“DISARMARE HAMAS È UNA NECESSITÀ PER I PALESTINESI” - IL PRESIDENTE DELL’ANP, ABU MAZEN, IN VISITA IN ITALIA, INVOCA LA SOLUZIONE A DUE STATI: “ABBIAMO RICONOSCIUTO IL DIRITTO DI ISRAELE A ESISTERE NEL 1993 E ACCETTATO CHE LO STATO PALESTINESE FOSSE ISTITUITO SUI TERRITORI OCCUPATI NEL 1967: NONOSTANTE L’ESPANSIONE DEGLI INSEDIAMENTI, GLI ATTACCHI, IL NOSTRO IMPEGNO NON È CAMBIATO. L'ATTUALE GOVERNO ISRAELIANO È ESTREMISTA E GRUPPI DI COLONI CHE SPINGONO IL PAESE VERSO IL RAZZISMO E L'APARTHEID. IL 7 OTTOBRE? UNA CATASTROFE. NESSUNA FAZIONE ARMATA PUÒ ESSERE AL DI SOPRA DELLA LEGGE…”
Estratto dell’articolo di Francesca Paci per “la Stampa”
il messaggio di abu mazen all onu 2
Il presidente palestinese Abu Mazen parla con La Stampa durante una parentesi del viaggio a Roma, dove ha incontrato il Papa, condividendone l'impegno a «consolidare il cessate il fuoco e costruire una pace duratura» e dove oggi vedrà il presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni.
A trent'anni dall'assassinio di Ytzak Rabin e due dalla guerra più lunga di Gaza, cosa resta della prospettiva due popoli e due Stati per cui l'Autorità Nazionale Palestinese si è spesa, pagando un prezzo politico alto in termini di consenso tra i palestinesi?
«La soluzione a due Stati, in cui entrambi i popoli vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, resta la pietra miliare del progetto nazionale palestinese e della legittimità internazionale. Abbiamo adottato questa visione oltre trent'anni fa, riconoscendo il diritto di Israele a esistere in base agli Accordi di Oslo del 1993 e accettando che lo Stato palestinese fosse istituito su tutti i territori occupati nel 1967: la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e Gaza. Nonostante l'occupazione, l'espansione degli insediamenti, l'oppressione e i ripetuti attacchi, il nostro impegno non è cambiato.
Si è eroso invece quello israeliano. Dall'assassino di Rabin in poi, tutti i governi si sono allontanati dalla via della pace.
Tuttavia, continuiamo a tendere la mano, convinti che la pace, non il dominio, debba prevalere, per il bene delle generazioni presenti e future».
Migliaia di israeliani manifestano da mesi per il rilascio degli ostaggi, per la pace e contro il governo. Israele è ancora un partner per l'Anp?
«Israele è un bivio. Da un lato i cittadini coraggiosi che chiedono pace e la fine dell'occupazione, dall'altro un governo estremista e gruppi di coloni che spingono il Paese verso il razzismo e l'apartheid. Per collaborare servono due parti che rispettino il diritto internazionale.
Quando Israele legalizza gli insediamenti, ruba la nostra terra, confisca i fondi, propone leggi sulla pena di morte e nega il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, non incoraggia i negoziati ma si isola. Non abbiamo abbandonato la pace né il dialogo, l'attuale governo israeliano preferisce però l'estremismo alla coesistenza».
La convince il piano Trump, nonostante il passaggio di Gaza all'Anp e la nascita di uno Stato palestinese siano previsti con tempistica assai vaga?
«Abbiamo apprezzato gli sforzi del presidente Trump per garantire il cessate il fuoco e cercare una pace duratura. Parte del suo piano è già in atto. Ora è necessario consolidare la tregua, rilasciare tutti gli ostaggi e i prigionieri, fornire massicci aiuti umanitari attraverso le organizzazioni internazionali per risolvere la carestia causata dalla politica del governo israeliano. Le forze israeliane devono ritirarsi e il governo palestinese deve assumersi le proprie responsabilità a Gaza.
