biden bin salman

DIETRO LO SCHIAFFO DELL’ARABIA SAUDITA A BIDEN, CON LA DECISIONE DI TAGLIARE LA PRODUZIONE DI PETROLIO, CI SONO MOTIVAZIONI COMPLESSE - RIAD NON HA APPREZZATO LA SCELTA DELLA FEDERAL RESERVE DI ALZARE I TASSI E MANDARE IL MONDO IN RECESSIONE (FACENDO RIDURRE I CONSUMI DI PETROLIO) NE’ IL TENTATIVO DI WASHINGTON DI TROVARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE CON GLI STORICI NEMICI IRANIANI - E INFINE C’E’ LA CAMPAGNA AMERICANA A FAVORE DELL’ENERGIA GREEN A DANNO DEL FOSSILE - MORALE DELLA FAVA: SONO I SAUDITI A SENTIRSI TRADITI DAGLI AMERICANI - L’ANALISI DI RAMPINI

Federico Rampini per www.corriere.it

 

BIDEN E BIN SALMAN

Gli americani gridano al tradimento saudita. La portavoce del National Security Council – cabina di regìa della politica estera della Casa Bianca – ha usato toni insolitamente duri: «È chiaro che con questa decisione l’Opec si allinea con la Russia».

 

Sotto accusa c’è l’annuncio che il cartello Opec+ taglierà complessivamente due milioni di barili al giorno nella sua produzione di petrolio, pari al 2% del totale, con l’obiettivo di far salire i prezzi. Opec+ è la sigla che dal 2016 include il vecchio cartello oligopolistico del petrolio più la Russia.

 

arrivo di joe biden in arabia saudita

Sullo sfondo di questa decisione c’è l’imminente embargo europeo sul petrolio russo, che dovrebbe entrare in vigore fra due mesi. E ci sono le discussioni tecniche sulla modalità di applicazione di quella sanzione contro Putin: di fatto funzionerà come un divieto imposto alle compagnie assicurative — per lo più europee — di stipulare polizze per navi petroliere se il greggio che trasportano viene venduto a un prezzo oltre il tetto stabilito.

 

Il contesto delle sanzioni, con cui l’Occidente vuole ridurre gli introiti energetici grazie ai quali la Russia finanzia la guerra, spiega l’accusa che la Casa Bianca lancia all’Opec di allinearsi con Mosca. Altri due fattori spiegano i toni della portavoce di Biden. Uno è l’approssimarsi delle elezioni legislative di mid-term negli Stati Uniti: un rincaro della benzina può danneggiare il presidente in carica e il suo partito.

 

joe biden arriva a gedda

Un altro fattore è interno allo stesso partito democratico: l’ala sinistra non ha mai perdonato a Biden il suo viaggio in Arabia saudita a luglio, ed ora è felice di potergli rinfacciare di non aver ottenuto nessuna concessione dal principe Mohammed bin Salman detto MbS.

 

È vero che a luglio Biden chiese a MbS di aumentare l’estrazione di petrolio per far scendere i prezzi. Mentre ora l’Arabia, che ha un peso dominante nell’Opec, ha usato la sua influenza per convincere il cartello a fare l’esatto contrario. Ma è proprio un tradimento, deciso per aiutare Putin contro l’Ucraina e contro l’Occidente?

 

mohammed bin salman

In realtà nell’ottica dei sauditi e di molti altri paesi membri dell’Opec la motivazione dominante di questo taglio di produzione è un’altra: è la recessione in arrivo. Il mondo è cambiato molto da luglio. Tra l’estate e oggi i prezzi del greggio sono scesi molto – da 120 a 87 dollari il barile – perché è scesa la domanda mondiale, in parallelo con il rallentamento dell’economia mondiale.

 

Il futuro non promette nulla di buono: il Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, ha appena ridotto le sue previsioni sull’andamento dell’import-export nel 2023, da una crescita del 3,4% ad un modesto 1%.

 

joe biden mohammed bin salman 1

A conferma che la recessione è sempre più probabile, e con essa una forte riduzione del consumo di energia, c’è quest’altra notizia clamorosa che viene dalla Cina: Pechino sta rivendendo all’Europa gas naturale che aveva comprato per sé. Non lo fa per altruismo. La Cina sta rifornendo l’Europa perché sa che la sua economia rallenta e i suoi bisogni energetici calano. Il gesto cinese conferma che stiamo entrando in una congiuntura molto diversa, segnata dalla recessione, e questa spingerà i prezzi dell’energia al ribasso.

