letta renzi calenda di maio toti gelmini salvini meloni berlusconi

DESISTENZA! DESISTENZA! DESISTENZA! LA SOLA VIA DEL CENTRO-SINISTRA PER VINCERE - L'UNICO MODO PER SPERARE DI STRAPPARE LA VITTORIA AL TRIO MELONI-SALVINI-BERLUSCONI SARÀ PRESENTARE NEI 74 COLLEGI UNONOMINALI, DOVE LEGA, FORZA ITALIA E FDI SI SCHIERERANNO COMPATTI ATTORNO AD UN UNICO NOME, NON PIÙ CANDIDATI IN COMPETIZIONE (QUELLO DI CALENDA, QUELLO DI RENZI, QUELLO DI LETTA...), MA UNO SOLO, IL PREFERITO NEI SONDAGGI LOCALI, SU CUI L'ARCIPELAGO DEL CENTRO-SINISTRA POSSA CONVERGERE UNITO - TRA CHI SPINGE PER CREARE LA SANTA ALLEANZA, MOLTI INVOCANO UN FEDERATORE. IL NOME È PRONTO: BEPPE SALA. PER LUI, SI TRATTEREBBE DI REPLICARE SU SCALA PIÙ GRANDE IL "MODELLO MILANO": SINISTRA E CENTRISTI INSIEME, CON I 5STELLE DEBITAMENTE EMARGINATI

Fausto Carioti per “Libero quotidiano”

 

MELONI - SALVINI - BERLUSCONI - FASCIOSOVRANISTI

Trenta maledetti seggi conquistati nei collegi uninominali del Senato. Non uno di meno, se possibile qualcuno in più, perché i conti sono proprio sul filo. Incassare una trentina di senatori in quei difficilissimi 74 collegi da cui esce un solo eletto, quello che prende più voti, è adesso l'obiettivo principale di tutte le forze che si oppongono al centrodestra, ossia il Pd e i partiti e partitini di Carlo Calenda, Matteo Renzi, Giovanni Toti, Luigi Di Maio e Roberto Speranza. Diversi e al momento divisi, ma accomunati dall'obiettivo più importante.

 

A che servono quei trenta seggi? Non a vincere per andare al governo insieme, cosa alla quale nessuno di quei leader oggi crede davvero. Ma ad impedire che il centrodestra ottenga la maggioranza nel ramo del parlamento in cui dovrebbe avere vita un po' meno facile, ossia il Senato. Si avrebbe così l'ingovernabilità all'indomani del voto: con i sondaggi attuali, il massimo cui possano aspirare le sigle progressiste e centriste.

D'ALIMONTE

 

«MISSIONE DIFFICILE» Nelle segreterie già da giorni si fanno i conti su quale sia la linea del Piave, il numero minimo di collegi uninominali in cui il centrodestra deve perdere per non raggiungere la maggioranza in Senato, e dunque per non riuscire a governare.

 

Il professor Roberto D'Alimonte, fondatore del Centro studi elettorali della Luiss, ieri ha pubblicato sul Sole-24 Ore lo studio definitivo. «Basterebbe che il centro-sinistra vincesse una trentina di seggi uninominali», scrive, «per impedire al centro-destra di conseguire la maggioranza assoluta al Senato.

letta calenda

Missione difficile, ma non impossibile».

 

Nulla impedirebbe, ovviamente, che le cose andassero al contrario, che cioè «la destra, grazie ai collegi uninominali e alle divisioni e agli errori dei partiti di centro-sinistra, possa conseguire una vittoria schiacciante».

 

I numeri che girano al Nazareno e nelle altre segreterie non sono diversi. Per capire la difficoltà di raggiungere quell'obiettivo, basta vedere le simulazioni appena diffuse dall'istituto Youtrend assieme alla società Cattaneo Zanetto: solo nel caso in cui il Pd riuscisse a costruire un'alleanza che tenga dentro tutti, dai Cinque Stelle a Calenda, riuscirebbe a vincere in 33 collegi uninominali, quanti ne basterebbero per lasciare al centrodestra 99 senatori, due in meno della maggioranza dell'aula.

renzi calenda

 

Si tratta però di uno scenario irrealizzabile, perché la scelta di fare a meno di Giuseppe Conte e del M5S ormai pare presa: ad eccezione dei soliti pasdaran di sinistra (Giuseppe Provenzano, Andrea Orlando, l'inevitabile Goffredo Bettini e Speranza), nessuno vuole più avere a che fare con i grillini.

 

La conseguenza è che in molti di quei collegi uninominali ci saranno probabilmente anche candidati dei Cinque Stelle, la cui presenza potrebbe favorire il centrodestra.

 

matteo richetti

Perché il succo del discorso è semplice: se i sondaggi non cambiano (e sarà interessante vedere quali effetti ha avuto la crisi di governo sulle intenzioni di voto), l'unico modo per sperare di strappare la vittoria completa al centrodestra sarà presentare in quei 74 collegi, dove Lega, Forza Italia e Fdi si schiereranno compatti attorno ad un unico nome, non più candidati in competizione (quello di Calenda, quello di Renzi, quello di Letta...), ma uno solo, su cui tutte le altre sigle, nel nome della continuità con il programma di Mario Draghi, possano convergere.

 

È la strada che indica Matteo Richetti, senatore di Azione: «Lunedì lanceremo un manifesto per il fronte repubblicano. Nessuno pensa di andare da solo e precludere un tema di alleanze e di dialogo».

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY

 

LETTIANI NEL CAOS Il primo elemento caotico, però, è proprio il partito che dovrebbe mettere ordine. Nel Pd, il vicesegretario Provenzano e il ministro Orlando insistono perché si faccia una coalizione di sinistra-sinistra che riapra la porta a Conte, anche tramite qualche accordo di desistenza.

Ipotesi opposta a quella di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, i quali lavorano perché nei collegi uninominali ci sia un unico simbolo che rappresenti tutti gli avversari del centrodestra, con l'unica esclusione di Conte e i suoi.

giuseppe conte enrico letta 1

 

È l'ipotesi caldeggiata anche da Pier Ferdinando Casini, che chiede di creare «un'area ampia di riformismo che vada da Letta a Renzi, da Speranza a Calenda». «Parole sagge», chiosa il senatore toscano Andrea Marcucci. Dentro al Pd ne discuteranno martedì, quando si riuniranno la direzione del partito e l'assemblea dei parlamentari.

 

GIUSEPPE SALA LETIZIA MORATTI

Tra chi spinge per creare la santa alleanza, molti invocano un federatore. Il nome è pronto: Beppe Sala. Già prima che la crisi scoppiasse, il sindaco di Milano si era detto disposto a dare una mano. A maggior ragione lo è adesso, dopo il "draghicidio". Non per candidarsi, essendo stato da poco rieletto, ma per mediare e convincere i riottosi.

 

«Sala ha credibilità ed è l'unico federatore possibile», spiega un senatore dem. «Ha avuto Pd, Renzi e Calenda nella sua alleanza elettorale, parla ai fuoriusciti forzisti del Nord, come Renato Brunetta, ed ha uno stretto legame con Di Maio».

 

giuseppe beppe sala manifestazione antirazzista milano

Per lui, si tratterebbe di replicare su scala più grande il "Modello Milano": sinistra e centristi insieme, con i Cinque Stelle debitamente emarginati. Sarebbe, sebbene come regista dietro le quinte, l'ingresso di Sala nel teatro politico nazionale. Probabilmente molto diverso da come se l'era immaginato, ma per diventare il "nuovo Prodi" avrà tempo e occasioni migliori.

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…