Urge che tutte le fazioni consegnino le armi allo Stato palestinese, affinché Gaza abbia un'autorità, una legge e una polizia. Approviamo anche il dispiegamento di una forza internazionale di stabilizzazione incaricata dall'Onu di monitorare e sostenere la sicurezza palestinese nella transizione. Qualsiasi coinvolgimento internazionale deve rispettare la sovranità palestinese su Gaza e l'unità istituzionale con la Cisgiordania».
[…]
Come si stanno muovendo i Paesi arabi che, pur avendone sempre sventolato la bandiera, non hanno mai davvero aiutato i palestinesi?
«Il mondo arabo è oggi più unito che mai intorno alla causa palestinese. Il Comitato ministeriale arabo-islamico - presieduto dall'Arabia Saudita e sostenuto da Egitto, Giordania, Qatar, Emirati, Turchia, Indonesia, Nigeria, Pakistan e Algeria presso il Consiglio di Sicurezza dell'Onu - è stato decisivo, insieme all'Ue e altri Paesi, nel creare la coalizione internazionale per la soluzione dei due Stati e per il riconoscimento della Palestina […] ».
Secondo un recente sondaggio il 55% dei gazawi non vuole il disarmo di Hamas e la metà crede che il massacro del 7 ottobre fosse legittimo. Qual è l'umore in Cisgiordania, giacché il disarmo di Hamas è un pilastro del piano Trump?
«Dal 1948 i palestinesi subiscono aggressioni sistematiche che hanno prodotto lo sfollamento di oltre metà della popolazione e decenni di oppressione, razzismo e pulizia etnica.
La tragedia del 7 ottobre è stata un'altra catastrofe: abbiamo condannato Hamas per aver ucciso e rapito civili, come abbiamo condannato i crimini di Israele, dal genocidio alla fame imposta a Gaza fino alla Cisgiordania, dove si ripetono attacchi, violenze, oltraggio dei luoghi sacri cristiani e musulmani. Rispettiamo la libertà di opinione, ma nessuna fazione armata può essere al di sopra della legge.
La tragedia di Gaza prova che le armi al di fuori della legittimità nazionale portano solo devastazione. Disarmare tutte le fazioni, compresa Hamas, non è una volontà straniera ma una necessità dei palestinesi per ricostruire la patria e garantire l'unità di Gaza e Cisgiordania sotto un solo governo, una sola legge e una sola autorità di sicurezza. Il ritiro completo di Israele, la fine dell'occupazione e l'indipendenza sono richieste sia palestinesi che internazionali».
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Che ruolo gioca l'Italia che pure, a differenza di altri Paesi dell'Ue, non ha ancora riconosciuto lo Stato palestinese?
«L'Italia è un amico storico della Palestina e una voce influente in Europa e nel Mediterraneo. Manteniamo un dialogo costante con il governo e ne apprezziamo profondamente l'aiuto umanitario e allo sviluppo, incluso il sostegno nell'addestramento della polizia palestinese e la partecipazione alla missione di monitoraggio dell'Ue al valico di Rafah. Auspichiamo che l'Italia contribuisca anche alla sicurezza, alla stabilità e alla ricostruzione così come che si unisca ai sempre più numerosi Paesi europei nel riconoscimento della Palestina. […]».
vignetta ellekappa sulla ripresa dei bombardamenti di israele su gaza
La tregua, più male che bene, sembra reggere. Quando si terranno le prossime elezioni presidenziali palestinesi?
«[…]Le istituzioni dello Stato palestinese saranno rinnovate su basi democratiche e attraverso un pacifico trasferimento di potere.
Il voto si terrà sotto la piena supervisione internazionale, che include l'Ue e l'Onu».
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insediamento E1 CISGIORDANIA
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LA MAPPA DELLA STRISCIA DI GAZA E DELLA CISGIORDANIA
CHEESE GIORDANIA - BENJAMIN NETANYAHU - MEME BY EMILIANO CARLI
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