 

joe biden in arabia saudita

In quest’ottica la mossa che i sauditi hanno voluto decidere con l’Opec e con la Russia è anzitutto difensiva, anche se oggettivamente fornisce un sollievo alle casse di Putin. Va precisato che i tagli non arriveranno veramente ai due milioni di barili annunciati, ma saranno solo della metà, perché l’Opec è già al di sotto degli obiettivi di produzione che si era data. Molti paesi produttori non riescono a estrarre il petrolio che vorrebbero, perché da anni non investono abbastanza nei loro impianti. E qui c’è una ragione di risentimento di MbS verso Biden.

 

joe biden parte da tel aviv in direzione gedda

L’ambientalismo dell’Amministrazione democratica ha proclamato da tempo una condanna a morte per le energie fossili. Wall Street abbraccia la nuova religione degli investimenti «puliti» con l’etichetta Esg. Di fatto continueremo ad avere bisogno di energie fossili ancora molto a lungo però le stiamo boicottando, privandole di capitali, e questo incide sulla loro produzione.

 

Quando Biden è andato a Riad a luglio a chiedere più petrolio, i sauditi lo hanno trovato abbastanza ipocrita. Sono loro a considerarsi traditi dall’America. Tanto più se al quadro generale aggiungiamo i tentativi di Biden – finora sfortunati – di resuscitare un accordo con l’Iran sul nucleare, che l’Arabia vede come una grave minaccia per i suoi interessi vitali.

nicolas maduro

 

Da tempo i potentati sunniti-conservatori del mondo arabo si chiedono se possono ancora contare sull’America per la loro difesa contro avversari temibili come gli ayatollah di Teheran. Dietro gli accordi di Abramo firmati durante la presidenza Trump vi era la ricerca di un posizionamento geostrategico alternativo che punta su Israele per compensare l’imprevedibilità della politica estera americana.

 

Biden da parte sua si sta già muovendo su altri scacchieri per depotenziare la mossa Opec+. Il presidente attingerà di nuovo alle riserve strategiche di petrolio americano, e così potrebbe immettere sul mercato altri 10 milioni di barili.

joe biden

 

Inoltre accelera il disgelo diplomatico con il Venezuela a cui potrebbe togliere le sanzioni, recuperando sul mercato un altro fornitore. Tra le ragioni fondamentali per cui è l’Arabia saudita che si sente tradita nei suoi interessi dall’America, c’è la politica monetaria: il motore principale che sta trainando il mondo verso una recessione (che ridurrà i consumi di petrolio) sono i rialzi dei tassi decisi dalla Federal Reserve.

 

Tra il costo del denaro che sale e il superdollaro che mette in difficoltà molti paesi importatori di materie prime, le visioni americana e saudita sono in rotta di collisione, a prescindere dalla Russia.

 

bacini di shale oil in america

I conflitti tra americani e sauditi peraltro non sono una novità. È almeno dal primo shock petrolifero del 1973 che queste due nazioni uniscono una solida (finora) alleanza militare, e un alternarsi oscillante di convergenze-divergenze sul terreno energetico-economico. Questo riconduce ad un aspetto fondamentale della superpotenza americana.

 

Gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo che ha tre ruoli: sono grandi produttori-esportatori di energia; ne sono anche grandi consumatori; infine e compatibilmente con le prime due funzioni essi sono spesso i garanti della sicurezza energetica dei loro alleati dall’Europa al Giappone. Questa triade di ruoli mette gli americani in una posizione molto diversa dai sauditi, che sono solo produttori-esportatori, o dai cinesi giapponesi ed europei che sono solo consumatori. In questo momento, per una serie di ragioni che vanno dall’Ucraina alle elezioni di mid-term, Biden veste soprattutto i panni del consumatore di energia e garante degli alleati.

PETROLIO

 

Al punto da spingere verso la formazione di un contro-cartello che unisca i grandi consumatori, una sorta di anti-Opec. Sarebbe una funzione potenziale dell’Agenzia internazionale dell’energia, che però non ha mai avuto un vero potere di mercato. L’idea del tetto al prezzo del petrolio russo va in quella direzione.

 

Biden vi aggiunge un altro segnale: potrebbe finalmente accedere alla richiesta del suo Congresso, di lanciare un procedimento anti-trust contro l’Opec, usando le armi della legislazione antimonopolista contro i colossi di Stato dei paesi emergenti che sono i veri padroni dell’energia fossile. Nessun’altra arma però è potente quanto quella che impugna la Federal Reserve con i suoi rialzi dei tassi che influenzano il mondo intero grazie alla supremazia del dollaro.

 

petrolio 3

Se vogliamo sapere da che parte andranno i prezzi del petrolio, più che ai tagli dell’Opec+ che vorrebbero spingerli in su, dobbiamo guardare alle probabilità di una recessione globale che esercita una spinta nella direzione contraria.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…