1. HA RAGIONE LETTA A PIGOLARE “SE SALTA LEI, SALTA TUTTO”. CON LE DIMISSIONI DELLA CANCELLIERI SI SAREBBE INCRINATA LA POLTRONA DI NAPOLITANO, CHE HA SVEZZATO E IMPOSTO A MONTI E LETTA LA PALADINA DELLA SALUTE DELLA FAMIGLIA LIGRESTI 2. PADELLARO: “LA TANTO UMANA ANNA MARIA NELLE TELEFONATE CON CASA LIGRESTI RAPPRESENTA IN REALTÀ UN SOLIDO E COLLAUDATO SISTEMA DI RELAZIONI, AL VERTICE DEL QUALE C’È IL QUIRINALE CON SPONDE A DESTRA E A SINISTRA, NELL’ALTA BUROCRAZIA MINISTERIALE E NELLA FINANZA CHE CONTA. E UN SISTEMA NON SI DIMETTE CERTO” 3. MALTESE: “IN GERMANIA, FRANCIA, STATI UNITI NON SAREBBE CONCEPIBILE UN GUARDASIGILLI CHE TELEFONA ALLA COMPAGNA DI UN PREGIUDICATO PER “METTERSI A DISPOSIZIONE” E RIMANE AL PROPRIO POSTO. CON UNA CERTA FIEREZZA, PER GIUNTA. IN UN PAESE NORMALE SI SAREBBE DIMESSO DA TEMPO IL MINISTRO DELL’INTERNO ALFANO, DOPO AVER PERMESSO LE SCORRIBANDE DEI SERVIZI SEGRETI KAZAKI SUL SUOLO PATRIO”

CANCELLIERI
Jena per "La Stampa"
Cara ministra, già che si trova non potrebbe chiedere anche la grazia per Berlusconi?

1 - SISTEMA ANNA MARIA
Antonio Padellaro per il "Fatto quotidiano"

‘'Adesso la Cancellieri vuole pure l'applauso", avevamo titolato ieri e infatti tra elogi, apprezzamenti, inviti a non deflettere mancava poco che in Parlamento la portassero in trionfo. Non siamo preveggenti, ma conosciamo i nostri polli: la maggioranza delle larghe intese che della correttezza istituzionale se ne infischia, concentrata unicamente sui propri larghi interessi di bottega.

Fin dalle prime battute di questa malinconica storia si era capito che la ministra della Giustizia sarebbe rimasta saldamente al suo posto: bastava osservare i titoli dei giornaloni, tutti così ammirati dal minuetto delle ripetute dimissioni minacciate e, non sia mai, respinte con la velocità del lampo che precede il tuono. Con la signora (l'unico vero uomo del governo Letta, avrebbe scritto Montanelli) che ieri alla Camera ha liquidato la pratica in una ventina di minuti, mentre intorno si spellavano le mani. Che spettacolo!

Infatti l'unica verità politica di questa messinscena viene attribuita al costernato premier nipote che, inorridito dalla prospettiva di un rimpasto, avrebbe pigolato: "Se salta lei, salta tutto". Proprio vero, poiché la tanto umana Anna Maria nelle telefonate con casa Ligresti rappresenta in realtà un solido e collaudato sistema di relazioni, al vertice del quale c'è il Quirinale con sponde a destra e a sinistra, nell'alta burocrazia ministeriale e nella finanza che conta.

E un sistema non si dimette certo. Così come protetto dal sistema è quel ministro Alfano che consentiva ai kazaki del caso Shalabayeva di fare i loro porci comodi al Viminale, poiché se così non fosse da quel dì si ritroverebbe a prendere il sole nella natìa Agrigento. Si dirà che anche la Idem da ministro ebbe la sua scivolata. Ma non era nel sistema e infatti l'hanno sistemata.

