpita da questa domanda, perché la trasparenza e la pubblicità sono un dovere per un sindaco e io, dopo la delibera della Corte dei Conti, ho fatto fare un bando pubblico per scegliere un advisor per verificare l'operazione».

 

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