2 - E ADESSO RIDATECI JOSEFA IDEM
Curzio Maltese per "la Repubblica"

A questo punto ridateci Josefa Idem. In qualsiasi democrazia è giusto che un ministro vada a casa per un'evasione fiscale, sia pur minima, e quando la Idem nel giugno scorso si è dimessa per mille euro di Imu, abbiamo creduto di essere diventati un Paese normale. Ma non è così. In un Paese normale ieri il ministro Cancellieri si sarebbe dimessa, senza se e senza ma.

In Germania, Francia, Stati Uniti non sarebbe concepibile un guardasigilli che telefona alla compagna di un pregiudicato per «mettersi a disposizione » e rimane al proprio posto. Con una certa fierezza, per giunta. In un Paese normale si sarebbe dimesso da tempo il ministro dell'Interno Angelino Alfano, dopo aver permesso le scorribande dei servizi segreti kazaki sul suolo patrio. Ma come, si lascia morire in mare povera gente in fuga da una guerra e si permette a delinquenti al servizio di un dittatore criminale di rapire una donna e una bambina a casa nostra?

In un Paese normale, per esempio la Francia, uno degli uomini più ricchi del Paese, proprietario di aziende e televisioni e squadre di calcio, fondatore di un partito ed eletto a furor di popolo in Parlamento, com'era Bernard Tapie, una volta condannato per frode fiscale decade il giorno stesso e finisce in galera. Qui invece blocca l'intera nazione e ricatta il governo da sei mesi.

Prendiamone atto. La moralità pubblica italiana è a un livello inferiore, per non dire infimo. Per i nostri parametri un ministro che ha evaso «soltanto» mille euro (in teoria tremila, ma duemila sarebbero da rimborsare) in tutta la vita è più che affidabile, è una santa, una martire, e dunque ridateci Josefa Idem. Mille euro, cosa volete che siano? Scritto per esteso fa lo 0,000003 per cento dei 368 milioni di dollari che Berlusconi ha sottratto ai controlli fiscali. È più o meno quanto ci costano ogni mese le cene a sbafo di due consiglieri regionali grillini, questi bei moralisti.

L'Italia è una democrazia europea soltanto per un paio di mesi ogni cinque anni, durante la campagna elettorale. Quando si tratta di portare a casa i voti, allora la destra vota compatta la legge Severino, il Pd s'impegna a cacciare i funzionari indegni che truccano il tesseramento, i moralisti a cinque stelle si fanno mandare i curricula dai giovani disoccupati di tutta Italia, giurando che li assumeranno al posto dei soliti portaborse raccomandati. Passata la festa e gabbato l'elettore tutto ricomincia da capo.

La destra scopre che la Severino è liberticida se applicata a Berlusconi e nel Pd rispuntano i trafficoni. Persino gli eroi anti-casta appena eletti fanno stipendiare a spese dei contribuenti fidanzati e parenti. Una pratica indecente, proibita anche dalla Democrazia cristiana ai tempi di Benigno Zaccagnini, figurarsi. Ammettiamo che non c'è speranza.
Il reintegro di Josefa Idem è un atto dovuto.

È l'unico ministro che si sia dimesso ammettendo l'errore, non ha accampato scuse ridicole né adombrato oscuri complotti. Un atteggiamento di un'onestà e di una serietà impensabili per molti suoi colleghi. Forse perché è nata e cresciuta in Vestfalia. Assieme alla Idem, modesta proposta, si potrebbe nominare nel prossimo governo un certo numero di cittadini stranieri, magari tedeschi. Tanto, per prendere ordini da Berlino e Francoforte sul Meno vanno benissimo.

Oltre a conoscere la lingua, i ministri tedeschi presenterebbero una serie di vantaggi per i cittadini italiani. Non vanno quasi mai in televisione, concedono un paio d'interviste all'anno, tengono famiglia ma non la fanno assumere dallo Stato, guadagnano meno di un deputato grillino e pagano i ristoranti di tasca propria. Se nominati ministri della Giustizia, si mettono a disposizione dei cittadini incensurati piuttosto che dei latitanti. Ma soprattutto, quando sbagliano, si dimettono e basta.

 

 

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